Ultima modifica 16 Marzo 2016
Ammettiamolo. Noi donne siamo complicate. E non potrebbe essere diversamente perché noi donne ragioniamo molto con il cuore, che è tutto istinto, sentimento. E questo ovviamente complica le cose. Quando poi si diventa mamma tutto si complica ancora di più. Perchè il nostro cuore regge dentro di se il piccolo cuore del nostro bimbo. E ragionare lucidamente o con distacco non è facile. E’ istinto protettore. Quel tipo di istinto che ci dice che il nostro scopo è renderli felici e proteggerli. E quando ciò non accade o crediamo soltanto che non accada, allora nasce una cosa contro cui è difficile davvero combattere: il senso di colpa.
Quella brutta sensazione di non fare abbastanza, di non essere il meglio possibile per tuo figlio. Ci preoccupiamo fin dal primo sederino rosso, o per quanto mangia. E non ci viene in mente subito che ci sono altre cause. Una pelle particolarmente sensibile del bambino o che ci vuole un minimo di tempo per capire bene come nutrirlo al meglio. Perché per quanto hai letto, sentito e ascoltato quando lo aspettavi in grembo, quando poi è lì e piange tutto si oscura e la lucidità cessa quasi del tutto.
Ma se il pannolino o la pappa col tempo poi si sistemano c’è un nervo che rimane sempre scoperto: il lavoro. Prima dell’arrivo del bambino quasi tutte lavoriamo fuori casa. Poi, il più incasinato bivio della vita di mamme ci si para davanti. Torno al lavoro? Resto a casa a fare la mamma? Sembra tanto semplice, un semplice scelta. In effetti potrebbe esserlo. Ma non lo è. Perché un cuore complicato di donna, e in più mamma, lo rende fonte di un milione di domande e dubbi.
E’ giusto tornare al lavoro? E’ sufficiente il tempo che passo con il bambino? La mia mancanza lo renderà un insicuro? Lo farà soffrire? La ricerca di una soddisfazione professionale mi rende una madre meno “ mamma “ ?
Resto a casa per stare con lui. Non lo lascerò a nonni o asilo nido o baby sitter. Ogni minuto possibile lo passerò con lui. Solo così mi sentirò mamma e non farò mancare nulla a mio figlio. Anche se infondo… mi mancherà lavorare? Riuscirò a trovare soddisfacente appieno il mio cambio di vita? Sempre?
Facile scegliere? No affatto… La realtà è che se fosse davvero una scelta lucida, consapevole, presa in armonia con se stesse e con il compagno, allora ok. Sarebbe un bel mondo…di favole. Che però credo esista raramente. Concesso a pochi fortunati.
Perché spesso non puoi scegliere. Devi tornare a lavorare. Magari non vuoi ma per una mera questione di soldi devi necessariamente tornare e allora? La valanga di sensi di colpa ti colpisce e ti travolge. Torni in ufficio e per ogni lacrima del pupo al nido ti senti un fallimento. Un’ incapace che non ha trovato un miliardario che ti mantenga e ti permetta di stare a casa con i figli. E quando dopo un pochino la maestra di tuo figlio ti dice che devi stare serena, che non piange ma anzi si diverte un sacco e partecipa e infatti alla mattina ti saluta senza una lacrima, anzi, pure di fretta per scappare dai suoi amici…Certo che ti fa piacere. Ma un angolino del tuo cuore dice anche…Come mai tutta sta’ facilità al distacco? Sta meglio a scuola che con me a casa?
Ma niente paura. Come per il pannolino supererete anche questa fase. Perché noi donne siamo emotive, complicate ma siamo anche intelligenti. Così straordinarie da avere un “casino” di sentimenti e imparare a gestirli tutti. Fra alti e bassi, colpi di vento o sereno senza nuvole. La vera capacità di fare più cose insieme di una donna non è tanto nel fare casa, lavoro, mamma, moglie e figli. Che già basterebbe. No, noi siamo così straordinarie da gestire amore, affetto, complicità, sensi di colpa e chiarimenti interiori. Lo sappiamo fare. E questo si che è davvero difficile.
Se non c’è una soluzione facile bisogna solo cercare di capire come gestire il nostro tempo. Per poco che possa sembrare. Ci sono bambini che passano con la madre tutto il giorno. Eppure sono come soli perché in realtà abbandonati a se stessi. So che penserete solo alla solita frase fatta ma non lo è: è come passi il tempo con loro che conta e non quanto. Certo, se mi dite che lo vedete solo quando dorme e mai a colazione, mai a cena, mai ad un parco…Ok allora sì, ci sarebbe da rivedere anche il tempo. Ma anche la mamma che lavora di più a livello di ore trova sempre il tempo per la colazione. Per un gioco prima o dopo cena, per una coccola prima di andare a nanna e un permesso dal lavoro per andarlo a prendere a scuola presto e portarlo ai giardinetti a giocare. Se questo tempo viene usato per stare insieme davvero, senza altre distrazioni ( telefono o tv ) ma per parlare, condividere, mettersi seduti a terra a giocare con i nostri figli sono certa che siano sufficienti. Sono le cose che facciamo insieme, le cose che gli insegniamo, il dialogo che creiamo con loro. La fiducia che ci siamo, che siamo con loro sempre, a prescindere da dove siamo fisicamente e allora vuol dire che stiamo facendo il nostro dovere di mamme, di genitori.
Il vero peccato sarebbe sprecare il tempo a pensare a queste cose invece di vivere e fare del nostro meglio. Il meglio e anche di più. Ma senza sensi di colpa.
Quello che conta sono le cose che gli lasciamo dentro, non i minuti trascorsi a farlo. Può sembrare breve ma vale molto di più di una giornata intera a volte. E’ il tempo di un bacio.