Ultima modifica 20 Aprile 2015
Non è che si possa dire che l’attenzione generale sia fossilizzata sull’I.l.v.a. di Taranto, è vero ogni tanto se ne parla, ogni tanto, ma quando accade un fatto, è come se la anormalità normale non fosse importante.
Ma, purtroppo non è solo Taranto ad avere dei problemi, tante piccole o grandi Taranto sono sparse sul territorio italiano a cominciare da quella Seveso, per passare da porto Marghera, Genova ( che ha già fatto le sue battaglie e, forse risolto la sua situaione di salubrità pur in cambio della perdita di molti posti di lavoro), ma tanti altri sono i siti devastati da industrie sorte nel dopoguerra sul’onda dell’entusiasmo del progresso senza pensare nè al paesaggio, che pure è importante non solo per la vita di tutti i giorni, nè al turismo che è, da sempre, una delle voci più importanti del nostro bilancio, senza che neppure un dubbio sul conseguente inquinamento sfiorasse le menti degli impreditori e di coloro che avevano approvato i progetti e dato le necessarie autorizzazioni.
E non mi si dica che era troppo presto, che non c’era una casistica di disastri incombenti, perchè che i prodotti chimici fossero forieri di inquinamenti e di possibili malattie per le persone, era ben nota sopratutto nelle alte sfere della medicina, ma chi sapeva preferiva tacere, privilegiando il lavoro soprattutto e sopra tutti.
E oggi, per merito o colpa di un giudice, si parla solo di Taranto e non di altro.
Ma parliamo un po’ di quel che succede a Gela.
Bimbi nati deformi, senza un orecchio, senza palato, con 6 dita delle mani o dei piedi, deformazioni del cranio e anche qui tumori, malattie renali, respiratorie e cardiovascolari.
E non è l’i.l.v.a., non è Taranto, ma siamo a Gela, in Sicilia, dove le terre sono state regalate negli anni ’60 alle raffinerie.
L’Eni e la Esso si sono spartite quelle splendide terre nel profondo delle quali esistevano giacimenti di petrolio che, secondo molti, potevano rappresentare il riscatto economico di quell’isola.
Lavoro, che nessuno pensava, o non voleva pensare, si dovesse pagare con la vita, con i nati deformi, con i bimbi senza sorriso, che quel lavoro portasse tanti morti, più che in tutte le altre parti d’Italia, più che a Taranto, più che nelle altre regioni inquinate di questa nostra penisola.
E sono sempre di più!
Anche qui sono state raccolte prove, prove inconfutabili, che hanno provocato i danni irreversibili, le morti alle persone inconsapevoli dei rischi cui erano esposte e nonostante le prove, i testimoni, i morti, i malati, le deformità dei bimbi, l’azienda continua a negare, ad asserire che i lavoratori erano perfettamente al corrente e i tribunali?
Ci sono una trentina di casi al vaglio di un pool di periti, che esaminano i risultati che il sogno di Mattei ha trasformato in incubo per la vita dei cittadini.
La piana di Gela è un crogiuolo di inquinanti, le acque sono inquinate, gli alimenti contaminati , l’aria irrespirabile…nulla, nulla si è salvato.
Il procuratore capo di Gela ha aperto un inchiesta ed è il primo, troppe ombre, antiche, avvolgono la piana.
Ora si chiede, si invoca chiarezza, si pretendono risarcimenti, per il passato forse, ma per il futuro?
Non c’è solo Gela, e neppure solo Taranto, sono 44 gli stabilimenti altamente inquinanti sparsi su tutta la penisola minacciando la salute di 6 milioni di italiani.
I dati del CNR raccontano di 1200 decessi all’anno oltre la media.
Polveri, esalazioni e fumi spargono le loro fetide dita quasi dappertutto e c’è un solo rimedio: la bonifica.
Una bonifica radicale, generalizzata, non ordinata da un solo p.m. ma dal governo attraverso i suoi ministri dedicati.
Non è il caso di parlare di scelta tra salute e lavoro, non si deve, è indispensabile ordinare a chi ha guadagnato, a spese della salute di un popolo, di provvedere immediatamente alle bonifiche necessarie.
Subito, immediatamente, e non importa quali e quante pene vengano loro comminate, è di secondaria importanza.
La prima necessità è la bonifica, poi si potrà parlare di pena, non prima.
non lo sapevo!!! ed è mostruoso che si tacciano cose del genere, è pazzesco pensarlo! ma che fanno i nostri politicanti? E chi deve controllare perchè non controlla? Sono da licenziamento immediato oltre a pagare di persona e penalmente.
I controllori pagati da noi che invece sono al servizio degli inquinatori! VERGOGNA!!!!
è veramente orribile che accadono queste cose e che non venga fatto nulla per far pagare a dei responsabili,non ci sono parole……….