Ultima modifica 27 Agosto 2020
Con la discussione in Senato della proposta di legge Pillon sulla separazione coniugale è venuto alla ribalta il percorso la mediazione familiare come una possibile strada da utilizzare per arrivare alla separazione in modo sereno.
Ma di mediazione familiare in Italia ancora se ne sa molto poco.
Cos’è quindi la mediazione familiare?
La mediazione familiare è un percorso che mira a far capire alla coppia che la fine di un rapporto non deve diventare anche la fine della famiglia specialmente per quanto riguarda la responsabilità genitoriale.
È un modo civile e consapevole di affrontare e risolvere in prima persona i conflitti familiari.
Cardine di questo percorso è la figura di un terzo neutrale, il mediatore, che incoraggia le parti a ripristinare una comunicazione in un clima di rispetto. Una persona che aiuta i genitori ad individuare e tutelare i bisogni individuali e quelli della famiglia con particolare riguardo ai figli ed il loro superiore interesse a mantenere rapporti affettivi con entrambi i genitori e i parenti più stretti.
La mediazione familiare può essere utile alle coppie che intendono separarsi e desiderano concordare le condizioni della separazione fuori dalle aule dei tribunali.
Coppie che preferiscono rimanere in un ambiente neutro e riservato.
In tal modo possono decidere in prima persona quale sarà il futuro proprio e dei propri figli evitando così che sia un giudice a stabilire ritmi e regole.
Questo percorso viene scelto in modo volontario dalle coppie.
Ed è proprio la volontarietà a diventare argomento di discussione nel disegno di legge 735 in quanto il senatore proponente vorrebbe renderla obbligatoria.
Da qui la perplessità di molti, soprattutto i mediatori stessi: come si fa a rendere obbligatoria una cosa che si basa sulla volontarietà?
Un controsenso!
Come potrebbero le coppie raggiungere degli accordi comuni e liberi se già in principio qualcuno dal di fuori impone di farlo?
Spesso le coppie che si separano attraversano una situazione di conflittualità tale che non vedono la possibilità di dialogo né tanto meno di accordo con il coniuge.
In questi casi se non si accostano in maniera concordata alla mediazione, si rischia che si ritrovino a viverla come un mero tentativo di conciliazione fra le parti simile a quella che fa il giudice durante l’udienza di separazione.
La mediazione familiare aiuta la coppia a fare quel percorso di consapevolezza necessario per superare le divergenze nate.
Le stesse divergenze che molto probabilmente li hanno condotti alla separazione.
Lo scopo è quello di aiutarli a capire l’importanza di comprendere ed accettare che quando un rapporto di coppia finisce non finisce invece il ruolo di genitori.
Insomma, si può non volere essere più coppia ma genitori si resta a vita.
Ed è in mediazione familiare che è possibile costruire un nuovo percorso comune.
L’intenzione è quella di pensare unicamente al bene dei propri figli senza se e senza ma.
L’unico interesse che conta è quello del minore che deve essere amato ed accudito da entrambi i genitori. Questo è fondamentale per consentire ad un bambino di crescere nella miniera più armonica.
Quindi ben venga introdurre la mediazione familiare nelle separazioni ma come una risorsa e non come una forzatura. Deve essere proposta ad esempio attraverso gli sportelli comunali in modo che le coppie abbiano una risorsa in più per continuare ad essere genitori.