Ultima modifica 20 Aprile 2015
La legge di stabilità (chissà perché non hanno voluto chiamarla, come sempre, finanziaria?), non avrebbe superato lo scoglio del parlamento, nemmeno ponendo la fiducia e, consapevoli di questo, i ministri hanno accettato di modificarla, secondo il volere dei partiti.
Ovviamente, cercando di salvare le apparenze, hanno indetto una sorta di concertazione a 3, il ministro competente, un rappresentante del pdl e uno del pd, e dire che avevano più volte affermato che la concertazione non era ammissibile!!! Le trattative, i compromessi sono in corso d’opera, il ministro afferma che la legge non subirà stravolgimenti, intanto…intanto trapelano voci dagli stessi ‘ concertatori’, migliorie si dice.
Per prima cosa, dovrebbe essere eliminato l’aumento del l’1% dell’aliquota i.v.a al 10%, quella che insiste sui beni di largo consumo, quelli necessari per vivere, e contestualmente all’eliminazione della diminuzione, sempre dell’1% sui primi due scaglioni delle aliquote irpef.
E fin qui sembra accettabile, tanto più se si pensa che tale riduzione avrebbe giovato in misura maggiore a coloro i quali guadagnano dai 28.000 euro lordi l’anno in su. Poco o nulla sarebbe stata, invece, la riduzioni per i redditi più bassi e, comunque, tutti ci guadagneranno se, come sembra, non ci saranno più i limiti ne franchigia per le detrazioni ammesse.
Ma, e qui balza all’occhio la solita iniquità, per ovviare in qualche modo alla mancata riduzione dell’irpef, sembra che abbiano pensato ad un aumento delle detrazioni per lavoro dipendente, ma non per tutti, no… Non ci sono i soldi solo per chi ha un reddito annuo lordo sino 50.000 euro!
Restano esclusi, chiaramente, da ogni beneficio oltre agli incapienti, che non pagano irpef e che quindi possono tranquillamente continuare a mangiare rifiuti, elemosinare un pasto alla Caritas e dormire sotto i ponti, e autonomi e pensionati.
Per loro mancano i fondi e dovranno aspettare sino al 2014 quando, forse, ci saranno maggiori disponibilità, nel frattempo….si arrangino!
Per i lavoratori autonomi si giustificano col dire che non c’è certezza di dichiarazioni oneste, complete e se qualcuno non guadagna abbastanza….
Per i pensionati, invece, non hanno scuse: è solo un problema di scelte obbligate, dicono, dalla penuria di fondi
Ma si dimenticano che ai pensionati, che hanno un reddito lordo mensile pari o superiore ai 1500 euro, ossia 18.000 euro l’anno, hanno già bloccato l’adeguamento dell’assegno al costo della vita.
Capite: hanno calcolato che un lavoratore ha nei 50.000 euro lordi l’anno il minimo vitale. Per i pensionati questo minimo si abbassa a 18.000 euro. Perchè ?
Forse i signori concertatori, come i loro sodali, pensano che dopo i 60- 65 anni si abbiano meno esigenze?
Che una persona di quell’età possa tranquillamente fare a meno di molte cose, che, ormai giunti alla fine della vita, possano limitarsi a sopravvivere, non avere desideri, bisogni, voglia di divertirsi. In una parola: di vivere?
Eppure, molti dei politici nostrani, Presidenti della Repubblica e Consiglio inclusi, non sono dei ragazzini, hanno superato abbondantemente quell’età, eppure….eppure viaggiano e non solo per lavoro, ma anche per turismo, vanno all’opera, a feste, vivono insomma, ma…scusate…dimenticavo…loro sono ancora attivi, lavorano, cosa che ai normali sessantacinquenni non è permesso, loro devono andare in pensione, o meglio, devono essere collocati a riposo, e…forse…i nostri sperano che presto sia …eterno e si danno da fare per limitarne la vita, così che possano abbandonarla senza nessun rimpianto.
Ironia spicciola che nasconde una gran rabbia, per l’incapacità, l’ipocrisia di chi può e deve tener conto delle esigenze di tutti e prendere provvedimenti più equanimi.
E non mi si dica che chi lavora ancora, ha una famiglia a carico, mentre un pensionato no!
E chi lo dice? Eppure è cronaca di tutti i giorni il fatto che molti pensionati contribuiscano ed aiutino figli e nipoti disoccupati o che hanno perso il lavoro e che molti altri, in condizioni precarie di salute, debbano rinunciare a curarsi perché non se lo possono più permettere, visto che lo Stato ha tagliato notevolmente la sanità pubblica e gli accessi alle cure.
Senza pensare a quelli che, rimasti soli in età più avanzata, non sono in grado di vivere se non assistiti e non tutti hanno la possibilità di essere accolti da figli non sempre in grado di prestare aiuto, ammesso e non concesso che ci siano figli viventi ed in salute, e allora?
Se non hanno denaro sufficiente per un ricovero ( ammesso che si trovi un posto) o per pagare una badante, che possono fare?
Ma i nostri soloni pensano che, per loro i 1500 euro lordi al mese, 18.000 annui siano paragonabili ai 50.000 dei lavoratori!
Naturalmente per chi li riceve, ma quelli che li sognano soltanto? Che si arrabattano con 300, 500, 700 o poco più?
Bene! Possono aspettare fino al 2014, e se qualcuno nel frattempo muore o vive in condizioni degradanti o insostenibili?
Forse a questi ultimi conviene commettere un reato, non grave, no. Uno di quelli che ti consentano di essere collocati nelle patrie galere ( età permettendo) perché li, almeno un tetto sopra la testa e tre pasti caldi sono assicurati e, anche un ora d’aria.
Sapete… quando vedo che qualcuno, pulito e vestito decentemente, fa la fila ai refettori della Caritas o (come mi è capitato) che aspetta che un commensale si alzi da uno dei tavoli di un fast food per accaparrarsi del cibo non consumato, a volte mangiandolo direttamente e, a volte, mettendolo in un sacchetto per portarlo a qualcuno che attende, mi viene in mente che a qualcuno, i cui guadagni sono superiori ai 150.000 euro, non piace il contributo di solidarietà del 3% a loro forse,richiesto.
E allora mi chiedo: in che mondo vivo?