Ultima modifica 16 Giugno 2023
Stella stellina
la notte s’avvicina:
la fiamma traballa,
la mucca è nella stalla.
La mucca e il vitello,
la pecora e l’agnello,
la chioccia e il pulcino,
la mamma e il suo bambino.
Ognuno ha il suo piccino,
ognuno ha la sua mamma
e tutti fan la nanna.
Era la mia filastrocca, quella.
Quella che mi cantava mia madre quando, bambina, mi rimboccava le coperte.
Era la mia preferita fra quelle che leggevamo insieme nel mio libro dalla copertina blu con le stelle.
Il libro in cui è ancora scritto il mio nome, in alto a destra.
Ora sono io che lo leggo ai miei figli, quello che era il mio libro preferito.
E con loro ho ritrovato le stesse filastrocche che mi leggevano, quando ero bambina come loro sono bambini oggi.
È bello rivedere gli stessi disegni che mi colpivano, che mi affascinavano, guardandoli ora con i miei occhi di adulta e scoprendoli attraverso i loro occhi di bambini.
Mi ricordo di quel Principe dei Fiori, che mi immaginavo bellissimo marito di una altrettanto bellissima Principessa, e mi chiedo che cosa ne pensi Filippo, di quel mantello viola con i papaveri rossi.
Ricordo dei bambini che fanno il girotondo, e sorrido quando Filippo mi prende per mano, dice Mamma! e inizia a girare in tondo per la stanza.
Della gatta sdraiata vicino alla candela, e guardo Sofia che sgrana quei suoi occhi grandi davanti ad un temporale.
Mi ricordo delle civette sul comò, e mi domando che cosa mai spiegherò a Filippo e Sofia quando mi chiederanno perché facevano l’amore con la figlia del dottore.
Il mio libro è diventato il nostro libro.
Io lo leggo pensando a me bambina.
Ricordo mia madre e il suo dito che scorreva le parole indicando i dettagli dei disegni, e guardo le mie mani che cercano di riprendere le pagine che Filippo vuole girare troppo in fretta e che Sofia vuole mangiare.
Io lo leggo ascoltando le mie parole e la mia voce che si mischiano con i piccoli discorsi di Filippo, che spiega a se stesso più che a chiunque altro quello che vede tra le scritte, e i buffi versi di Sofia, che deve trovare il suo modo di raccontare.
Io lo leggo e mi chiedo se riuscirà a piacere loro tanto quanto è piaciuto a me bambina e quanto mi piace ora, da madre. Lo leggo, e sorridendo penso a quando, un giorno, avranno qualcuno a cui leggerlo.