Ultima modifica 17 Giugno 2023

Non sono una nostalgica dei miei vecchi tempi, figuriamoci di quelli della scuola.

Quelli che…. due libri e una sola maestra.

Ho letto in proposito, pochi giorni fa, una risposta della serie commenti memorabili ad un “noi che andavamo a scuola dalle otto a mezzogiorno, noi che avevamo 2 libri e una sola maestra. Noi che sapevamo l’educazione, noi sì!”.
La risposta non posso riportarla ma era da Oscar.
Posso dire la mia dando voce a un bambino di oggi che potrebbe argomentare “Sostengo più io la mia famiglia rimanendo a scuola fino alle 5 e mezzo che tutto il resto“.
Partendo dal presupposto che lodarsi da sé non funziona, vorrei dire all’orecchio della nostalgica signora che bisogna proprio che lo faccia qualcun altro.

Se penso ai miei due libri e una sola maestra già mi prende male: sì, avevo due libri anch’io e una sola maestra, ma non tornerei indietro, né ricordo di essere stata una studentessa migliore rispetto ai giovani d’oggi.
E poi avevo l’allergia. Non esistevano antistaminici, e gli starnuti me li dovevo fare tutti in classe perché non mi mandavano in bagno. Veramente, nostalgia portami via.
E probabilmente c’è qualche bambino che la penserà come me tra quarant’anni.
Voglio dire che non esiste il meglio in assoluto, la ricetta infallibile di nonna Abelarda che rimette tutto a posto, sempre.

E così, dopo questa premessa, pronta al nuovo, entro in classe: 26 primini entrati senza piangere.

Io me lo chiedo sempre… non perché piangono, ché quello è ovvio.
Mi chiedo sempre perché non piangono. Cioè perché?
Ambiente nuovo, da 6 mesi non vedono un banco e una sedia, maestre che ridono, parlano, scherzano. Ma in fondo in fondo chi sono? Ma chi ti conosce… possono legittimamente pensare.
Eppure si sono seduti, lontani dai loro amichetti, perché per essere più imparziali possibile abbiamo affidato all’elenco alfabetico la loro posizione… poi si vedrà.

Nella scuola del  post lockdown i ragazzi sono entrati a scuola.

Eh già. Nella scuola del post lockdown, straripante di polemiche, loro, a passo esitante ma non troppo, sono entrati a scuola, si sono seduti e si sono messi in ascolto.
E’ durato poco eh… avevano cose da dire, da mostrare, da ricordare.
Ecco, alla signora nostalgica, domandina: si sente veramente meglio di questi bambini? Bah, io mi metterei, tanto per cominciare, almeno un gradino sotto.

Faticheranno il doppio per stare lì, seduti, almeno tre ore al giorno su cinque.

Faticheranno, perché gli sono mancati quattro mesi di scuola dell’infanzia, i più significativi.
Dopo 3 giorni hanno capito che si gioca, ma non troppo, che si parla, ma a turno, che siamo tanti…fuori tutti i sacchi di pazienza che abbiamo!
C’è chi, come ho detto anche a loro ridendo, parte con la sirena “MaéMaéMaéMaé” finché non lo ascolti…ché la mano alzata non funziona mica subito.

E poi, perdonatemi, ma la maestra con la mascherina e la visiera?

Ma a considerarla normale quanto ci avranno messo? 5 minuti. 5. Non di più.

La chicca: loro, la mascherina, la indossano.
Avevo timore.
Avevo paura di doverli costringere: in realtà è bastato dirglielo.
A volte si dimenticano pure di tirarla giù al banco.
Sì, poi sono bambini, ogni tanto l’elastico paam… salta maiononl’hotirato, ma fanno una tenerezza quando si alzano, tu gli fai il gesto e loro la tirano su!
Poi vengono a prendersi due gocce di gel e partono verso il bagno sfregando le mani.
E poi tornano.
– Lavate bene le manine?
– Sì!
– Allora gioca un po’
– Prendo il gioco dell’oca!!

Si può fare: uno tira il dado per tutti e ciascuno ha il suo segnalino. E giocano insieme, con la mascherina su.
Sì, la nostalgia… la lascio a chi si vede migliore, a chi non osserva, troppo impegnato a guardare se stesso, a chi, probabilmente, cammina guardandosi allo specchio.
Attenti, s’inciampa e si perdono meraviglie.

Volevo fare l’archeologa… invece sono moglie, mamma, sorella e maestra e per me è più che sufficiente, anzi, ottimo. Sono una donna “orgogliosamente media”, ma decisamente realizzata, che non si annoia neanche un po’…

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