Ultima modifica 17 Giugno 2023
Noi insegnanti scorgiamo forse troppa poesia nel nostro lavoro.
Ci sentiamo responsabilità enormi, spesso invisibili che ci invadono anche la vita fuori orario.
Ma da fuori sembra quasi che la scuola vada perché va e punto.
E voi insegnanti non la fate troppo lunga, ché stare in cattedra non sarà mica così difficile!
Sembra che aperto quel portone sia tutto al suo posto e così resti fino all’uscita.
Se nasce un problema poi è spesso esagerato e superabile da opinionisti del momento.
La poesia ogni giorno rischia di lasciarci la pelle.
Spesso capita che le delusioni ce la rubino da sotto il naso, che non si riesca a ripescare più. Capita sempre più spesso a dire la verità.
Sembra.
Forse anche noi insegnanti per gli altri non riflettiamo ciò che siamo. Sembriamo.
A volte però un “viene a scuola così contenta” te ne fa sentire di nuovo il profumo, della poesia intendo….
Quello per cui con la collega ti rimetti a posto il cassetto e continui ad appendere piccoli cartelloni facendoti in testa domande significative da fare domani. Sì domani.
Domani, il luogo in cui pensi e speri di costruire ciò che non hai fatto oggi, perché non ci sei riuscita. Semplicemente.
Perchè in realtà la scuola
non va perché va…
non ha una chiave d’accensione.
Non ha un pulsante, non ha una griglia di partenza.
Ne ha 100, ha 1000 chiavi, ha 3000 pulsanti… cuori, parlo di cuori.
Quando manca la poesia torna a cercarci con prepotenza.
Ecco perché la scuola va: perché nonostante tutto, la poesia, quei visionari degli insegnanti, la vedono sempre.
Già.
Buona festa a tutti gli insegnanti.