Ultima modifica 25 Gennaio 2019
Abbiamo tante volte parlato nelle nostre pagine di parità di genere e trans gender. Vogliamo farlo anche oggi leggendo di Kate Hudson e della sua decisione riguardo alla sua ultima bimba, nata dopo 2 figli maschi.
Kate Hudson: insegnerò la parità di genere a mia figlia.
Kate Hudson è una brava attrice americana. Tra le tante pellicole al suo attivo ricordo Quasi Famosi, per la quale ricevette la nomination agli Oscar come migliore attrice non protagonista.
Da qualche giorno torna sulle pagine dei magazines per una affermazione che riguarda la sua vita privata.
Kate Hudson, dopo 2 figli maschi avuti da due uomini differenti, lo scorso 2 ottobre mette al mondo Rani Rose, una bimba avuta con l’attuale compagno Danny Fujikawa.
E fin qui storie di ordinaria vita familiare.
La cosa che ha fatto tornare Kate Hudson alla ribalta, sebbene lontana dalle scene, è, dicevamo, la sua affermazione su come abbia intenzione di crescere la bimba.
“Sceglierà da sola se essere maschio o femmina” riportava Vanity Fair.
Un’educazione genderless in pratica. Già accarezzata da altri divi di Hollywood e non solo.
In passato infatti ci eravamo occupate di trans gender che allattavano, della politica del genere delle scuole italiane, dei bagni per tutti i sessi e di giocattoli trans gender.
Insomma avevamo affrontato la teoria del genere sotto tante sfaccettature.
Ma io, personalmente, continuo a non capire tutto questo clamore quando qualcuno grida al genderless nell’educazione dei figli come ha fatto Kate Hudson.
La bimba è nata dicevamo a ottobre.
L’attrice ha pubblicato da allora tante foto sui suoi profili social della piccola Rani. Anche qui niente di nuovo. Tantissime mamme lo fanno. Con una bimba poi è ancora più facile peccare di vanità.
Rani è infatti apparsa con tutine e vestitini che la facevano sembrare davvero una bambola.
Kate Hudson ha raccontato in diverse interviste come per lei sia stata una novità entrare nei reparti di abbigliamento per femminucce, dopo avere cresciuto due maschi. Ed essersi sentita un maschiaccio per parte della sua infanzia, crescendo con soli fratelli.
Io però continuo a dire mah.
Cosa c’entra la parità di genere con il dire “lascerò che mia figlia decida se essere maschio o femmina”.
Cosa c’entra far andare i propri figli a scuola in gonna?
Che senso ha negare ai nonni la gioia di sapere se il proprio nipote è maschio o femmina solo per non “classificarlo”??
Non sembra anche a voi che una discussione come la parità di genere venga svilita da queste stupidaggini?
Io credo fortemente che quando un uomo o una donna non si sentono a proprio agio nel loro corpo sia sacrosanto accettare la loro voglia di cambiamento.
Ma questa “moda” di rilasciare interviste come quella di Kate Hudson mortifica la questione.
Anzi. Credo proprio che farsi vanto del fatto che i propri figli giochino indistintamente con giocattoli “per maschi” o “per femmine” sia già un paradosso. È necessario sapere che la figlia della Jolie si faccia chiamare John per accogliere la cultura genderless?
Nella squadra di calcio di mio figlio lo scorso anno si era iscritta una bimba che gareggiava con 10 suoi compagni maschi. E mio figlio maggiore a 2 anni giocava a fare la cassiera del supermercato. Volete fare un’intervista anche a me?? Anche no.
L’accettazione può anche non passare da Rani io dico. Stendiamo un velo su queste interviste che non lasciano il segno.
Piuttosto, se proprio vogliamo affrontare seriamente la questione del genere, lasciamo stare le interviste agli attori e facciamo in modo che queste persone vivano serenamente la loro condizione, magari evitando di sghignazzare quando una Luxuria va in tv a parlare a una classe di bambini.