Ultima modifica 10 Ottobre 2019
La prima volta che ho sentito parlare del Muezzin è stato nella lettera di saluti da parte della mia amica Antonellina. Tra i vari punti della sua simpatica missiva mi scriveva: «cosa fare se all’ora di cena non arriva la mia telefonata, mentre tu e Raf state cenando? Al posto mio sentirai il Muezzin e la sua preghiera al tramonto, così d’ora in poi ti renderai conto che è meglio la mia telefonata».
Una volta in Kuwait, ho capito che non aveva tutti i torti, sebbene ricordo ancora il disappunto per tutte le volte che mi ha fatto perdere la mia amata puntata di “Un posto al sole”.
Il Muezzin è la persona addetta alla moschea che, dall’alto del minareto, cantando una determinata formula, invita i fedeli alla preghiera per le cinque volte prescritte al giorno.
Qualcuno dice pure che serve a ricordare “l’obbligo” di effettuare validamente la preghiera islamica. E fin qui, quasi normale. Chi non l’ha mai sentito, penserà: “ma mica sarà peggio delle nostre campane che ci segnalano l’inizio della Messa?”.
Beh, la formula che canta è lunga, un richiamo forte, una cantilena, una voce con un timbro tutt’altro che dolce, che ripete:
“Allāhu Akbar”, Iddio è Sommo (4 volte),
“Ašhadu an lā ilāh illā Allāh”, Attesto che non v’è Dio se non Iddio (2 volte),
“Ašhadu anna Muhammadan Rasul Allāh”, Attesto che Muhammad è l’Inviato di Dio (2 volte),
“Hayya ?alā al-salāt”, Orsù alla preghiera (2 volte),
“Hayya ?alā l-falāh”, Orsù alla salvezza (2 volte),
“Allāhu Akbar”, Iddio è Sommo (2 volte),
“Lā ilāh illā Allāh”, Non v’è dio se non Iddio (1 volta).
Tutti si “immobilizzano” o quasi. Il portiere del nostro palazzo si ferma e corre nel suo stanzino a pregare sul tappeto. Mi è capitato di vedere gente bloccarsi, mentre faceva benzina, perchè “l’omino” si fermava di botto e correva a pregare, magari sotto l’albero lì vicino all’aiuola. Stessa cosa ho visto fare a dei camerieri di Mc Donald’s e, la cosa mi ha lasciato interdetta, ma anche piena di ammirazione.
Peccato che non avevo fatto il conto che il Muezzin canta cinque volte al giorno e a orari pazzeschi:
1) la prima preghiera è quella dell’alba, cioè alle 5 del mattino,
2) la seconda preghiera è quella del mezzogiorno,
3) la terza è quella del pomeriggio, cioè alle 15,
4) la quarta è quella del tramonto, cioè alle 17.30,
5) la quinta è al calare del sole, cioè alle 19.
Ebbene, io ho una figlia adorabile, con unico punto debole – vabbè, voglio illudermi dicendo unico – il sonno. Diciamo che dormire non è mai stato il suo interesse principale. Ricordo nottate con due ore di veglie e i suoi terribili risvegli. Ho dovuto investire soldi, fatica e tanto amore per insegnarle, attraverso una routine, a dormire.
Appena arrivati qui, io temevo il nuovo letto, il nuovo ambiente, la tanta luce (qui non esistono le tapparelle), ma non avevo fatto i conti con il Muezzin. Giada ha iniziato a svegliarsi sempre, non appena il simpatico omino attaccava con il richiamo. Si svegliava alle cinque del mattino con la prima preghiera dell’alba, poi con quella del pomeriggio alle 15 che, guarda caso, cadeva nel bel mezzo del suo riposino pomeridiano. Era diventata così precisa, che a volte lo anticipava di un minuto e avevo quasi deciso di portarla alla moschea vicino casa per farla assumere come futuro Muezzin, tanto, con la voce che si ritrovava, l’avrebbero sentita fino a Salwa. E anch’io avevo iniziato a buttarmi giù per terra come il mio portiere, sì a pregare, ma per far finire al più presto questa litania. Poi, dopo un mese, il Muazzin non l’ha più disturbata (Giada ci mette un po’ a superare tutti i cambiamenti). Io, però, ancora adesso, quando sento il Muezzin delle 5 del mattino – ahimè, anch’io ho il sonno leggero – avverto un brivido di terrore lungo la schiena.
Mimma e Drusilla