Ultima modifica 1 Marzo 2016
Sembra incredibile quante idee strampalate possano venire ad una donna.
Abbiamo un cervellino che non si ferma mai, dentro queste teste a volte così pesanti, sotto le nostre pettinature emotive e colorate. Sempre in attività, costantemente occupato, spesso con risultati non ottimali, ma è uno dei nostri organi che più si impegna. Dopo il cuore, ovviamente, perché quello batte sempre più di quello che ci aspettiamo.
Se oltre al nostro essere donna, si affianca anche la maternità, allora i pensieri non finisco proprio mai. Oltre alle nostre personalissime preoccupazioni, ora aggiungiamo quelle per i nostri figli. Quegli esserini che abbiamo partorito con dolore, tanto dolore (che col cavolo si dimentica) e che non ci hanno fatto dormire per mesi… O forse più…
Ultimamente i miei di pensieri erano proprio concentrati su di loro, i bambini più belli del mondo, i miei che gironzolano per casa e che manifestano a giorni alterni sintomi di pazzia post separazione.
Così ogni giorno qualcuno qui a casa può dare i numeri e io di sicuro non mi annoio mai.
Per canalizzare queste giovani energie ho avuto una piccola intuizione. Veramente modesta.
Però in fondo le cose semplici sanno essere estremamente efficaci. Come un bacio.
Ho iscritto mia figlia a pallavolo.
Due allenamenti a settimana ognuno per due ore.
Nuovo gruppo di ragazzine, perché la squadra non è quella di istituto, ma qui confluiscono bambine dalle diverse scuole della zona.
Ginocchiere e coordinazione motoria, difficile per chi come lei non ha mai veramente praticato uno sport. Sempre un paio di mesi qui, un altro paio in un’altra associazione, senza mai sentire l’appartenenza e dandole un po’ vinta la battaglia sull’incostanza proprio perché così brava a scuola.
Ora che le regole del gioco sono cambiate e non posso più reggere una preadolescente così instabile per casa, ho pensato proprio di canalizzare nello sport un po’ di energie.
Il fratello da anni gioca a basket, con buoni risultati e con una bella soddisfazione personale che si consolida nel tempo. Così tra me e me, davanti allo specchio, mi sono detta che poi tanto male non poteva fare.
Coinvolgendola un pò, stimolandola quanto basta, proponendo attivamente la cosa, credo di aver ottenuto il risultato sperato. Anche perché tante volte, proprio durante le separazioni, noi mamme ci ritroviamo sempre così protettive con i figli che spieghiamo tutto fino allo sfinimento. Cerchiamo di placare così il nostro senso di colpa, che ci accompagna mattina mezzogiorno e sera, e parliamo di aspettative, di stati d’animo e di emozioni, quando ogni tanto basterebbe anche solo mettere un punto e fare i genitori. Cambiare aria e focalizzare le energie in qualcosa di stimolante a livello mentale ma soprattutto fisico.
Sono bambini e non piccoli adulti, non dobbiamo dimenticarlo.
Senza dimenticare che non c’e niente di più bello che sudare e venire a casa felicemente stanchi. Sono così mentali questi figli, che aiutarli a rientrare nella dimensione “fisica” del gioco, dando quattro calci ad un pallone, diventa doveroso. Non vorrei sembrare la solita mamma noiosa che si lamenta dei videogiochi e che spinge i figli a giocare al parco, ma forse lo sono proprio in pieno.
Con questo piccolo cambiamento ho visto grandi sorrisi nella faccia di mia figlia. Di quelli belli e sinceri, con gli occhi da bambina. Perché non ha nemmeno compiuto 11 anni ed è ancora una bambina anche se questa fretta per crescere e iniziare a fare le cose “da grandi” è ormai inarrestabile.
Sta imparando grandi cose.
Responsabilità per la sua divisa.
Organizzazione degli impegni in base agli allenamenti.
Studiare per tempo perché c’è la partita.
Andare ad allenamento e provare a fare un palleggio.
Sentirsi parte di qualcosa, che non sia scuola e non sia famiglia.
Per me significa soprattutto offrirle un paracadute: un modo per sviluppare i suoi interessi, occuparsi di se stessa e conoscersi in una nuova luce. Distraendo l’attenzione sul mio precario equilibrio domestico e pensando a lei. Del resto sono io che mi sono separata, ma lei ha la sua vita e le sue mille porte ancora da aprire.