Ultima modifica 3 Giugno 2021
I bambini hanno le loro paure e ne soffrono.
Come vi dicevo nell’articolo precedente, fin da piccoli vivono anche questa emozione e oggi ne parliamo meglio.
Prima di tutto è giusto sapere che esistono delle paure tipiche per alcune età, ovvero quella della separazione, del buio, dell’abbandono, della morte, dei mostri e dei fantasmi, del dottore.
Le paure nei bambini piccoli. Emozioni specifiche della crescita.
Se vi trovate di fronte ad un bambino che vive queste paure, spesso è tutto nella norma, poichè esse rappresentano uno stadio naturale dello sviluppo del bambino stesso e hanno un significato specifico.
Come sono nate, vanno via, al momento più opportuno.
A volte però questo non succede.
Le paure permangono, si acutizzano e difficilmente il bambino riesce a gestirle.
In questo caso, non siamo più di fronte a delle emozioni specifiche della crescita, ma ad un possibile “problema” che il bambino sta manifestando.
Non possiamo entrare nello specifico di questo “problema”, poiché sarebbe una questione del tutto soggettiva.
Tuttavia, penso che per un genitore sia importante saper distinguere per cominciare l’uno e l’altro caso appena descritti.
Per capire meglio, la paura di separarsi dalla mamma o dalle figure di accudimento, associata alla relativa angoscia dell’estraneo, avviene intorno agli 8 mesi circa.
Intorno ai 2 anni, il bambino inizia a trovare la sua indipendenza dalla figura di accudimento primaria e, nello stesso tempo, potrebbe manifestare la paura di essere abbandonato.
Più avanti, intorno all’età della scuola dell’infanzia, nascono le paure del buio o dei mostri. Ne parliamo nel prossimo articolo.
Le fasce d’età segnalate sono indicative poiché ogni bambino ha il suo sviluppo specifico.
Partiamo dai più piccoli e qui ci soffermiamo.
Entro i due anni sono ancora molto legati alla loro mamma e al loro papà.
Come prima accennavo, inizia il processo di autonomia.
Cosa è importante che faccia un genitore di fronte alla paura del bambino di essere lasciato solo ed abbandonato?
In questa fase, come nella precedente degli 8 mesi, è fondamentale che il genitore assecondi i bisogni del piccolo.
Se chiede la presenza, è doveroso fornirgliela.
Se chiede di stare in braccio a dismisura, è doveroso diventare una mamma canguro!
Se piange è necessario rassicurarlo, dicendogli che tutto va bene, che si trova al sicuro, che tutto passa, che la mamma è accanto a lui/lei.
È importante che la paura possa emergere, spiegando al bambino che sta provando proprio quell’emozione.
Non va soffocata.
Non ne siate spaventati anche voi.
È un’emozione che segnala il bisogno di attaccamento del bambino piccolo.
La vostra reazione è altrettanto importante.
Se un bambino vive e vede una mamma o un papà spaventati, sarà spaventato anche lui.
I bambini assorbono ciò che vedono e percepiscono, per cui senza troppi pensieri, le emozioni si trasmettono anche così, quasi senza una reale paura alla base, o meglio è la paura della paura della mamma o del papà.
Se una mamma fatica lei stessa nella separazione dal suo bambino e la teme, il bambino farà cento volte più fatica a separarsi anch’esso dalla sua mamma.
Lo stesso vale per qualsiasi altro oggetto, soggetto o luogo: la sicurezza di una mamma di fronte ad una cosa nuova per il bambino fa sì che anche lui viva con armonia, sicurezza e determinazione l’essere in relazione con queste cose.
Questo fenomeno si può definire come contagio emotivo ed avviene anche tra bambini.
All’asilo nido, ad esempio, può capitare che se un bambino pianga, un secondo bambino inizi a farlo anche lui.
Quindi, se le paure dei bambini entro questa età hanno la possibilità di esprimersi e di essere accolte dall’adulto, allora poi si ridimensionano e passano.
Quando invece sono tenute nascoste o sono temute da parte dell’adulto possono trasformarsi in un “problema”.
Voi che esperienza avete?
Vi aspetto al prossimo articolo per le paure dei più grandicelli.