Ultima modifica 17 Giugno 2023
E’ tutta colpa di Nicoletta…
Io non volevo fare la maestra.
Studiavo storia romana all’università, come se non ci fosse un domani e stavo ore a guardare le mie epigrafi adorate.
Pezzi di pietra che avevano un’anima… ma solo per me.
E poi, un giorno, per far contenta mia mamma, ho preso il diploma magistrale da privatista e tutto è andato per un altro verso.
Ma che c’entra Nicoletta?
E’ stata una delle più giovani direttrici didattiche d’Italia, con tre lauree ed un’idea di scuola precisa, stellare, che mi ha incantata, più delle mie adorate epigrafi.
Nicoletta mi ha fatto conoscere, all’ombra di una quercia, una scuola in cui il tempo era dei bambini, per i bambini, diritto di tutti i bambini.
Con lei, tranquilli, non erano solo belle parole.
E’ stata la mia formatrice per il concorso ed io credo di averlo vinto a causa sua.
Mi ha insegnato che il bambino deve vivere, esprimersi, pensare e sperimentare, in un ambiente ed un tempo dedicati per davvero.
Nelle sue scuole c’era una ludoteca fatta di giochi logici e strumenti per i bambini in grande difficoltà. Aveva attivato laboratori pomeridiani di riabilitazione, recupero, sviluppo con le sue insegnanti, logopediste, insegnanti formate in psicomotricità.
Ci faceva leggere passi di leggi illuminate: dalla legge 820 del settembre del ’71 ai decreti delegati del ’74.
Quello era sicuramente il periodo in cui la scuola ha ricevuto un’attenzione particolare e pedagogica… che mai più. Erano gli anni di Bruno Munari, Gianni Rodari, Franco Frabboni e si vedeva. Poi siamo vissuti di ricordi, con molti
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Soprattutto la legge 820 del ’71 rendeva stabili ed amplificava le sperimentazioni sul tempo pieno, già in essere da una decina d’anni: quella è stata la vera rivoluzione nella scuola.
Vi riporto il primo articolo della legge, per comprenderne a fondo lo spirito.
Art. 1. Le attivita' integrative della scuola elementare, nonche' gli insegnamenti speciali, con lo scopo di contribuire all'arricchimento della formazione dell'alunno e all'avvio della realizzazione della scuola a tempo pieno, saranno svolti in ore aggiuntive a quelle costituenti il normale orario scolastico, con specifico compito, da insegnanti elementari di ruolo. Il conseguimento dello scopo di cui sopra dovra' scaturire dalla collaborazione, anche mediante riunioni periodiche, degli insegnanti delle singole classi e di quelli delle attivita' integrative e degli insegnamenti speciali.
Per la prima volta, concretamente, si delineava l’idea-diamante dell’ “arricchimento della formazione dell’alunno” che amplificava la funzione della scuola, passando dalla sola istruzione all’attenzione per la persona: crescita a tutto tondo.
In questa legge risiede il contagio di iniziative sperimentali, attività alternative e modalità laboratoriali alla scuola a tempo normale (che ha poi trovato il suo difetto nell’ipertrofia di progetti esterni… purtroppo).
Proprio in questa legge spunta la gemma degli incontri tra insegnanti che, ancora oggi, settimanalmente, servono a portare avanti un lavoro organico per concordare linee comuni nella gestione condivisa della classe.
Sicuramente, nella complessità di oggi, tendente all’individualità, essere “costretti” al confronto rimane uno dei punti qualificanti della scuola primaria.
Mi permetto di dire che la nostalgia del maestro unico è veramente triste, oltre che anacronistica (anche e forse soprattutto pensando alla realtà mutevole e variegata in cui sono vivono, vivranno e lavoreranno i nostri figli).
L’idea da cui nasce il tempo pieno non è stata certo il raddoppio dell’organico, come impoveriscono alcuni, ma ha significato soprattutto ossigeno per esigenze sociali.
La creazione di tempi più distesi ed attività integrative ed alternative per l’apprendimento.
Era proprio la scuola di Nicoletta: una scuola aperta, nuova, piena di iniziativa e tempo dedicato.
La percezione comune del tempo pieno, però, non era quella e non lo è ancora.
La scuola di Nicoletta, purtroppo, viene vista solo attraverso la lente del “parcheggio lungo” e, sempre più spesso, non viene riconosciuto l’enorme lavoro che portano avanti le insegnanti e gli insegnanti del tempo pieno.
Lavorare con bambini, anche nel pomeriggio, prevede studio di attività adeguate, creative, innovative che devono battere 3 a 0 la stanchezza.
Allo stesso modo, chi lavora al mattino nelle scuole a tempo pieno, deve dosare il carico, altrimenti il pomeriggio crolla e diventa vuoto di significato.
In questi anni ho potuto osservare da lontano attività pomeridiane di scoperte matematiche, scientifiche, linguistiche, con bambini che sperimentano, seduti in terra, le loro idee. Una ricchezza che nella scuola a tempo normale si vede raramente.
Bambini in movimento, capaci di creare, sviluppare conoscenze, imparare ad imparare.
Sì perché si può anche imparare a fare i compiti, a studiare cercando il proprio metodo.
Le possibilità di una scuola così sono molteplici.
Qualcuno penserà che sono solo belle parole.
Io, invece, vedo la scuola di Nicoletta brillare ancora.
Non grazie alle riforme, ma alla volontà di insegnanti che ci credono.
Poi ci sono le realtà dei compiti dati nel fine settimana ed altre brevi storie tristi.
Ma io, la scuola a tempo pieno, la voglio pensare come la sognava e la realizzava Nicoletta.
Sarebbe bello modificare la percezione di questo modello che ha in sé un cuore pedagogico immenso, ma che purtroppo vive in una realtà politica e sociale che lo sbandiera, ma non lo conosce storicamente, non lo capisce e, di conseguenza, non lo fa crescere come dovrebbe.