Ultima modifica 9 Febbraio 2017
Ho un ricordo che risale ai primi anni sessanta, quando la prof. di latino di una prima classe del liceo scientifico mostrò inorridita ai suoi studenti alcune verifiche fatte, per far capire loro quale fosse il livello di conoscenza della lingua latina.
Una non prima né ultima riforma della scuola media inferiore, avesse cancellato lo studio del latino mantenendo solo dei riferimenti, nella terza classe: ecco come mai quegli studenti di prima erano così impreparati ed ecco perché la professoressa, così affezionata alla lingua insegnata, era tanto indignata.
Lo studio del latino, lingua morta, era la base per ben comprendere l’italiano, lingua viva e vegeta.
Qualche anno dopo un’altra professoressa rifiutò una cattedra di Costruzioni, in un’istituto vicinissimo a casa sua, preferendo quella di Tecnologia,materia più semplice, ma in un paese distante 50 km. Scelse una vita da pendolare semplicemente perché sapeva che non sarebbe stata in grado di insegnare quella materia come avrebbe voluto a causa delle politiche sessantottine dei voti di gruppo e i 18 assicurati.
Il tema in questi giorni è che alcuni professori universitari lamentano una mancanza di conoscenza delle regole della nostra lingua da parte dei loro studenti.
Non soltanto avvertono la totale mancanza di conoscenza di analisi logica e di sintassi, o l’assenza dell’uso di congiuntivo e condizionale o di non sapere nulla della consecutio temporum, ma purtroppo le lacune maggiori riguardano addirittura delle più elementari regole grammaticali, come ad esempio l’uso della lettera h ( nel verbo avere) e di avere un ristrettissimo vocabolario.
Certo non si possono imputare queste carenze all’ultimissima riforma detta della “Buona scuola”, ma di certo non sembra sia in grado di apportare anche piccoli miglioramenti, anzi…
La gravità della situazione risiede nella mancanza di amore per la nostra lingua e identità: siamo italiani e non conosciamo la lingua italiana, la nostra lingua!
Una volta si aveva l’abitudine di attingere conoscenza anche dalla lettura, ma perché, fatte poche eccezioni, leggiamo poco? Forse, di fatto non ci interessa lo studio approfondito dell’italiano, o, meglio, non interessa a chi emana le riforme del caso.
Ci siamo innamorati dell’idea che molte e diversificate devono essere le conoscenze, così che molte e diversificate sono le materie sin dalle prime classi, già nella scuola dell’infanzia, conoscenze vaghe, mai approfondite e, sovente, rese poco interessanti.
La lingua italiana sta perdendo importanza, sempre meno verrà studiato a scuola, sarà sostituitao dall’inglese, che verrà utilizzato anche per studiare, ad esempio, matematica!Come se i professori di matematica conoscessero tutti l’inglese e fossero in grado di insegnare utilizzando quella lingua!
Ma chi lo vuole questo per la nostra scuola e i nostri studenti ha una certezza: è necessario conoscere l’inglese per vivere e prosperare nel mondo di oggi e, a maggior ragione, quello di domani e allora, perché perdere tempo per studiare l’italiano?
Forse la nostra bella lingua sarà, in futuro, relegata al ruolo che oggi hanno i dialetti?
Allora solo pochi nostalgici saranno in grado di leggere e apprezzare, non voglio arrivare a dire Dante, ma nemmeno gli autori dalla scrittura più semplice e meno dotta.
Questa è la china verso cui ci stiamo avviando, un po’ senza sapere, un po’ chiudendo gli occhi.
Un paese senza identità, senza orgoglio di sé, un paese che si annulla e sostituisce la propria con l’identità di altri.
Qualcuno dirà che è il mondo globalizzato che lo richiede.
Solo a noi?
Qualcuno penserà che penso così perché conosco solo la lingua italiana. Non è vero. Il francese è la mia seconda lingua e l’inglese è il linguaggio che uso per parlare con i miei amici irlandesi, ho studiato lo spagnolo per leggere Garcia Llorca e poi Marquez.
Preferisco leggere in originale piuttosto che le traduzioni, ma leggo anche i dialetti perché mi piace conoscere le mie radici e quelle degli altri miei connazionali.
Semplicemente ho sempre amato la lingua italiana e non posso che essere triste nel vederla abbandonata così come se fosse una lingua di serie B dal suo stesso popolo.
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