Ultima modifica 21 Maggio 2018
Situata in una posizione strategica tra mare e montagna, Cassano allo Ionio è tra le più antiche città della Calabria,vanta attrattive archeologiche degne di nota. Cittadina ambigua e sfaccettata spesso i veri professionisti li si incontra per strada. In molti si chiederanno: che razza di professionisti? Per le neo mamme una semplice passeggiata per i vicoli del paese può trasformarsi in un’esperienza tragicomica causa “puericultrici” seminate per strada, avvoltoi (come se qualcuno li avesse avvisati) che si fiondano sui passeggini iniziando a dare pizzicotti al piccolo malcapitato.
“Cum jed ninn!” per chi non conoscesse la lingua “ com’è piccolo!”. Mentre magari vostro figlio è obeso. A breve indosserà i pantaloni del padre. “Aja fa mangiè u pan cutt” tradotto : gli devi far mangiare il pane cotto. Vostro figlio ha tre giorni e ancora non ha bevuto neanche l’acqua. Quest’esperienza “straordinaria”, possibile solo dopo aver bevuto una botte di vino e assunto massicce dosi di barbiturici, è solo l’inizio del percorso.
Sono mamma di una bambina di 19 mesi, con tanti di quei nipoti da far invidia al Sultano del Brunei, ho seguito mia sorella nelle sue rocambolesche avventure: vaccino, iscrizione all’asilo, pediatra, parco giochi ma non avevo ben capito cosa volesse dire barcamenarsi in un’impresa così titanica. La mamma calabro – cassanese che desidera continuare a lavorare ( per diletto o per necessità) deve scontrarsi ogni giorno con i mulini a vento. Uccidere Mody Dick è stata cosa più facile.
Fare il vaccino? Detto fatto! Prendo un permesso da lavoro, vado dieci minuti prima dell’apertura dello studio, fanno il vaccino alla piccola e andiamo dalla nonna, dalla suocera o dalla volontaria che ha fortunatamente detto di sì alla mia supplica di badare alla piccola, solo dopo il sacro giuramento: “Prometto sulle mie ossa che una volta terminato di lavorare tornerò di filato a casa, non andrò a bere il caffè con nessuno, dirò che ho un’intossicazione alimentare per non andare a mangiare la pizza con i miei colleghi… prometto che non accetterò caramelle dagli sconosciuti …” tutto ciò perché servizi come asili nido o ludoteche non esistono, sostituiti dai nonni, ottima alternativa per chi c’è li ha e per chi non reclama il riposo meritato dopo anni di lavoro e dopo aver cresciuto tredici o quattordici figli!
Ma non tutto va come programmato. Esco di casa con le più buoni intenzioni, arrivati dinanzi alla porta dello studio: sensazione sinistra. Dopo mezzora un silenzio tombale. Una palla di polvere stile far west rotola vicino ai miei piedi. Il mio rilassato sorriso diventa un’iniziale paresi facciale. Do il via alla maratona. Vado alla ricerca del dottore perduto, dell’infermiera scappata a fare la spesa e della segretaria nascosta sotto la scrivania che chatta su Facebook. Tutto questo ambaradan, corredata da strampalate inventive per non perdere il posto di lavoro, continua fino all’ultima vaccinazione. Testimone un cane bastardo che gironzola nei paraggi, ci siamo tenuti compagnia in quelle ore difficili della nostra vita.
L’ingresso alla scuola materna, dai due anni e mezzo in poi, fortunatamente è l’unica cosa in discesa (sarà per la struttura logistica del paese?) che ho riscontrato. La solidarietà tra mamme è un vero e proprio collant. Una rete che consente ai piccoli di vivere momenti magici in luoghi improvvisati.
Cassano è un paese dal pollice verde. Il parco giochi dei bambini è abbastanza attrezzato da consentirgli di divertirsi, di socializzare e di sporcarsi a sufficienza da considerare i vestiti gli stracci che utilizzano i meccanici per pulire i loro arnesi. Una zona verde: il fiume, le panchine, la zona passeggio, bici e pattini, tutto questo affinché anche la famiglia possa avere i suoi momenti ludici.
Essere mamma calabrese è essere mamma del mondo e come tutte ci si destreggia tra poppate, notti insonne, risate isteriche (antidoto per non tirarsi i capelli) e tanta gioia quando il proprio bimbo fa gesti che sembrano atti eroici o geniali ( un tempo prendevo in giro i miei amici per questo). Si infila lo spazzolino da denti in borsa e le chiavi dell’auto nel porta spazzolini, i calzini nel frigo e il burro nei cassetti dei calzini ma fino a quando marito e figli sono ai loro posti, non siamo state licenziate e se ogni tanto beviamo una tazza di caffè con le amiche significa che qualcosa di buono siamo riusciti a farla.
Posso assicurarvi però che la colpa dei mancati servizi è dei nostri figli. Sarò anticonformista ma è così.
L’altro giorno ho preso mia figlia da parte e gliel’ho detto:
“Sono delusa da te! Delusa dal fatto che tu non sia nata già adulta, delusa dal fatto che non sappia guidare, delusa dalla tua incapacità di badare a te stessa, del fatto che tu debba andare all’asilo e non abbia le capacità necessarie per essere già iscritta all’università! Non possiamo andare avanti così è ora che tu ti prenda le tue responsabilità!”
Mia figlia mi ha guardato con i suoi luminosi occhi verdi, mi ha sorriso mostrando i suoi appena spuntati canini e mi ha detto, alzando la sua manina paffutella: “Che dici mamma?” e mi è saltata addosso per baciarmi.
Caterina Armentano