Ultima modifica 24 Agosto 2020
Problemi di maggioranza a parte, di cui nessuno sembra preoccuparsi, ci si prepara a mettere in piedi l’ennesima riforma del lavoro. Ebbene sì signori e signore, laddove tutte le politiche occupazionali hanno fallito ora arriva il Job act, fresco, splendido e splendente che farà pulizia di tutte le infinite forme contrattuali e ristabilirà ordine e uguaglianza con una sola possibilità di contratto. Molto bene insomma, speriamo solo che quell’unica forma che resterà sia però fatta a modino perchè se no siamo fregati.
Che poi il problema, mi dispiace ribadirlo, è che per fare le riforme ci vuole la maggioranza…ma va beh questo è un altro capitolo da giurista precisina che si sposa con i tempi di riforme come la legge elettorale e la modifica alla costituzione che, purtroppo, non possono essere fate in sei giorni. (Almeno da noi mortali, ma magari ai piani alti hanno poteri che io non conosco).
Ma vediamo, nello specifico, che ci sarebbe di nuovo.
Taglio dell’Irap del 10%, finanziato dall’aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie. Forse, giustamente, non tutti sanno che l’Irap vale 33 miliardi all’anno e serve a finanziare la sanità delle Regioni. Orbene, anche solo riducendo del 10% solo l’Irap privata, che vale una ventina di miliardi, bisognerebbe comunque trovare 2 miliardi di copertura, generando un aumento del carico fiscale di circa il 20%.
Energia: tagliare gli incentivi interrompibili, che permetteranno di ridurre del 10% il costo dell’energia per le aziende. In realtà martedì scorso a Otto e Mezzo Renzi aveva un’idea completamente diversa: tagliare gli oneri di distribuzione, cioè far pagare il conto alle reti (Terna e Snam) e ai venditori di energia.
Ma oggi le cose cambiano e la nuova proposta mira a ridurre quei 600-700 milioni all’anno dati a grandi aziende disposte a subire un’interruzione della fornitura di energia. Il costo viene scaricato sulle altre imprese. Tagliare questi incentivi “interrompibili” avrà come effetto quello di far salire i costi per alcune grosse aziende.
Assegno universale per chi perde il lavoro, con obbligo di seguire un corso di formazione e di non rifiutare più di una proposta di lavoro. In realtà forse Renzi non sa che l’assegno universale esiste già. Sono due, si chiamano Aspi e mini-Aspi. Ad introdurle fu la Fornero nel 2012 e perde il diritto a riceverla chi “non accetti una offerta di un lavoro superiore almeno del 20% rispetto all’importo lordo dell’indennità cui ha diritto”. L’unica cosa che Renzi potrebbe fare è ridurre i requisiti necessari per averne diritto.
Obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico. La Formazione professionale assorbe circa 600 milioni l’anno senza controllo, non è detto, però, che una volta controllati i fondi il lavoro lo si crei davvero o i corsi divengano davvero formativi.
Ciao Ciao al dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico.
Contro l’inamovibilità dei dirigenti della Pa anche se incapaci. Ma eliminare la garanzia dell’incarico a tempo indeterminato renderebbe i dirigenti più soggetti alla politica.
Trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati devono pubblicare online ogni entrata e ogni uscita. Finalmente, una novità positiva, in particolare per le spese delle Pubbliche amministrazioni. Ma anche per partiti e sindacati, finora esentati dal rendere trasparenti i loro bilanci.
E fino qui tutto bene…ma è proprio qui cade l’asino.
Nuovi posti di lavoro. Per sette settori (Cultura-Turismo-agricoltura, Made in Italy, Ict, Green economy, Nuovo Welfare, Edilizia , Manifattura), il Jobs Act conterrà un singolo piano industriale.
Per ora però il piano di Renzi non ha concretezza. Si limita ai titoli.
Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro. La notizia si commenta sa sola.
Riduzione delle varie forme contrattuali con un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti.
Le forme di lavoro previste dalle attuali normative sono molte ma quelle utilizzate veramente una manciata, pensiamo a tempo indeterminato o determinato, contratti a progetto, lavoro interinale, lavoro stagionale, le “false” partite Iva, lo staff leasing e poco altro. Questa soluzione in realtà già proposta da Tito Boeri e Pietro Garibaldi, si basa sull’idea che basti una forma contrattuale in cui il raggiungimento di tutte le garanzie avvenga nell’arco di tre anni. Una razionalizzazione che va verso la stabilità solo se spazza davvero via tutte le tipologie contrattuali esistenti, anche se rischia di dare solo un nuovo nome ad una realtà già esistente.
La novità più rilevante.
Arriva l’Agenzia Unica Federale per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali. Consisterebbe nella possibilità di erogare gli ammortizzatori sociali da parte di un’Agenzia unica che sostituirebbe l’Inps.
I Centri per l’impiego sarebbero frequentati in modo significativo. Ma i 556 Centri diffusi in Italia danno lavoro solo al 3,7% dei richiedenti, mentre in Germania la percentuale è del 13%. L’agenzia unica può certo coordinare meglio ma in fondo serve il lavoro!
Elisa Costanzo