Ultima modifica 17 Giugno 2023
Un’ora di gentilezza a settimana, a scuola, propone un piccolo articolo di una bellissima pagina web.
Un’ ora per riflettere sul proprio rapporto con gli altri e cercare di migliorare se stessi.
Ma la cosa più interessante in quelle 10 righe è il concetto che l’essere gentile sia una scelta personale.
Sono d’accordo su tutta la linea.
Ma non mi basta.
Io la insegnerei un’ora di gentilezza alla settimana, ma solo come “facciamo il punto” di ciò che è accaduto nel corso dei 5 giorni precedenti.
E sono d’accordo sul fattore della scelta personale, ma mettiamo a disposizione dei bambini e dei ragazzi le opzioni più interessanti.
Potrebbe darsi che qualche bambino o ragazzo non sappia neanche di poter decidere, perché da sempre guarda il mondo attraverso la lente della competizione e della prevaricazione e magari non ha mai conosciuto il rispetto ricevuto: non sa veramente come darlo agli altri.
Essere gentili presuppone un impegno diverso rispetto al disinteresse nei confronti dell’altro, ma se prende il giro si dimostra il modo più intelligente di vivere in una comunità.
La gentilezza. Sì, ma che è?
Posso dire che per me è la più alta forma di intelligenza sociale e me la spiego alle rotonde.
Sì, alle rotonde stradali. Che c’entra? Eh, c’entra.
Li vedi subito quelli del tipo 1 che, ad un rallentamento, si sistemano pari pari, stretti stretti intorno alla rotonda così, da una sola direzione bloccata se ne inceppano 4 : passoprimaiopassoprimaio… tutti fermi.
Poi ci sono quelli del tipo 2 che si fermano prudentemente prima di entrare nel giro e lasciano scorrere chi ha la direzione libera. Il traffico non si blocca, grazie ad una persona gentilmente intelligente.
La gentilezza è molto più che offrire un caffè.
E’ anticipare un bisogno, evitare un danno, risolvere un problema all’altro.
No, non c’entra nulla con l’amicizia.
E’ un modo di essere che si costruisce di giorno in giorno grazie a chi ti sta intorno, a chi ti ci fa pensare, a chi ti apre gli occhi sul fatto che, ovunque tu vada, gli altri ti faranno sempre da cornice. E li devi considerare.
Ho sempre in mente la frase di una collega “Sembra di camminare in un mondo di pietre che rotolano”.
Persone prive del senso di previsione e dell’altro, intrappolate nell’epoca di bambino “metrodituttelecose”.
Insegnare la gentilezza è una delle sfide quotidiane più importanti a scuola.
Se ne parlava l’altro giorno in un gruppo fb: i genitori devono stimolare la gentilezza attraverso l’esempio, ma gli insegnanti devono fare altrettanto, visto che uno degli obiettivi più alti della scuola è quello di formare i cittadini di oggi e domani. Quindi insegnare comportamenti civili e utili all’andamento sereno di una comunità non è una scelta, ma un dovere per le istituzioni scolastiche.
Un insegnante che tira dritto sulla socializzazione e non insiste sul rapporto, puntando al lavoro trito e scarno, non fa nulla per migliorare la nostra società e non mostra, ai ragazzi abituati a prevaricare, un modello di comportamento diverso che si può decidere di seguire.
Bambini e ragazzi con la corazza ci raccontano col loro atteggiamento che nel corso dell’infanzia o dell’adolescenza sono stati pagati troppo spesso con la moneta del disinteresse, dell’abbandono, del fastidio, della sfiducia.
Ora, la gentilezza è un fiore che va annusato ogni giorno e in ogni momento, altrimenti il suo profumo può anche confondersi tra altri odori, andando a nascondersi anche per sempre.
Ecco, almeno a scuola facciamo che questo fiore sia più profumato; facciamo che la gentilezza sia vista come qualcosa che faccia stare meglio in modo vicendevole, innescando un circolo virtuoso.
Dimostriamo come insegnanti che scegliere di essere gentili può essere una scelta che c’entra poco con la bontà e molto con la civiltà.