Ultima modifica 17 Giugno 2023
Con un’amica parlo della bocciatura alla primaria.
Esiste. Come no! Certo che esiste.
C’è la possibilità reale di fermare per un anno un bambino, se c’è unanimità nel consiglio di classe.
Quando bocciare un bambino alle elementari è giusto.
La nuova normativa prevede come novità che la scuola, prima di bocciare, deve aver attivato tutte le possibilità di recupero del bambino: dai corsi pomeridiani alle metodologie inclusive a sostegno di un disagio probabilmente sia sociale e che nell’apprendimento.
Quindi rilassiamoci.
Via gli attacchi di panico.
Chi non sa i verbi e le tabelline…. no
Non sai i Babilonesi e gli Egiziani?… nono
Chi non sa… chi non sa… no!
Vi invito a farvi una domanda:
un bambino che non ha difficoltà
specifiche riconosciute,
perché non sa?
Siamo sinceri, la nostra posizione socioculturale sulla bocciatura è di ispirazione punitiva. Se non sa, puniamolo; ripete, così saprà.
Prendiamo un 8/9 anni: storicamente dovrebbe sapere le tabelline, i verbi, saper narrare la storia come un piccolo Esiodo e le scienze come il narratore della National Geographic… eppure non sa!
E allora il sentire comune pensa che vada fermato per bloccare l’analfabetismo dilagante!
Ma la “punizione” universale, proprio perché non sa, la merita realmente lui?
Perchè il bambino non sa?
Su questo sono un po’ estremista: il bambino senza difficoltà specifiche, se non sa è perché la sua realtà a casa e a scuola, consapevolmente o senza rendersene conto, non gli permette di sapere.
Per quanto riguarda le colpe “di casa” sono il disinteresse per ciò che fa ed impara.
La solitudine nell’organizzarsi, ovvero la mancanza di un appoggio o perfino una guida negli orari, nel preparare lo zaino, nella lettura del diario, nell’andare a letto presto.
Un esempio per tutti: andare a letto alle 9 è primario. Se piange, tranquilli, non si scioglie.
Bisogna tener duro, altrimenti la mattina il cervello si sveglia alle 10 quando è ora di ricreazione e non è cosa. Perde uno, perde due, perde tre momenti importanti in una settimana, poi come recupera? Il mandarlo in orario e stanco, purtroppo rientra nella correttezza, non risolve affatto.
Passo alla scuola.
Un bambino è curioso e vuole conoscere, per definizione.
Ma un bambino è anche una piccola persona con le sue caratteristiche che non possono essere sottovalutate.
Mi rimbalzano in mente le parole di un libro. Ne sto leggendo 4 (bruttissima abitudine), e non ricordo dove, però fidatevi, le dico a braccio.
Se un bambino viene giudicato lento, è perché a scuola si premia la velocità, se viene giudicato impacciato, è perché in quella scuola si premia l’esuberanza.
Un bambino viene giudicato incapace perché non impara le tabelline, se si pensa che la matematica corrisponda al calcolo punto e stop. Se un bambino non sa parlare organizzando un discorso è perché non ha l’oratoria nel sangue e mai l’avrà…
Insomma quando giudichiamo un bambino, dobbiamo prima analizzare il nostro sistema valutativo. Se già quello è escludente, hai voglia a fare sorrisi e carezze sulla testa.
(mi perdoni l’immenso autore della Cit.)
Io credo che ogni bambino debba avere la possibilità di entrare nella SUA scuola che deve riconoscere ciò che è capace di fare ed anche come è capace di fare.
Si parla in questi ultimi anni di analfabetismo di ritorno.
Ecco, probabilmente tutto ciò che i nostri bambini imparano a scuola (ed è tanto, ma tantissimo per loro), poi viene sprecato. Come?
Con la società che ci convince (e forse ci costringe) a prendere un esperto per ogni cosa, facendoci pensare di non essere in grado. Una società che ci stordisce a tal punto che, se dobbiamo andare all’anagrafe, prendiamo la prima porta dell’Ufficio Cultura per chiedere, senza aver visto il cartello “Anagrafe” che ci ha quasi fatto un frontino.
Un bambino che va a scuola si accorge perfino del cambio di borsa della maestra, si ricorda che gli avevi promesso la storia di Talete e la misura della piramide… “L’altro ieri maé ce l’hai detto. Domani la porti?” il terzultimo giorno di scuola.
Chi vogliamo bocciare?
Forse la nostra supponenza, la nostra morale, la nostra presunta cultura andrebbero bocciate.
Un bambino che non sa le tabelline, ne ha molta di più di chi tifa per la bocciatura, perché magari sa risolvere il problema di un test di logica su banane, mele e ciliegie che ha fatto cadere 300 delle 400 persone ad un concorso pubblico.
Io resto convinta di tutto questo dopo 18 anni che osservo bambini.
Non credo cambierò idea mai, nemmeno se me lo spiegaste con un disegnino.