Ultima modifica 29 Settembre 2016
Mi sono sempre chiesta se le madri delle nostre madri, o quelle delle nostre nonne, fossero per il loro tempo, per la loro società, per la loro cultura, delle mamme nuove.
Se avevano idee innovative, se erano avanti rispetto ai loro tempi, se pensavano alle altre donne, amiche, come a una rete materiale di mani che abbracciano al momento del bisogno, all’occorrenza.
Se condividevano stanchezza, solitudini, risate. Se le loro opinioni abbiano fatto, in qualche modo la differenza. Ci penso spesso. Penso che avessero molte meno possibilità di confronto o di crescita rispetto alle donne di oggi. Chissà quante di loro si sono sentite inadeguate, madri inadatte, incomplete, irrisolte.
Eppure, alcune di loro hanno davvero fatto la differenza, conquistando quei diritti di cui oggi noi godiamo in epoche in cui non c’era la parità dei sessi, non c’era il voto, impensabile anche solo pensare ad un lavoro al di fuori delle mura domestiche, figurarsi ipotizzare di lasciare un marito manesco o decidere se dare o non dare la vita.
In che cosa siamo nuove, allora, noi mamme di oggi? Cosa ci rende, diverse, dalle madri delle nostre madri? Forse la consapevolezza della nostra imperfezione.
Siamo imperfette e lo possiamo dire e ci possiamo anche ridere su, condividendo la mancanza di qualcosa che non ci appartiene. Forse era già scritto, forse Eva, mangiando la mela, ci ha rese tutte umane, terrene, sensibili al dolore e al piacere.
Ma forse, e’ così che doveva andare.
Nell’eden avremmo avuto la perfezione, nel mondo l’amore terreno. Quello fatto delle cose piccole. Delle ore di sonno perse, dei cerotti messi sulle ginocchia sbucciate, dei ritardi in ufficio perché c’è’ il raffreddore e faresti di tutto pur di non lasciare tuo figlio, anche se devi. L’amore fatto di passi, di prime parole, di conquiste, della paura di non essere presenti per impedire ai nostri figli di stare male, di soffrire, paura della loro indipendenza e gioia della loro indipendenza.
In questo siamo nuove: rinnoviamo eternamente la vita. E forse Eva questo lo sapeva. Sapeva che spezzando l’ordine, che doveva essere spezzato, avrebbe dato vita alla vita. Una vita imperfetta, reale, una vita a tempo, con un inizio ed una fine, ma che nessuna madre cambierebbe con una eternità’ senza il proprio figlio.
Raffaella Clementi