Ultima modifica 16 Giugno 2023

Che leggere ai bambini sia importante sotto vari punti di vista, l’abbiamo ormai detto e ripetuto.

Negli ultimi mesi, però, mi sono resa conto parlando con le altre mamme lettrici, che troppo spesso si affida al libro un ruolo che non dovrebbe avere, si snatura un pochino e case editrici e autori, naturalmente, cavalcano questa onda.
Mi riferisco al libro come risolutore di “problemi” legati alle varie fasi della crescita del bambino.

“Avete un libro per togliere il ciuccio?”
“Mi suggerisci un libro per affrontare il primo giorno di materna? Sai … comincia domani!”

E via così.

La letteratura in generale non è nata per questo. Nasce per diletto, per evasione, per farci riflettere e magari, perché no, capire cose di noi.

Che poi alcuni libri possano, trattando un determinato argomento, interessare i bambini per immedesimazione, questo è chiaro, ma che grazie a un libro un bambino abbia tolto il ciuccio o fatto cacca nel vasino, questo non lo credo proprio.

Quello che, invece, è importante riconoscere nel libro è il suo potere ammaliatore.

Uno che proprio un cretino non era, Gianni Rodari, scriveva ne La grammatica della fantasia (un libro che consiglio a tutti i genitori lettori di comprare)

“… la fiaba è per il bambino uno strumento ideale per trattenere con sé l’adulto.
La madre è sempre tanto occupata, il padre appare e dispare secondo un ritmo misterioso, fonte di ricorrenti inquietudini.
Di rado l’adulto ha tempo di giocare con il bambino come piacerebbe a lui, cioè con dedizione e partecipazione completa, senza distrarsi.

Ma con la fiaba è diverso.
Fin che essa dura, la mamma è lì, tutta per il bambino., presenza durevole e consolante, fornitrice di protezione e sicurezza.

Non è detto che quando chiede, dopo la prima, una seconda fiaba, il bambino sia realmente interessato, o esclusivamente interessato alle sue vicende.
Forse egli vuole soltanto prolungare più che può quella piacevole situazione, continuare ad avere la mamma accanto al suo letto, o seduta nella stessa poltrona …”

leggere ai bambini

e ancora

” … la fiaba rappresenta per lui un abbondante riferimento di informazioni sulla lingua […]
[…] gli serve a costruirsi strutture mentali, a porre rapporti come “io, gli altri”, “io, le cose”, “le cose vere, le cose inventate” […]”

“[…] l’ascolto è allenamento. La fiaba ha per lui la stessa serietà e verità del gioco: gli serve per impegnarsi, per conoscersi, per misurarsi.”

Il momento della lettura in famiglia dovrebbe rispondere a queste esigenze, tener conto che a questo “serve” un libro.

Godere semplicemente del tempo insieme, rispondendo alle mille domande.
Accogliendo le interruzioni dovute a curiosità e non un momento in cui il libro si sostituisce a noi genitori nel compito di insegnare, educare.

Molti libri hanno una morale, alcuni sono pietre miliari usate in tutte le scuole, Piccolo blu e piccolo giallo, Che rabbia! e via così.
Io confesso che li ho presi solo perché per i miei figli sono familiari, li sanno a memoria, ci si ritrovano come in un luogo conosciuto, sicuro, confortevole.
Non per il significato, semmai come gioco.

Leggere ai bambini è importantissimo perché si gettano le basi della conoscenza (del mondo, della lingua, di se stessi), del rispetto (del libro, ma anche di tutti gli oggetti in sé), del sapersi puramente divertire senza scopo.

Ai bambini piace riconoscersi nelle storie, direte voi.

Vero, verissimo, ma a nessuno piace che si mettano in piazza i propri difetti e così anche a un bambino.

Cito sempre Rodari.

“Tutte le mamme usano raccontare al bambino storie in cui egli stesso è protagonista. Ciò corrisponde e soddisfa al suo egocentrismo. Ma le mamme ne approfittano a scopo didattico: Carletto era un bambino buono che rovesciava il sale … che non voleva mangiare il latte … che non voleva addormentarsi …

Il gioco rende immensamente di più se ce ne serviamo per mettere il bambino in situazioni piacevoli, per fargli compere imprese memorabili, per presentargli un futuro di soddisfazioni e compensi raccontandoglielo come una fiaba.

[…] Se Carletto reale ha paura del buio, il Carletto della fiaba non ne aveva nessuna, faceva quello che nessuno aveva il coraggio di fare …”

Essere genitore, fare il genitore, non è semplice e il famoso aiuto del pubblico non guasterebbe, forse per questo spesso si cerca la soluzione “fuori”, anche in un albo per bambini.

Non dimentichiamoci, però, che il valore massimo di tutte le conquiste si ottiene se giungono da dentro di noi, non per imitazione o perché ce l’ha imposto qualcuno.
Forse ci vorrà qualche giorno in più a togliere il ciuccio o ad amare la materna, ma quanto sarà più profondo se ci sono arrivati autonomamente i nostri bambini?
Nostro compito è insegnar loro a cercare le risorse dentro di loro non in fonti esterne: tv, libri, youtube, facebook…

Capito, no, cosa intendo?

Classe 1979, testona per DNA e per vocazione personale. Mamma di due meraviglie (ovvio) della natura Tiziano 2013 e Alice Testaduracomegranito 2015, moglie del mio grande amore Marco che è dovuto gioco forza diventare un folletto saltellante anche lui.

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