Ultima modifica 28 Marzo 2019
Adesso le mamme non chiamano più i loro figli: “Pulciotto- Tesoruccio- Pasticcino- Cucciolo” ma “Nano – Hobbit- Sorcio – Superbaby …
E’ forse mutata la loro tenerezza nei confronti dei pargoli? Certo che no!
L’affetto incondizionato per i bambini è un dato così inconfutabile che non stiamo neanche qui a discuterne. Una mamma che chiama Tzunami il proprio bambino non è meno amorevole di una che lo chiama Pucci Pucci della mia anima profondissima.
L’amore di mamma si evolve, ma fondamentalmente non cambia.
Quello che muta è il modo di manifestarlo, non il sentimento di base.
Il linea generale ultimamente le mamme hanno trovato un’ottima soluzione di sopravvivenza alle vicissitudini di una vita coloratissima ma innegabilmente complicata. Ridere non è sinonimo di scarsa profondità, ma è un sistema efficacissimo per affrontare problemi che altrimenti ci trascinerebbero nella depressione più nera.
E una mamma è già incasinata troppo di suo per dover combattere anche la depressione.
Il fenomeno è abbastanza diffuso, soprattutto sul web.
Esiste un nutrito gruppo di madri blogger che smorzano con tanta sana ironia la stanchezza del quotidiano. Tutte queste voci popolano di sorrisi l’universo mammesco, un mondo costituito di donne lontane anni luce dalla perfezione.
Sono madri genuine, spontanee e sotto certi versi coraggiose perché non temono di affermare che i figli, a volte, sono degli spietati trita zebedei.
Intendiamoci: di trita zebedei è piena anche la storia passata.
Ma le donne, ancora pienamente invischiate in retaggi duri a morire, non raccontavano apertamente certi aspetti dell’essere mamma, anche se avrebbero avuto una voglia matta di farlo. Una madre che oggi afferma di voler mettere il figlio all’asta su Ebay sta chiaramente scherzando. Non è impazzita, dispone semplicemente di uno strumento di comunicazione diverso.
Molte mamme negli anni ’80 avrebbero dichiarato la stessa cosa, con la differenza che trent’anni fa Ebay non esisteva ancora.
Ecco un esempio tipico di conversazione tratta dal passato:
“Beh.. si, Luigino sono quattro anni che la notte non mi fa chiudere occhio.
Devo imboccarlo ancora, da quanto è nato l’ho lasciato soltanto una volta ai nonni, ma è stato quando ho partorito di nuovo. Da quando è nato il fratellino, poi, sono sempre con i seni all’aria perché l’ultimo arrivato ha sempre fame. Ma non è così male…
Visto che il piccolo ciuccia sempre e l’altro non dorme mai, allora la notte approfitto per leggere le fiabe al più grande e magari, se mi avanza un po’ di tempo, intanto mi lavo i denti perché non è che riesca a farlo proprio tutti i giorni.
Ma non me ne lamento affatto: sono una mamma, e certe cose le devo assolutamente fare. E poi, figurati se posso chiedere una mano a mio marito: lavora tutto il giorno, lui!”
Diciamocelo, questa mamma in realtà avrebbe avuto voglia di dire:
“Io non c’ho un figlio, c’ho un gufo… Non dorme da quattro anni.
Quattro anni, capisci? Quattro fottutissimi anni!
Vorrei schiaffargli un goccetto di tequila nel biberon, giusto per godermi almeno due sacrosante ore di sonno. L’ho lasciato ai nonni una sola volta, quando è nato il più piccolo: ero al settimo centimetro di dilatazione e gridavo tanto che al vicino di casa cardiopatico gli è venuto un attacco di angina pectoris. Mammone com’è, non avrebbe esitato ad entrare in sala parto e recidere a morsi il cordone ombelicale del fratellino piuttosto che mollarmi.
La notte a casa mia sembra il set di Twilight: un vampiro attaccato alla tetta, l’altro che svolazza per il corridoio peggio di Batman ed io, che c’ho una faccia che neanche la Sig.ra Frankestein.
Io amo alla follia mio figlio. Mi strapperei le unghie dei piedi tutti i giorni dispari della settimana pur di non vederlo mai soffrire, ma certe volte vorrei chiedere asilo politico in un centro Mességué e sparire nel nulla.
Ironizzare, dissacrare, iperbolizzare è una sorta di divertente esorcismo che allontana i fantasmi offre il modo di sfogarci con una bella risata. Ridere evita l’effetto pentola a pressione: immagazzinare bile senza sfogarsi mai, in alcun modo, produce effetti deleteri.
Non tutte le mamme possiedono il prezioso dono dell’ironia, non tutte le persone in generale, a dirla tutta.
Almeno ogni tanto, però, proviamo a riderci addosso. E’ benefico, non fa male a nessuno ed è più efficace e sicuramente più economico di un ciclo di sedute dallo psichiatra.