Ultima modifica 20 Aprile 2015
Se ne sono andati tutti, i soldati U.S.A. e tutti quelli che operavano sotto le bandiere dell’ O.N.U. e ora?
È inutile ritornare al passato e alle motivazioni con cui sono state scatenate ben 2 guerre conclusesi con la deposizione del nemico Saddam e, secondo i comandanti in capo dei caschi blu, la pacificazione del paese e l’avvio ad una democrazia partecipata.
Favole? Pii desideri? Incapacità di leggere i desideri di quei popoli o, più semplicemente, incapacità tout court?
Sta di fatto che, nonostante le elezioni, nonostante la partecipazione del popolo iracheno alla vita del paese, nonostante l’elezione di un presidente che viene reputato capace e democratico, l’Iraq è nuovamente in fiamme.
Perché? Il fondamentalismo islamico ha i suoi buoni, anzi ottimi profeti, l’odio verso il diverso, l’occidentale, visto come antico oppressore, visto come invasore (e chi può dare loro torto?) ha buon gioco su animi esasperati, fa breccia nei cuori nei quali la superiorità della religione su tutto e su tutti viene istillata goccia a goccia.
Il fanatismo è facile da suscitare in quei contesti, la volontà di tornare a governare il mondo, di ricacciare al loro posto gli odiati cristiani che si ritengono superiori, migliori, più evoluti, più………insomma mi avete capito.
Si guarda all’Oriente come ad un terzo mondo incuranti della loro millenaria civiltà, della loro cultura, delle loro invenzioni e scoperte, si parla della mancanza di democrazia, del popolo minuto che vive nella povertà, dei pochi che vivono nella ricchezza più fantastica, del petrolio che li rende ricchi, e del quale l’occidente ha bisogno, ma non li si considera dei pari.
È quasi con stupore che si constata che molti di loro hanno studiato, e studiano, nelle migliori università occidentali, come se fosse una cosa strana avulsa dal loro mondo, dalle loro consuetudini, molti li considerano con un disprezzo latente o con un buonismo che nasconde la poca considerazione.
Poverini, molti pensano, da soli non possono, non sono in grado di farcela, dobbiamo aiutarli, altrimenti………
E fanno di tutta l’erba un fascio, dividono il mondo islamico in ricchi- despoti e in masse che subiscono, pochi, rari sono le persone con le quali colloquiare, ma forse solo perché possiedono molto denaro, molto denaro e potere.
Dicevano di aver tagliato la testa ad Al Kaeda, dicevano che la morte, l’uccisione del capo carismatico ne avrebbe bloccato l’attività, disperso gli adepti, dicevano che anche l’Afganistan avrebbe proseguito nel cammino di una novella democrazia, dicevano…………
Ma non sapevano nulla, guardavano e pensavano dal basso della loro ottica bendata, dalla loro visione occidentale del mondo, da una evidente mancanza di conoscenza dell’ essenza del mondo islamico, negando una recrudescenza della loro battaglia.
Negando l’evidenza, non capendo che l’Afaganistan è tutt’altro che pacificato, che l’Iran è un focolaio senza fine, che nello stesso Iraq il fuoco covava sotto la cenere. Che, da sempre, gli occidentali vengono considerati assalitori, intrusi non graditi nelle loro dispute, prevaricatori e per questo odiati.
E più l’Occidente, U.S.A. in testa si incaponisce a considerarsi arbitro e salvatore delle loro patrie, più pensa di se stesso come l’arbitro della terra e avoca a se il diritto di intervento a sua unica discrezione, più l’odio aumenta, più adepti si aggiungono agli adepti, più le masse dei gueriglieri si ingrossano.
E in Iraq il tutto è deflagrato, non la popolazione, almeno parte di essa, che sbigottita riprende la fuga cercando rifugio altrove, e gli jiadisti impazzano, ben armati e preparati conquistano città, mettono in fuga l’esercito regolare, ora minacciano la capitale: Bagdag.
Gli U.S.A. pensano di intervenire, il consiglio di sicurezza dell’O.N.U. si riunisce per decidere il da farsi.
Hanno paura, lo spettro della realizzazione di un califfato che il denaro ed il fanatismo renderà potente al punto da dargli l’egemonia sul mondo Arabo e, attraverso l’uso del petrolio, rendere sottomessi gli altri popoli, aumenta la loro paura.
Ma non ne parlano molto, evitano, tengono la notizia sotto traccia, per non spaventarci?
Oppure, more solito, ci metteranno davanti al fatto compiuto e all’ennesimo invio di nostri soldati a morire sotto le bandiere dell’O.N.U.?
E sarà nuovamente guerra? Una guerra combattuta contro il terrorismo ed i terroristi in nome di che, e che cosa risolveremo?
Saremo sempre ritenuti, da loro, invasori e non ci guadagneremo la riconoscenza di quei popoli come la storia ci segnale e la vita ci conferma giorno dopo giorno?
Così è stato per la Corea, poi il Wietnam, poi l’Iraq, l’Afganistan……..vogliamo continuare o vogliamo ripensare e trovare strade diverse?