Ultima modifica 24 Ottobre 2019
Difficile dimenticarsi il momento del parto.
Una mamma ha sempre una memoria formidabile.
Ricorda tutto del suo piccolo.
Il primo sorriso, il primo dentino, i primi passi.
E un milione di piccoli e grandi momenti.
Ma c’è un momento su tutti che, ovviamente, si ricorda nei minimi dettagli.
Il parto.
Che momento incredibile.
Difficile da spiegare e raccontare perché anche quando si condivide con la persona che era li con te, nel mio caso il marito, le sensazioni e i ricordi hanno sfumature e colori diversi. Perché a parte l’evoluzione “tecnica” del parto molto dei ricordi si concentra più sulle sensazioni provate che sul resto.
Ero alla 36esima settimana e esclusa la nausea mattutina dei primi tre mesi ho passato una serena e coccolata gravidanza.
Poi la mia pressione ha cominciato a salire troppo e una mattina andando al corso preparto invece di ritrovarmi a fare esercizi respiratori mi sono ritrovata ricoverata d’urgenza.
Non ci potevo credere e mi sembrava impossibile.
Io stavo benissimo, che ci facevo la dentro in camicia da notte?
Era troppo presto…
Sono passati lunghi giorni di degenza in cui eccetto i primi momenti di profonda tristezza e sconforto ho conosciuto un sacco di mamme fantastiche e tanti piccoli bambini.
La sera quando le luci si spegnevano ci ritrovavamo in cinque o sei in una stanza vuota e ci raccontavamo come eravamo finite in quella riunione di pancioni, parlando del problema ci avesse portate li, delle paure del dolore del parto e soprattutto di cosa credevamo sarebbe successo dopo..
Ci sono state qualche lacrime e tanta ironia.
Voglia di condividere un momento tanto bello che però si svolgeva in modo anomalo-
Si perché io avevo previsto tutto.
I primi dolorini. L’avviso al marito nel pieno della notte,.
La corsa in ospedale e lui che perde la testa mentre io stoica mantenevo la calma ed eseguivo la respirazione insegnata al corso preparto.
Si ok avevo visto troppe volte “senti chi parla” lo confesso.
E invece a quella parte del corso non ci sono arrivata.
Ero all’ottavo mese e in ospedale da dieci giorni. Parlavano di darmi una pastiglia per far arrivare le contrazioni.
Ma io mi ricordo che di notte quando anche le chiacchiere con le amiche pancione cessavano non riuscivo a dormire e vagavo per l’ospedale. Uscivo fuori nel cortile e pensavo. Ma soprattutto parlavo. Parlavo al mio piccolo nella pancia e gli chiedevo di uscire, di venire da me da un pochino prima.
E per tutti i diavoli lui lo ha fatto.
Una sera tardi mio marito mi aveva lasciato per tornare a casa e ho cominciato a sentire le prime contrazioni.
Alla fine lui è tornato e mi ha trovato seduta su una sedia che calma effettuavo una specie di respirazione e prendevo il tempo stringendo il bracciolo della sedia.
Poi lo ha fatto anche lui e quando sono diventate più forti abbiamo chiamato l’infermiera e siamo andati in sala parto.
Niente corsa in macchina, ma per il resto in qualche modo è andata.
E contro le mie previsioni che mi vedevano urlare in tutte le salse e dire cose terribili al povero papà non ho urlato affatto e non ho detto nulla di terrificante ma solo stretto tanto la mano e pianto insieme a lui. Anzi a dire il vero si è commosso prima lui di me, e tanto.
E’ nato alla stessa ora in cui tutte le notti a casa mi svegliava.
Dalle quattro di notte in poi non chiudevo occhio, scalciava come un pazzo.
E’ nato alle 4.03. Il mio ubbidiente e sereno bambino mi ha ascoltata quando gli dicevo di venire da me.
Ne sono convintissima. Sembrerò pazza ma io lo so. Lo so.
Del parto mi ricordo bene come mi guardava fisso fisso con i suoi occhioni blu.
Era così piccolo.
Liscio e con una testolina perfettamente rotonda.
Ricordo le lacrime così spontanee e meravigliose del suo papà.
E ricordo la felicità negli occhi di mia madre qualche ora dopo nonostante fosse malata di cancro; quanto ho ringraziato Dio perché lo stesse cullando con me.
Quando dicevo a mia madre che ero una fifona e avevo paura un po’ del dolore lei diceva sempre questo: ti ricorderai tutto di quel giorno ma non il dolore. Quello passa.
Resteranno altre cose come sensazioni predominanti vedrai.
Come sempre, lei… aveva ragione!