Ultima modifica 21 Maggio 2018
Ho assaporato per pochi giorni una sensazione strana, indescrivibile, colorata di un misto di gioia, paura, felicità e spavento, una sensazione che a poche è dato provare, una sensazione che se non la vivi, non puoi capire. E se la vivi, difficilmente riesci a descrivere.
Le prime linee sul test di gravidanza fai da te non me la facevano neanche immaginare una cosa così, non ho fatto cure ormonali, e nemmeno avevo in mente che la mia bisnonna nel lontano 1938 avesse partorito dei gemelli. Alla prima visita si vedeva poco o niente, poi … dopo qualche settimana, eccoli! Riuscii a distinguerli bene sul monitor grigio, al buio, anche io! “Signora complimenti, ci sono due camere, due embrioni, avrà dei gemelli!”
Da quel momento ho vissuto una felicità speciale, quella felicità che nasce soltanto da una notizia così.
Ho pianto, per più di venti minuti, ininterrottamente, da sola, senza sapere bene perché, ma ho pianto. Ero la persona più fortunata e “piena” del pianeta, e ancora non ne ero del tutto consapevole!
La fame, le nausee e le visite successive. Frequenti. I progetti per cambiar casa, macchina, passeggino, le risa dell’amica che dice: “come faremo ad uscire tutti insieme? Saremo troppi!!”, la felicità di mio padre che spera in due maschietti (contemporaneamente!!!), le lacrime di gioia e l’ansia di mio marito per i doppi turni di notte, l’entusiasmo di mia madre che deve preparare un doppio corredino! La futura zia che già si preoccupa di regali e doppie feste di compleanno! Ed io, interamente catapultata in un vortice di pensieri, emozioni, sensazioni e ormoni! Smetto di piangere, mi convinco, non senza difficoltà, che ce la posso fare: posso superare i mesi a venire e le notti insonni, i tre piani senza ascensore prima di cambiar casa e i sacrifici da fare a lavoro. Smetto di piangere. Troppo in fretta. Dico a mia figlia (errore di proporzioni cosmiche) che nella pancia della mamma ci sono due bimbi, e rido. Inizio a ridere. Troppo in fretta (Faccio sempre tutto troppo in fretta).
Alla undicesima settimana, durante la visita di controllo, dopo aver ascoltato il cuoricino galoppante di uno dei due, si va alla ricerca dell’altro: riesco a distinguerlo bene sul monitor grigio, al buio, anche io. Non si muove, non è cresciuto, non ha battito. “Una delle due gravidanze si è interrotta”.
Ricomincio a piangere.
Si chiama “sindrome del gemello scomparso” o “gemello evanescente” (“vanishing twin”). Pare una cosa piuttosto frequente. Non voglio spiegare cosa sia, ne so quanto chiunque possa saperne leggendo in rete.
Cercando conforto, consolazione, condivisione (non so bene cosa, in effetti), nei forum e nei blog trovo decine di storie di donne che hanno affrontato la stessa situazione, e racconti improbabili di rapimenti alieni e cannibalismo! (Per fortuna esiste chi è capace, nella totale ignoranza e assurdità, di farti sorridere anche su situazioni del genere!).
Dovrei essere comunque felice, dovrei essere ragionevole, dovrei ripetermi che non ho colpe, dovrei rimanere serena per l’altra vita che porto in grembo, dovrei distrarmi, dovrei dire a mia figlia che non deve più dare necessariamente due bacini alla pancia, dovrei riposarmi e smetterla di vedere gemelli ovunque, dovrei affrontare la cosa con razionalità e buon senso. Dovrei?
Smetto di piangere e provo ad essere ragionevole! La razionalità che mi ha sempre contraddistinto però, mi fa solo vedere le cose in maniera più obbiettiva: ero una delle 2 donne su 100 che godevano del buono sconto sul parto! Due marmocchi al prezzo di una sola gravidanza! Occasioni che non trovi nemmeno nei migliori grandi magazzini in tempo di saldi e svendita totale per cessata attività! E ora rientro nel 20-30% di quelle stesse donne fortunate di prima, che vive la sindrome del gemello evanescente (… che poi, tanto evanescente non lo era … io l’ho visto benissimo!!). La mia razionalità mi fa fare solo i conti con le percentuali! La mia razionalità non fa altro che farmi sentire peggio convincendomi che non riavrò mai più i miei gemelli, non avrò altre possibilità, e che quel pezzo di cuore l’ho perso, per sempre. Facendomi sentire in colpa per non essere comunque felice.
Non voglio essere razionale, pensare che “doveva” andare così, (perché “doveva”?, scusate!) preferisco piangere, dando la colpa agli ormoni e agli alieni.
Non ci riesco ad essere razionale, riesco solo a ripetermi le parole di un’amica che dice: “solo il tempo aggiusta tutto”! Le voglio credere e allora aspetto che sia il tempo ad “aggiustare tutto”, sperando che anche questa volta però, succeda in fretta!
Leida Leg
vero, in certe occasioni la razionalità aiuterebbe, ma come si fa???
A me è successa la stessa cosa. Quando ho fatto la prima ecografia c’ erano due cuoricini, due battiti.
Pensa che ero andata a fare l’ eco convinta di non essere nemmeno incinta, invece erano ben due! Visti i precedenti io e mio marito abbiamo tenuto per noi la gravidanza, inutile dirti che però ogni momento della nostra giornata ci chiedevamo come avremmo fatto con due bambini, tutto si sarebbe raddoppiato, felicità e fatica. Ma eravamo felicissimi di iniziare questa avventura.
Alla seconda ecografia, però, il cuoricino che batteva era uno solo. Anche io mi sono ritrovata a pensare che dovevo essere comunque felice, che dovevo concentrarmi sull’ altra vita che era dentro di me.. ma è stata dura, durissima. Ed è finita solo quando ho visto nascere Angelo, anche se ogni tanto ci penso ancora..
Leggendo questo post verrebbe da dire: “Accidenti! Io ne vorrei almeno uno e non posso… e tu? A te ne resta sempre uno!” peró mi viene in mente l’esempio pratico di un amico anni fa mentre mi dava una notizia tragica difronte ai miei problemi cosí piccoli ed inutili… disse “Lo so che c’é la fame nel mondo…. ma se io ora ho voglia di una seconda bistecca perché ho male alla pancia dalla fame, non posso pensare ai problemi piú gravi o altrui”… questo per dire che il nostro é sempre il dolore piú grande di tutti, il problema piú grosso da risolvere, l’ostacolo piú insormontabile… vivi il tuo dolore con la consapevolezza che hai tutto il diritto di arrabbiarti un po’ col mondo per ció che la vita ti ha riservato…. é umano…
Credo che la razionalità vada a farsi benedire quando si tratta della nostra pancia e dei nostri bambini.
Io ho avuto una gravidanza terribile con il mio primo bambino
a 19 settimane mi si è rotto il sacco.
Indici di infezione a zero.
Significa che non avevo fatto nulla perché mio figlio restasse senza liquido da prima della metà della gravidanza. eppure, io ancora oggi, a distanza di quasi 5 anni, mi sento in colpa.
Irrazionale e folle? Forse. ma tant’è.
Io non ho mai vissuto una gravidanza, non vuole arrivare e quindi non so se mai la vivrò. Credo che il tuo dolore sia solo tuo e che nessuno si possa permettere di dirti niente se non che il tempo aggiusterà tutto. Dentro a quel cuoricino c’era un’anima di bambino e ora non c’è più ma la seconda anima, il cuoricino che ancora batte ha bisogno della mamma e di tutti. Lui NON HA COLPE! NESSUNO LE HA! E’ la natura che fa il suo corso, per motivi che magari non riusciamo a vedere ma ci sono. Se fosse stato tutto in ordine, fisiologicamente, il cuoricino ci sarebbe ancora.
Mi permetto di raccontarti questo: una mia cara amica è rimasta incinta inaspettatamente = panico iniziale. Erano due gemelli = panico doppio. Poi però la mamma prevale e la gioia raddoppia. Uno scompare.. come successo a te… e poi perde anche l’altro. Il nulla. Di nuovo resta incinta, stavolta lo cerca…. lo perde. Un nuovo nulla. Ancora insiste e resta incinta…. nasce una bambina meravigliosa. Per me ancora adesso dopo 8 anni quella bimba è un angelo, in qualche modo era lei che doveva venire al mondo. Io che sono biologa sono convinta che queste cose accadano per ragioni fisiologiche. Ma so che questo e nient’altro ti consolerà.. solo il tempo.
Preoccupatevi del gemello sopravvissuto, ve lo garantisco, io sono uno di quelli ( scoperto dopo molto molto tempo) e la spirale di malinconia che ti può accompagnare per tutta la vita non la potete neanche immaginare.
Stategli vicino e cercate di capirlo.
ciao
Antonio come hai capito di essere un gemello sopravvissuto?Se hai voglia di parlarne,chiaramente…
Non so se ancora c’è qualcuno che legge i commenti a questo post, Leida o Antonio chi lo sa….Io sono una gemella sopravvissuta, mia madre ha vissuto questa esperienza, ora ho 19 anni e sto bene, ma manca sempre un pezzo di cuore anche a me.
Come ha detto Antonio state gli vicino e capitello, è una vera e propria sindrome quello che resta a noi e la consapevolezza è la miglior cura….raccontagli ciò che è accaduto, lo renderà più forte! ❤
Leggo solo ora questi commenti perché sono alla ricerca di approfondimenti sul tema del gemello superstite intorno al quale sto concludendo un libro che verrà pubblicato fra poco. Sono contenta che qualcuno la conosca questa sindrome, perché è di questo che si tratta. Chi vuole può visitare la mia pagina Facebook, Il gemello perduto, e se volete info scrivetemi pure. Buon cammino a tutti!
ciao Elena, grazie per il tuo commento e tienici aggiornate. quando esce il libro ne parliamo con piacere!!!! scrivi a redazione@lenuovemamme.it