Ultima modifica 14 Ottobre 2019
Era da qualche giorno che mi ero ripromessa di leggere questo articolo sull’ interruzione di gravidanza che era apparso lo scorso 3 ottobre sul magazine del Corriere della Sera Io Donna.
L’ interruzione di gravidanza in Polonia, il lunedì nero di Varsavia
E’ successo, proprio nel cuore della nostra Europa, che una settimana fa il parlamento polacco discuteva di una proposta di legge che intendeva vietare totalmente l’interruzione di gravidanza.
In Europa infatti l’aborto è regolamentato diversamente a seconda dei paesi.
In quasi tutti gli stati, l’interruzione di gravidanza volontaria è una libera scelta delle donne, ma in alcuni come il Liechtenstein, San Marino, Andorra, Irlanda e Irlanda del Nord esistono alcune restrizioni, a volte molto limitanti.
A Malta e nella Città del Vaticano l’ interruzione di gravidanza è addirittura vietata.
La conseguenza a queste restrizioni e divieti, secondo voi, è quella di raggiungere un minor numero di aborti? Assolutamente no.
Infatti in questi paesi dove le leggi sull’aborto sono così severe, molte donne raggiungono lo stesso il loro scopo varcando i confini, con un aggravio di costi, che a volte vanno oltre le loro stesse possibilità.
Si diceva dunque della legge sull’ interruzione di gravidanza in Polonia di cui Io Donna riportava la notizia.
La popolazione polacca è molto religiosa, l’87% di essa appartiene alla chiesa cattolica.
Prima della discussione odierna in parlamento, l’aborto era regolamentato da una legge del 1993, che consentiva l’interruzione entro la 12^ settimana e solo in casi eccezionali, che attentassero alla vita della mamma e del nascituro, o in casi di stupro o incesto.
E neanche sul campo della prevenzione il governo centrale aveva mai pensato ad alcuna campagna che consentisse alle donne di accedere a metodi contraccettivi di immediata fruibilità (l’unico contraccettivo acquistabile senza ricetta è ancor oggi il profilattico).
Conseguenza di questa legislazione è una stima di circa 150 mila aborti clandestini, e chissà quanti procurati all’estero (contro i circa 1000-2000 ufficiali).
Inutile spiegare da chi è avversata questa legge sull’ interruzione di gravidanza (partito d’opposizione Nowoczesna ) e da chi invece è fortemente voluta (cattolici di Ordo Luris –trad. stop aborto- , sostenuti dall’estrema destra). E proprio un gruppo pro-aborto ha voluto far sentire il proprio dissenso alla proposta di legge sul divieto totale, manifestando lo scorso lunedì 3 ottobre in piazza davanti al Parlamento polacco.
Il gruppo “Save the women”, appoggiato dal partito d’opposizione progressista ha infatti raccolto 250 mila firme contro le già troppo restrittive leggi in vigore in Polonia, e si dice pronto a uno sciopero generale contro ogni possibile divieto.
Le donne, vestite di nero in segno di lutto, hanno sfilato per le strade della città, promettendo di paralizzare il paese non lavorando, non facendo spesa o faccende domestiche, e rifiutandosi persino di fare l’amore, se il governo non avrebbe invertito la rotta in tema di interruzione di gravidanza.
I fondamentalisti cattolici contro cui protestano queste donne polacche dal canto loro hanno già raccolto 450 mila firme per vietare l’aborto anche nei casi nei quali la donna sia a rischio della stessa vita: “l’aborto equivale a macellare bambini innocenti, è un inferno per le donne e una bancarotta morale per gli uomini” così si erano espressi.
Prima di dire la mia, che è una personalissima opinione che non vuole convincere nessuno, vorrei darvi alcuni dati, sempre riportati sull’articolo, che cita uno studio condotto e pubblicato su The Lancet, una rivista scientifica di altissimo profilo, mica la personalissima “opinione di un clown” come me.
- L’inchiesta afferma che nel mondo una gravidanza su quattro viene interrotta.
- 56 milioni di interruzioni nel quinquennio 2010-2014 (cifra che tende a salire nel tempo).
- In America Latina una donna su 3 abortisce.
La cosa che dovrebbe far riflettere tutti, governi in primis, è che il numero di interruzioni di gravidanza nei paesi ricchi non vari di molto, sia che si parli di aborto legale che di aborto clandestino.
Questo per dire che anche se le leggi in materia sono restrittive, il prezzo, anche economico, che paga una donna che vuole abortire è ancora più alto in caso di divieti, ma questi ultimi non fermano la loro determinazione.
Mentre leggevo e scrivevo questo articolo trovo un aggiornamento dell’ultim’ora.
“Le manifestanti ci hanno fatto riflettere, e ci hanno dato una lezione di umiltà”, ha affermato Jaroslaw Gowin, ministro di Scienza e Pubblica istruzione su un articolo pubblicato da Repubblica.
Perché sembrerebbe proprio che il Parlamento di Varsavia, anche a seguito della dimostrazione delle donne polacche, abbia deciso di respingere il disegno di legge che introduceva il divieto di aborto nel paese (Fonte: Repubblica.it).
Sapete che vi dico?
Per fortuna che è andata così.
Per fortuna per tutte quelle donne che trovandosi davanti ad una necessità, non voglio sindacare quale possa essere la necessità di interrompere una gravidanza ma rispetto questo pensiero, sanno di non dover sgattaiolare fuori dal loro paese per un gesto così estremo.
Per fortuna per quelle che non dovranno passare tra le mani di chi procurerà loro aborti clandestini, magari spillando loro chissà quanti quattrini, o magari facendo anche peggio da un punto di vista medico.
Ci sono donne che vogliono figli e donne che non li vogliono.
Ci sono donne che decidono di partorire in anonimato e non tenere il piccolo. E credo che dare poi in adozione il proprio figlio sia un gesto di infinito amore per la vita.
Ci sono donne che per cultura, status o possibilità scelgono la contraccezione e la prevenzione.
Inutile dire che ce ne sono altre che invece i figli li vorrebbero e non li possono avere.
Io ho due figli.
Ho avuto la fortuna di volerli, di cercarli e di averli quando li volevo. La sera quando entro nella loro stanza per vedere se dormono ringrazio il cielo che stiano bene e siano lì con me. Mi riempiono le giornate, a volte anche troppo, ma non so cosa farei senza di loro.
E dunque non riuscirei a pensare di abortire.
Ma io non ho 18 anni, o anche meno. Non sono una che vive per strada, non mi drogo, non sono una che non ha il denaro per mangiare. Non ho alcuna malattia che mi costringa a una scelta. Non penso e non ho mai pensato che un figlio potesse essere una cosa brutta. Non ho portato in grembo “figli della colpa”, non sono stata violentata.
E penso, credo, sono certa, che tutte le donne che decidono di abortire, per qualsiasi ragione abbiano, percorrono una strada dolorosissima e una vita a volte piena di rimorsi.
E non credo che oltre a questo carico di emozioni esse debbano anche subire la gogna per causa di una legge che le bolla come criminali.
Ecco, questo penso. E ammiro, le donne che sono scese in strada a Varsavia per far valere il loro pensiero di libertà.