Ultima modifica 10 Ottobre 2019

Le mie figlie sono nate in Italia. Si sa, i frutti cadono sempre vicino alle radici. Ma ho passato entrambe le gravidanze a Stoccolma fino al settimo mese, quindi sono stata seguita in entrambi i Paesi e posso fare un confronto.

Confronto che, in realtà, non si riduce a due diversi approcci verso la maternità ma esprime due diversi modi di vedere il mondo e la Vita.

Prima, occorre una premessa: secondo le statistiche dell’OMS, il sistema sanitario italiano si trova al secondo posto al mondo, preceduto solo da quello francese. La Svezia è al 23esimo posto, e la differenza si sente. E se il nostro sistema sanitario, con tutte le sue pecche e i tristi casi di malasanità, è uno dei migliori, si può immaginare come sia l’assistenza medica 21 posti più in giù.

oms

 

Le differenze fondamentali sono due: innanzitutto, in Italia possiamo scegliere se farci seguire da un’ostetrica al Consultorio, oppure da un ginecologo. In Svezia, invece, sia negli ospedali pubblici che in strutture private si è sempre seguite da un’ostetrica, che deciderà SE è il caso di vedere un ginecologo, o di fare qualche esame in più. Anche supplicando e litigando per avere un controllo con un medico prima di prendere un aereo, se l’ostetrica dice di no, è no. Esperienza diretta.

La seconda differenza è che in Svezia l’assistenza sanitaria in gravidanza è sempre gratuita, per tutte, in qualunque struttura, pubblica o privata. E questo non è certo poco, considerando che il percorso comprende tre ecografie (una a trimestre, di cui quella centrale è di routine, si tratta dell’ecografia morfologica, mentre le altre due vanno richieste), esami del sangue, controllo del peso e della crescita del feto, e supporto di un’ostetrica che ci segue nel nostro percorso, e che qualunque altro esame sarà sempre gratuito.

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In Svezia si vede un medico se qualcosa non va, in Italia si tende a farlo prima, “per sicurezza”, e si è perfettamente liberi di farlo. Molte ostetriche, tuttavia, rivendicano la possibilità di seguire le gravidanze, evitando interventi medici inutili, visto che gravidanza e parto sono eventi naturali. Questo è verissimo, ma credo che, quando c’è una possibilità di scelta, questa vada sempre mantenuta. Scelta è sinonimo di libertà, e spetta alle donne scegliere se rivolgersi al proprio ginecologo oppure a un’ostetrica. In Svezia, questa possibilità manca.

Quando aspettavo la mia prima figlia, sono stata seguita dalla stessa ostetrica, una signora gentile e rassicurante, che mi trasmetteva fiducia nonostante i suoi metodi un po’ anacronistici, come misurare il pancione con un metro da sarta per valutare la crescita della mia bambina. Ho scoperto in seguito che questa pratica è comune. In palazzi moderni, con locali che sembrano hotel a 5 stelle, si misura l’utero col metro.

La cosa è buffa, ma non sempre funziona. Nella clinica dove sono stata seguita per un certo periodo nella seconda gravidanza, una mamma ha perso la sua bambina al sesto mese, per via di un nodo vero al cordone ombelicale che le impediva di nutrirsi e ricevere ossigeno. Le misurazioni col metro avevano riscontrato una crescita quasi nulla nelle settimane precedenti, ma l’ostetrica aveva rifiutato le ripetute richieste della madre di vedere un medico, ritenendole inutili. Se l’avesse ascoltata, la sua bambina forse (probabilmente?) ce l’avrebbe fatta.

Durante ma mia seconda gravidanza ho dovuto litigare con un’ostetrica e cambiarne diverse prima di sentirmi accolta e sicura. Da quella che si rifiutava di farmi vedere da un medico a quella che mi perseguitava per farmi fare punture di ferro, a quella che per curare l’anemia mi aveva consigliato di mangiare il “blodpudding” ( una versione svedese del sanguinaccio, dall’ inquietante traduzione di “budino di sangue”.parto_spezia

Anche le esperienze al pronto soccorso ginecologico non sono state delle migliori… Dal medico asiatico che non parlava nè svedese nè inglese, alla notte passata in sala d’attesa, con adolescenti sole e con una donna che piangeva e gemeva, piegata in due dal dolore, senza che nessuno la ascoltasse.

Eppure, ho un dolcissimo ricordo dei miei pancioni qui in Svezia.

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Le lunghe passeggiate nei boschi, i pic nic sulle insenature del mar Baltico, le primavere piovose.
I dolci alla cannella e le fragole svedesi, piccole e dolcissime.

Sono sicura che le mie figlie abbiano assorbito questi sapori, queste atmosfere, attraverso il mio respiro e la mia pelle. Spesso, mentre camminavo nella foresta con mia figlia grande per mano e quella piccola dentro di me, mi tornava in mente una frase di Isabelle Allende nel suo romanzo Eva Luna: “sono venuta al mondo con un soffio di foresta nella memoria”.

Rubina Valli

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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