Ultima modifica 20 Giugno 2019
“Tutto questo tempo a chiedermi cos’è che non mi lascia in pace…tutti questi anni a chiedermi se vado veramente bene così come sono…”
Le domande che nella canzone “Qualcosa che non c’è” hanno tormentato Elisa per “tutto questo tempo, tutti questi anni”, sono le stesse che tormentano un po’ tutti gli adolescenti.
Cos’è che non mi lascia in pace? Vado veramente bene così come sono?
La risposta, chissà perché, è quasi sempre no.
Non si va mai bene così come si è.
Si è sempre troppo alti, troppo bassi, troppo timidi, troppo vivaci, troppo grassi, troppo magri, troppo sensibili, troppo…
Che controsenso.
Si è sempre troppo qualcosa, eppure non ci si sente mai abbastanza.
E nemmeno Elisa, che oggi sul palcoscenico appare così sicura di sé, è stata immune da questa contraddizione.
Da ragazzina, infatti, traduceva i testi delle sue prime canzoni in inglese, perché dietro ad una lingua straniera i suoi pensieri le apparivano al sicuro, protetti da possibili giudizi e incomprensioni.
Anche lei era vittima della “maledizione” di chi non ha il coraggio di “imbrattare i muri” e che i propri pensieri li tiene scritti sulle ante dell’armadio, nella parte interna.
La “maledizione” di chi non ha il coraggio di gridare al mondo i propri pensieri.
Quei pensieri che ci appaiono sempre troppo inadeguati, troppo ridicoli, troppo sbagliati, senza renderci conto che l’unico vero grande sbaglio è stato quello di averli tenuti troppo chiusi dentro.
La “maledizione” di chi non ha il coraggio di essere se stesso.
Quel “Se stesso” che ci appare sempre troppo poco, mai abbastanza.
Diverso (ma diverso da chi?) E allora cerchiamo di cambiarlo, di renderlo uguale agli altri. Adatto (ma adatto a cosa?). Ci dimentichiamo che non esiste nessuna perfezione, un “punto di arrivo”, a cui aspirare.
Nessuna scala di valutazione.
Esiste semplicemente il fatto che “ognuno di noi può essere soltanto quello che è. E che il vero splendore è la nostra singola, sofferta, diversità”, come scrive Margaret Mazzantini.
Non è solo una bella frase, ma è la verità.
La nostra diversità è spesso sofferta a causa di quelle fastidiose domande che ci tormentano.
“Vado veramente bene così come sono?” Ma è proprio in essa, nella nostra tanto sofferta diversità, che risiede il vero splendore. Per cui dovremmo imparare a sostituire i punti interrogativi con dei punti fermi.
Vado veramente bene così come sono.
Non ne abbiamo solo bisogno, ma anche il diritto!
Anne Dickson in “A woman in Her Own Right”, elenca i sette diritti umani basilari, tratti dalla Carta dei diritti della persona. Il più importante, quello che non dovremmo mai dimenticare, è “il diritto ad essere se’ stessi.”
E un altro, non meno importante, è “il diritto di esprimere i propri sentimenti, opinioni e valori personali” che potrebbe essere sintetizzato in “diritto di imbrattare i muri”.
Con i propri pensieri, sentimenti, opinioni e valori personali.
E di non tenerli ben nascosti nell’armadio, o tradotti in una lingua straniera per proteggerli dal mondo.
Miriam Santimone