Ultima modifica 25 Giugno 2014
Ieri sera la Nazionale italiana è stata esclusa dai mondiali, perdendo 1:0 contro l’Uruguay. Prandelli ha dato le dimissioni.
E,a partita conclusa, insieme a mio padre che AMAVA il calcio, abbiamo fatto alcune considerazioni, scrivendo questo articolo a quattro mani che volevo condividere con voi.
“Quattro anni dopo l’esclusione dal campionato che si svolgeva, per la prima volta, in un paese africano, il Sud-Africa (l’Italia era campione del mondo), la storia si ripete anche in Brasile. Ieri sera la nazionale italiana, rimasta in dieci uomini per l’espulsione del suo giocatore Marchisio (giusta o sbagliata non conta più niente), è stata eliminata dall’Uruguay in una partita preparata scaltramente per il pareggio (il risultato minimo che poteva bastare all’Italia). Questa tattica, peraltro non nuova per i nostri azzurri che nel girone di qualificazione usa tutti gli strumenti per non affaticarsi troppo, raggiungere l’obiettivo con il minimo sforzo, questa volta non è riuscita.
Questo poteva andare bene negli anni in cui la squadra era fatta da molti calciatori bravi che, alla fine, non mancavano l’obiettivo.
Ieri non è stato possibile perché in un team, diciamolo chiaramente, in cui molti di essi o militano in club non titolati, in quelli che non vincono i campionati, oppure sono riserve dei numerosi giocatori stranieri che ormai hanno invaso il nostro paese, ritengo che non bisogna aspettarsi troppo. Questa è la sacrosanta verità. A questo punto, a competizione mondiale concluso (ahimè per noi), il problema è uno solo: che cosa si vuole fare della nazionale italiana? Devono prevalere i colori italiani oppure, viceversa, gli interessi che stanno dietro al mondo del calcio?
In definitiva, questo secondo punto di vista è quello che conviene a tutti, atleti compresi).”
Attendo da voi lettori una risposta.