Ultima modifica 20 Giugno 2019
“Chi uccideresti prima: tua mamma, tuo papà o tuo fratello?“
Una frase degna di una criminal mind schizofrenica in un CSI di alto livello. Ce la vedrei proprio.
E invece no.
Viene scritta con la penna rossa sul quaderno a righe di terza, in una classe della scuola italiana.
Ho aspettato un paio di giorni sperando che uscisse il contro-articolo dal titolo A scuola di bufale.
Invece, non solo sembra sia reale, ma si scrive che il caso per la Procura è stato archiviato in quanto “soltanto” un problema deontologico.
Pertanto passa nelle mani dell’Ufficio Scolastico per la “bacchettata sulle mani”.
Trasecolare è un verbo che non ho mai scritto nella mia vita, ma stavolta ci vuole. Io trasecolo.
Sarà che la notizia mi attraversa giorni particolarmente emotivi, sarà che la scuola in questi ultimi tempi viaggia per mari difficili da navigare, sarà che i genitori di oggi già da soli faticano a comporre il loro puzzle educativo anche per il vuoto etico che li circonda… ma questo non è vuoto etico. Questo è avere gli anticorpi contro l’etica.
Vorrei chiedere all’insegnante che ha inventato il titolo, quale tra questi obiettivi volesse perseguire.
Quello specifico “Scrivere correttamente un testo argomentativo?”
Oppure obiettivi trasversali quali ” Scoprirsi assassini a 8 anni” o ” Stimolare un idiota senso ironico”?
Io che ho le meningi che mi chiedono pietà alle 13.00, perché peso ogni singola parola che mi esce di bocca, con la rabbia per questa assurda iniziativa, dovrei difendere la mia categoria? Oggi non ce la faccio.
Mi vergogno.
Uno sventolone, un calcio o una tirata di capelli non sono meno gravi di parole del genere.
Dette poi da un insegnante acquistano una gravità insostenibile.
Ma ci rendiamo conto? Esporre 20 bambini (più o meno) al pensiero di poter uccidere un genitore.
Se fosse “veramente vero” (perché… lasciamoci la speranza che possa non esserlo) il Provveditore dovrebbe sospendere dall’incarico senza appello.
E proporrei test psicologici a cadenza triennale per tutti i docenti, perché l’avere di fronte 20 bambini dipendenti sia fisicamente che psicologicamente mostra due facce della stessa medaglia: il sentirsi l’enorme responsabilità quotidiana dell’incolumità, dell’istruzione e dell’educazione e ,dietro, il lato oscuro di un delirio di onnipotenza, come abbiamo potuto appurare.
Non saprei come altro definirlo.