Ultima modifica 19 Dicembre 2015

Quando sento una mamma adottiva dire “adottare mi ha rovinato la vita” mi rendo conto che questo è forse la più devastante fase di una adozione.
Siamo abituati al pensiero che un figlio adottivo possa non sentirsi mai figlio ma siamo poco avvezzi, anche al solo pensare, che ci sia qualcuno che possa esprimere questo pensiero a voce alta.

Facile sentir urlare da un figlio:” che volete da me, voi non siete nemmeno i miei veri genitori!”; ogni genitore adottivo prima o poi si sente dire questa frase e, anche se si risponde un determinato: “forse in questo momento non ti sentirai figlio ma io continuo a sentirmi tua madre/padre”, il sentirlo porta un grande dolore.
Ma quando un genitore, che è diventato genitore perché lo ha strenuamente voluto, che ha impiegato anni a cullare quel sogno, arriva a pensare, e soprattutto esternare credendoci, questa cosa, deve esserci un grande dolore pari a quello del figlio che urla “tu non sei mia madre”.

adozioni

Guardarsi indietro e credere che “si sarebbe stati meglio senza” è, io credo, più un tentativo di non voler guardare in faccia una realtà che ci fa soffrire ed un grande senso di inadeguatezza.

Forse in questo pensiero c’è tutta la nostra umana fragilità che porta a convincerci che non eravamo adatti ad intraprendere questo percorso oppure nasconde la terribile paura di non essere riusciti a fare quello che noi chiedevamo a noi stessi di fare cioè far volgere al meglio quella vita che avevamo preso fra le mani e di cui c’eravamo presi la responsabilità. Ecco allora che si nega e si pensa che sia l’aver cercato di forzare la mano alla vita che, nella maggior parte dei casi ci aveva negato la gioia di essere genitore, volendolo diventare ad ogni costo ad averci rovinato l’esistenza. Si, perché in questo caso spesso ci si addossa la colpa di quel non essere riusciti.

Una gran parte dei ragionamenti sono sul “cosa ho sbagliato?” o “in cosa ho fallito?” più che sul fatto che magari il problema sia l’atteggiamento del figlio.

Capiamoci, un fiume è fatto con due rive quindi di responsabilità ci sono da una e dall’altra parte ma sono convinta (naturalmente parlo con il punto di vista di madre adottiva) che noi genitori adottivi siamo sempre pronti a caricarci di colpe spesso non nostre, sempre pronti a criticarci e dirci che abbiamo fallito o non siamo stati in grado di. Spesso siamo carenti di quel fatalismo che porta a far sopportare, e anche a superare, le prove che il destino, la vita o, se si è persone di fede, Dio ci riserva. Sempre pronti a vedere le mancanze e mai i successi, ed è lì che germoglia quel pensiero atroce.

Eppure di successi ne abbiamo tanti nel corso della nostra vita genitoriale, tanti sono quei piccoli o grandi passi che i nostri figli fanno grazie a quella mano che li sorregge e li accompagna per un pezzo della loro vita e quella mano che accompagna e sorregge è la nostra. Magari sarà una mano che a volte tentenna, che trema così forte da perdere la presa, che a volte sbaglia ma che è sempre tesa e pronta. Quella mano che si chiama “amore” anche se magari i nostri figli non sanno come accettare questa offerta perché non hanno avuto le basi per imparare cosa significa essere amati perché se nessuno ha risposto alle loro richieste di accudimento nella primissima fase della vita, non hanno avuto neanche la possibilità di imparare a farsi amare ed ad amare a loro volta.

Non è genetica, non è cattiveria; è incapacità. Ho sempre pensato che il più grande lavoro che dobbiamo fare con i nostri figli sia quello di insegnare loro che, benché siano stati lasciati, hanno il pieno diritto di essere amati da qualcuno e che quel qualcuno possiamo essere noi che abbiamo scelto, non tanto loro, ma di dare il nostro amore ed il nostro tempo ad un essere che ne aveva bisogno e che con questo gesto abbiamo colmato quel piccolo grande vuoto che c’era nella nostra vita.

Alla fine credo che anche un fallimento  per quanto devastante per ogni componente della storia adottiva, non sia mai qualcosa di totalmente “buio” (ed anche qui parlo da madre, ma mi piacerebbe ascoltare la voce di qualche figlio) perché durante il cammino abbiamo amato e quell’amore rimane, quell’amore ha lasciato un segno che magari noi non vedremo ma io sono sicura che c’è e che loro lo sentono. Possono fingere di bastarsi, posso convincersi di non averne bisogno, possono credere perfino di essere più forti e più liberi così, ma ci saranno dei momenti in cui ne sentiranno la mancanza. Sentiranno lo sconcerto del vuoto e rimpiangeranno un poco quella mano che si stringeva intorno alla loro.

Infine, credo nella gratuità dell’amore, credo nella bontà delle nostre intenzioni, credo nella volontà di ognuno di noi nel fare il meglio possibile per i nostri figli anche se i momenti di sconforto e di smarrimento sono tanti ed a volte il senso di fallimento fortissimo. Ma non siamo dei super eroi, siamo soltanto esseri umani. Quello di cui dobbiamo convincerci è a non cedere a quel lato oscuro che ci porta a rassegnarci, a prendere la strada più facile del far finta di non amare più perché non sufficientemente riamati, dobbiamo resistere alle sirene dell’aver “fatto di tutto” e continuare a lottare affinché anche il più restio dei nostri figli senta tutto l’amore che proviamo per loro.

Elisabetta Dal Piaz

Riminese trapiantata per amore in Umbria da ormai 18 anni. Ex dietista e mamma attempata, di due fantastici figli del cuore che arrivano dal Brasile. Ma il tempo passa e i figli crescono (e non sia mai avere mamma sempre fra i piedi) ho ripreso a studiare e sono diventata Mediatore familiare, civile e commerciale. E a breve...mediatore penale.

2 COMMENTS

  1. Un altro articolo scritto con quella tua caratteristica che mi piace tanto, il senso della realtà senza veli e ipocrisie.
    Tante volte ci carichiamo di sensi di colpa se siamo noi a provarlo o peggio colpevolizziamo l’altro genitore che dice a voce alta: ” Era meglio quando eravamo soli, chi ce lo ha fatto fare!”
    La coppia genitoriale allora vacilla e diventa faticoso il percorso educativo. Per questo e per altri motivi più volte evidenziati dai tuoi articoli, sono convinta dell’utilità del post adozione, degli incontri di auto mutuo aiuto. Questi infatti aiutano a prendere consapevolezza dei propri limiti personali e di quelli del coniuge e a guardare ciò che si prova alcune volte nei confronti dei figli in chiave realistica.

  2. Il post adozione sarebbe fondamentale in questo nostro paese ma ancora non se ne vede ombra. Uno scandalo vero?!

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