Ultima modifica 20 Giugno 2019
Ogni fine anno ci sono dei saluti da fare, accidenti.
Il mondo della scuola soffre della mobilità degli insegnanti precari e della mancanza di continuità nell’ambito delle nomine annuali (mentre c’è l’attenzione, giustamente, per la continuità didattica verso gli alunni disabili) e le colleghe con cui si lavora un anno intero, a giugno escono dalla porta sapendo che, probabilmente, non rientreranno a settembre.
La maestra Mara se n’è andata, come la maestra Carmelina e la maestra Francesca, tre colleghe che hanno preso una il posto dell’altra, lasciando comunque un vuoto grande sia per noi che per i bambini.
Si dice spesso che cambiare insegnante per i bambini sia uno squilibrio del percorso ed è effettivamente così, perché la continuità è uno dei valori che danno stabilità al percorso formativo dei bambini, non solo alla scuola primaria.
A noi è andata sempre bene, per fortuna; così bene che ora abbiamo 3 vuoti da colmare e non vorremmo proprio.
Lavorare a stretto contatto non è facile, quando si pensa che i problemi siano soltanto i propri, ma ,quando si incontrano persone che riescono a vedere un palmo al di là del loro naso e che sono disponibili al confronto e al lavoro condiviso, allora diventa naturale ritrovarsi ad insegnare insieme e a dare ai bambini una serenità di cui hanno bisogno. Loro sono sempre riuscite, in poco tempo, ad integrarsi con la classe e a farsi seguire come ci fossero sempre state.
Tanta stima, perché darsi totalmente sapendo di costruire soltanto un pezzo del puzzle, non è così scontato. Anzi, è proprio una risorsa inaspettata e una prova di grande professionalità.
Nella scuola di oggi, con orari e risorse risicati, richieste sempre più ingombranti sia dai genitori che dal Ministero, riuscire a lavorare nella stessa direzione è uno dei bisogni più grandi che un insegnante possa avere.
So che non accade sempre e che noi siamo state fortunate come i nostri bambini, che hanno affrontato tre caratteri diversi, ma tutti forti, competenti, capaci di guidarli e abbracciarli.
Io e la mia collega di sempre, lavoreremmo di nuovo facendo salti di gioia con tutte e tre, perché ognuna di loro ha lasciato un segno permanente importante.
Tra i bambini, nel corso dell’anno, tornano i loro nomi, episodi da raccontare, momenti di condivisione importanti, modi di dire personali e particolari. E nessuna di loro ha mai detto niente di male sulle precedenti: “Sì, va beh, ma io farò meglio” non è stato mai contemplato da queste tre insegnanti. Anche questo la dice lunga.
A volte si dice che l’unica cosa che lega due o più insegnanti siano i bambini (e qualche volta neanche quello): finito il rapporto di lavoro, finito il rapporto di profonda amicizia.
Nel periodo in cui mandare avanti la scuola è sempre più difficile, nascono o i litigi più insensati o i rapporti più intensi. Certo che dipende da chi si incontra e dalla disposizione al lavoro in team. Noi, per fortuna, ci siamo ritrovate nella seconda situazione. Sarà il “mal comune, mezzo gaudio”? Sarà che ci si capisce di più nelle difficoltà quotidiane? Sarà anche che abbiamo trovato persone intelligenti, critiche, impegnate e, soprattutto, umili.
Io posso solo ringraziarle tutte, care maestre di passaggio che non siete riuscite ad andarvene completamente dalle nostre classi, lasciando i vostri modi di essere e la vostra competenza a dipingere i muri ogni anno. E, pur sapendo che sarà difficile, noi incrociamo le dita per il prossimo viaggio scolastico.
Ylenia Agostini