Ultima modifica 14 Ottobre 2019
Accendi la tv ed è tutto un elogio del semplice e del facile.
Ti spiegano come raggiungere risultati migliori senza sforzo alcuno, senza impegno, magari utilizzando tutte le tecnologie che la scienza ti mette a disposizione o, magari ti suggerisce le scorciatoie da percorre per arrivare prima al successo. Se in un primo tempo, si è interessati intrigati poi si capisce che è solo un illusione, nulla è regalato, nulla, o quasi, cade dal cielo, nulla ottieni veramente, ma è solo apparenza.
O, almeno, lo si dovrebbe capire e separare, come si diceva una volta, il grano dalla pula e farne tesoro.
E non si creda che qui io voglia tessere un elogio ai bei tempi passati perché belli sono solo nel ricordo, o che io voglia rinnegare tutti gli aiuti che le belle menti umane ci hanno offerto e offrono per sollevarci da gravosi impegni. No, anzi li apprezzo e li utilizzo perché ci permettono di usare il nostro tempo anche per altro.
Ma non si dovrebbe contare troppo su cio’ che si ottiene in un lampo, senza faticare.
Il piacere della fatica non è altro che l’impegno, magari il sacrificio, con i quali ci sforziamo di raggiungere un risultato che sulle prime ci era sembrato difficile quasi impossibile, ma che una volta raggiunto ci riempie di grande soddisfazione e ci gratifica immensamente.
E se quello che ci proponiamo è più difficile del previsto, se non ci riusciamo subito, non dobbiamo arrenderci, ma raddoppiare fatica e sforzi: il premio sarà ancora più soddisfacente.
Questo è quello che dobbiamo insegnare ai nostri bambini.
Invece non lo facciamo, o meglio, non lo facciamo quasi mai.
Abbiamo sempre una scusa pronta, ma è una buona scusa: sono troppo piccoli, hanno diritto alla felicità, hanno il diritto di giocare… non devono avere problemi, non devono soffrire.
Tutto vero, ma pensateci: siamo proprio sicuri di fare loro del bene?
La via che avranno davanti crescendo non è quasi mai piana, ha curve, salite e discese più o meno ripide e percorrerla richiede un certo impegno, ma se non hanno mai imparato cosa vuol dire impegno?
Se nessuno ha mai detto loro, anche con esempi e comportamenti, quanto sia bello e gratificante risolvere un problema, capire uno scritto, fare una qualsiasi cosa anche se solo a pensarci sembra impossibile.
Se nessuno ha mai spiegato loro che la fatica è un mezzo per raggiungere un fine.
Che la fatica tempra il carattere, aiuta ad affrontare la vita, permette di non arrendersi mai davanti a nulla.
Sono troppo piccoli?
No, non si è mai troppo piccoli per imparare, prima a giocare, ovviamente, ma da subito a stimolare il cervello, a darsi un obbiettivo da raggiungere. Senza poi fermarsi ma sempre pronti a guardare più lontano, a cercare altre mete, a godere di quelle raggiunte, ad apprezzare i risultati e a capire man mano che la gioia è più grande quando maggiore sono l’impegno e la fatica richiesti.
Nella vita, nello studio come nello sport, nel lavoro come nella famiglia e negli affetti, nulla ci è regalato.
I nostri figli devono capire che vivere è conquistarsi ogni cosa, anche con fatica.
Prendiamoli per mano già quando sono piccoli, piccolissimi, sarà più semplice, e cominciamo a camminare con loro, superiamo con loro gli ostacoli, fatichiamo con loro, fiancheggiamoli facendo loro sentire il nostro amore, ma lasciamoli cadere, lasciamoli provare e provare, consoliamoli quando non riescono, ma sproniamoli a riprovare e riprovare, ma, e soprattutto, gioiamo con loro.