Ultima modifica 11 Gennaio 2017
Lo sono diventata a 32 anni suonati: fino a qualche anno fa sarei stata considerata una primipara attempata, invece già ai tempi del mio primo figlio (2008) ero fra le più giovani del corso pre-parto.
Ancor prima di diventare mamma, però, sono diventata psicologa, dell’età evolutiva per giunta. Ai tempi dell’università, quindi, ho divorato libri sullo sviluppo cognitivo e sociale del bambino, ho dato esami dal nome “lo sviluppo del linguaggio” o “psicologia dell’adolescenza” e mi sono fatta una “cultura” sui legami di attaccamento infantile.
Poi sono diventata mamma…. e ho rimosso tutto. Letteralmente.
L’ho fatto in parte per difesa personale: fra i vari esami, uno dei più duri da digerire era “psicopatologia dello sviluppo infantile” e quando ti nasce un figlio non ce la fai proprio a mandare giù l’idea che, come scrivono i manuali e sanciscono gli studi, potrebbe manifestare difficoltà nello sviluppo cognitivo, del linguaggio o delle abilità motorie e altre cosette dai nomi altisonanti.
È stata una difesa quindi.
Ma anche una scelta: e pregiudizi nel rapporto con il mio bambino: volevo vivere appieno l’esperienza della maternità godendomi ogni momento e ogni piccolo grande progresso di mio figlio.
E così sono ripartita da zero. Letteralmente.
Divorando uno dopo l’altro manuali puericultura ed educazione perinatale; perché io sono fatta così: quando inizio una nuova avventura voglio sapere tutto, ma proprio tutto.
E ora sono al secondo figlio: mamma, psicologa dello sviluppo…..ed educatrice prenatale e neonatale. E di nuovo cerco di dimenticare di tanto in tanto quello che so…perché è infinitamente più emozionante farsi cogliere di sorpresa.
Biancamaria Acito