Ultima modifica 18 Gennaio 2017
Una delle differenze maggiori che ho riscontrato tra la prima e la seconda figlia è la “precocità” nella conquista dell’autonomia.
Mi spiego meglio tutti bambini hanno il dono innato dell’imitazione e, quando in casa di bambini non ce ne sono, le prime persone da imitare sono i genitori. Se invece in famiglia c’è già un altro figlio questo diventerà il soggetto da imitare.
E questo avviene sia nel bene (imitazione come mezzo per aiutare nella crescita) sia nel male (imitazione come strumento che fa fare al figlio più piccolo cose non adatte alla sua età, a volte anche pericolose).
C’è poi una fase della vita del fratello maggiore, spesso con lo scopo di attirare l’attenzione su di se, in cui i ruoli si capovolgono ed è lui ad imitare il piccolo di casa facendo cose non specifiche della sua età ma di quella del fratello minore. Un esempio su tutti: la regressione nel mangiare o nel parlare, in casi un po’ più gravi può capitare che il “tornare piccoli” coinvolga anche i bisogni fisiologici e così ecco che il fratello maggiore torna a fare la pipì a letto o pretende di usare il vasino e via dicendo.
Se invece il processo imitativo segue la “fase normale” sarà il fratello più piccolo a cercare di imitare i gesti di quello maggiore e così potrà capitare che inizi a camminare un po’ prima del figlio numero uno, o che pretenda di mangiare o bere da solo quando non è ancora in grado di farlo autonomamente.
La mia seconda figlia ha 14 mesi ed è proprio questa la fase che stiamo attraversando, quella della ricerca di una sempre maggiore autonomia che nel concreto la porta a voler bere da sola da un normale bicchiere o a rubarmi di mano il cucchiaio della pappa per cercare di riempirlo da sola prendendo il cibo dal piatto. Tutte cose “positive” che di sicuro la portano a “crescere” un po’ più in fretta di quanto non abbia fatto la sorella che come soggetti da imitare aveva solo noi genitori.
Però questa spinta all’autonomia e all’indipendenza un po’ prima del tempo è un po’ più faticosa per l’adulto che la deve gestire e soprattutto contenere perché si manifesta nel bambino come una forma di agitazione continua.
Ma è anche vero che questa è una tappa dello sviluppo di un bambino perché la spinta verso l’autonomia è una cosa normale e fisiologica e ad un certo punto l’agitazione (tipica di questa fase) se ne andrà per lasciare il posto ad una nuova fase di vita.
Laura Zampella