Ultima modifica 28 Giugno 2018
Ah ma che strano destino quello di una mamma.
Tieni un esserino dentro di te per nove mesi. Gli dai tutto di te. Anima e corpo. Letteralmente.
Ma sai che appena verrà al mondo, tutto cambierà. E inizierà una lotta dolce e amara.
Una danza continua fra la nostalgia per ogni giorno che passa e si allontana da te e allo stesso tempo tutto il tuo impegno proprio perché impari a volare senza di te.
Per renderlo forte, autonomo, in grado di camminare, correre e volare nel mondo.
E magari cambiarlo in meglio.
Ogni suo passo in avanti ti porta indietro.
Ti fa sorridere
ma un po’ ti stringe il cuore.
Pensavo a questo oggi mentre saliva sul pullman con i suoi amichetti per una settimana insieme in montagna con l’oratorio.
Il mio ometto solo, senza la mamma.
Preparo la valigia e mi preoccupo di averci messo tutto ciò che gli serve.
Depenno la lista: vestiti, scarpe, lenzuola… indipendenza.
Ah quella serve, eccome se serve. E a lui piace, eccome se gli piace.
Lo accompagno all’appuntamento. Sale sul pullman.
Lo guardo da sotto ma i vetri sono oscurati e lo intravedo a fatica.
Lo sento che mi chiama. Scatto come una gazzella ( a cui fisicamente son ben lontana ) sopra il moderno mezzo. E penso..
Ecco ora cambia idea e mi dice che vuole scendere!
E invece voleva solo che lo salutassi.
Lui lo faceva ma io non lo vedevo..
Lo guardo ancora, sorrido e scendo. E per i seguenti 15 minuti prima che il pullman parta muovo meccanicamente la mano a modi saluto. Non lo vedo, ma lui si.
E questo è l’importante.
Dentro di me sorrido. Ok è indipendente abbastanza ma ancora il saluto di mamma serve a star sereni.
E mi piace si. Eccome se mi piace. Mi godo il mio bimbo che mi cerca.
Mi dispiace per te mamma che mi sei accanto vedendo che tuo figlio sale senza salutarti. Forse sarà ancora più piena la sua valigia dell’indipendenza e sfoggi orgoglio ma ti vedo un filo di malinconia negli occhi.. E ti capisco.
So che starà bene. So che nella sua valigia c’è tutto.
Spero senta la mia mancanza ma non troppo.
So che si divertirà come un matto. E saperlo felice rende me felice.
Ma… concedetemi un filo di malinconia.
Perché è una felicità che non vedo, che non condivide all’istante con me.
Forse non so spiegarmi abbastanza bene da farvi capire quanto sia felice di ogni suo passo nel diventare grande. Davvero. Ma ad una mamma non si può chiedere di non avere gli occhi ludici, o di non sentire la malinconia del proprio figlio.
Io ne sentirò tanta. E conterò i secondi che mi separano dal suo ritorno.