Ultima modifica 4 Giugno 2018

Sul tram, di ritorno a casa, dopo un soleggiato lunedì di lavoro.
Mi attende un’ora di viaggio, ma soprattutto la fine di un libro delizioso.

Si tratta de “La città delle ribelli”, di Meg Wolitzer, illuminante autrice de “La stagione delle cattive madri”.

Meg Wolitzer
Qualche giorno fa rispondevo ad un’amica che mi chiedeva cosa pensassi di questa autrice, sostenendo che si tratti di una di quelle voci da ascoltare perché confortanti, nel momento in cui si ha voglia di rovesciare il tavolo, di cambiare angolazione.

La città delle ribelli” riprende il tema della Lisistrata, perché gli uomini ci ascoltino e la guerra finisca, noi donne possiamo imbracciare la sola arma che abbiamo, l’unico vero ascendente in assenza del quale anche il più distratto degli esseri maschili si volterebbe alla ricerca di noi rimaste lì ad attendere una risposta: il sesso.

Smettiamo di agitarci con loro sotto le lenzuola e ci ascolteranno.

Il messaggio è balzano, l’insegnamento quasi inapplicabile (quanto meno perché a volte controproducente), ma è interessante lo stratagemma utilizzato dalla Wolitzer.
Già, perché il tutto non nasce come una presa di coscienza stile post femminista, bensì come effetto di un incantesimo che scende ad avvolgere l’intera comunità femminile senza lasciare nessuno indenne, adolescenti incluse.
Interessante il finale, che non svelo, così come l’espediente teatrale, la capacità narrativa di rappresentare le donne di oggi, dai quindici anni in su, i riti di passaggio, le evoluzioni e la crescita. Meg Wolitzer

Fa riflettere, la Wolitzer, nel suo “La stagione delle cattive madri”.
Nel libro tratteggia il ritorno alla vita di un gruppo di donne che aveva scelto di dedicarsi a tempo pieno ai figli naturali e non, abbandonando temporaneamente ed inesorabilmente al tempo stesso, carriera, attitudini, sogni e talento.

Per logica degli opposti, fa pensare, perché qualunque pezzetto di noi si scelga, sappiamo che forse il pezzetto abbandonato ci mancherà.
Un libro che fa anche riflettere perché è uno squarcio di luce che rischiara i nostri sensi di colpa, poco amichevoli creature che nascono insieme al nostro diventare mamme, che ci accompagnano oggi giorno spostando l’oggetto del loro divertimento.

Fa bene, perché lì rende relativi e rende noi più sane nel nostro essere normali.

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La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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