Ultima modifica 18 Giugno 2018
Finalmente la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della legge 40, che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi. Finalmente.
Un grande passo in avanti verso la democrazia, verso lo sviluppo civile di un Paese, che ha trovato nella legge 40 l’atto antidemocratico per antonomasia, verso la speranza per molte, moltissime coppie, che intravedono una luce alla fine del loro tunnel nero.
Una mia amica lo definisce un addio e una smisurata preghiera.
Un Paese, che garantisce diritti fondamentali, è un Paese che garantisce diritti fondamentali per tutti. Indipendentemente dal fatto che si possa pensare “tanto a me non interessa, perché non mi capiterà mai una cosa del genere; tanto non mi interessa perché io un figlio ce l’ho; tanto non mi interessa perché se penso sono costretto a prendere decisioni”.
È stato abolito il cuore proibizionista di una legge vecchia, obsoleta, cattiva. Una legge che ha bloccato la scienza e la tecnologia, studi scientifici importanti, uccidendo i sogni e gettando nella disperazione tanta gente.
La gente, quella non coinvolta, quella che non legge, quella che si accontenta di ciò che le dicono e “bela” senza rendersi conto che non ha capito quanto male abbia fatto questa legge.
Non ha capito che, indipendentemente dall’essere vicini o lontani al desiderio di maternità, questa legge è stata una profonda ingiustizia, che ha vietato scelte di vita fondamentali.
Non posso accettare che sia un uomo stolto, un politico ipocrita, finto credente che imponga a molti, senza conoscere, senza sapere, come concepire, come concepire, morire, come vivere.
Fregandosene degli altri, fregandosene delle persone, dei desideri, della libertà di scelta. Che per accaparrarsi una parte dei voti della comunità non laica, accarezzando la testa dei propri figli, giudica, facendo finta di credere che il problema dell’infertilità sia un problema di pochi e legifera e sparla senza neanche conoscere la materia, i numeri, le statistiche, la verità di una società biologicamente vecchia, socialmente giovane, disperatamente in cerca di risposte concrete e consapevoli.
Già sento in giro alcune dichiarazioni aberranti dei nostri politici e dei nostri ministri. Parlano del bisogno di affrontare un problema complesso. Dicono che una materia così sensibile non possa essere affrontata con semplici decreti. Davvero?
E dove eravate voi in questi dieci anni, quando le persone, sempre più numerose, sempre più preparate, ogni giorno più preparate, chiedevano risposte a nuovi interrogativi, chiedevano di affrontare la materia in maniera adeguata?
Dove stavano tutti quelli che oggi giudicano senza sapere, senza comprendere?
Alcuni parlano di grave attacco alla famiglia, al diritto del nascituro di nascere da genitori naturali.
Fortunatamente, per me, per molti, quello, che ad altri sembra osceno, a me pare cielo e poesia.
Non spenderò alcuna parola nei loro confronti. Non valgono neanche una sillaba.
Oggi è un gran giorno. Spero solo che questo Paese sia in grado di capirlo.
Raffaella Clementi