Ultima modifica 27 Gennaio 2016
Molto poco conosciuta nella quotidianità, la toxoplasmosi diventa l’incubo di molte donne durante la gravidanza.
È causata dal Toxoplasma gondii, un protozoo che viene trasmesso dai gatti oppure mangiando carni crude o poco cotte, salumi crudi, verdura e frutta lavate male.
Questo tipo di infezione rimane poco conosciuta al di fuori del contesto gravidico perché, quando viene contratta, la maggior parte degli individui la supera in modo asintomatico; nei rari casi in cui si manifesta, i sintomi sono molto aspecifici (disturbi cervicali, stanchezza, cefalea, dolori addominali).
Durante la gestazione però, bisogna fare molta attenzione: se contratta per la prima volta, può dare luogo a gravi forme di fetopatia.
La gravità dei sintomi e la possibilità del passaggio placentare del protozoo variano a seconda dell’epoca gestazionale: la probabilità per il feto di essere infettato aumenta col progredire della gravidanza; al contrario, col passare del tempo invece diminuisce la probabilità che si instauri un disturbo grave.
Nella fetopatia toxoplasmosica, anche se asintomatica, vi è tendenza al parto pretermine e ad un vario grado di restrizione dell’accrescimento endouterino.
Nelle forme diffuse gravi si ha la disseminazione del parassita in numerosi parti del corpo del bimbo (cuore, polmoni, fegato, cervello) e determina molto spesso l’aborto.
Le forme a localizzazione neurooculare sono invece caratterizzate da idrocefalo, corioretinite, calcificazioni endocraniche e convulsioni in epoca neonatale.
Fortunatamente queste forme gravi si manifestano molto raramente: la probabilità di infezione è molto bassa (in Italia è stimata una frequenza di 2 su mille) e di questi solo una piccola parte manifesta le forme descritte. Considerando tutta la durata della gravidanza, in caso di primoinfezione materna, il 61% dei bambini nascerà sano e, del restante 39%, il 26% avrà l’infezione senza manifestare i sintomi, il 7% avrà una fetopatia grave e il 6% lieve.
Per questo in gravidanza è molto importante controllare, attraverso gli esami del sangue, gli anticorpi presenti contro questo protozoo, non mangiare carne e insaccati crudi, pulire accuratamente frutta e verdura e soprattutto lavare bene le mani dopo aver toccato gatti, frutta e verdura sporchi o aver fatto attività in giardino o nell’orto.
Elena Ferrari