Ultima modifica 29 Settembre 2016

Che l’età biologica non coincida più con quella sociale è cosa assai nota. Se ci fermiamo a pensare, infatti, il nostro è l’unico paese al mondo dove si da del “giovane” a una persona di cinquanta anni. Eppure, bisogna mettersi in testa che la fertilità femminile è strettamente correlata all’età riproduttiva.  E bisogna saperlo presto, quando ancora si è “in tempo” per procreare in modo naturale.

Il periodo più fertile di una donna corrisponde al momento in cui la maggior parte delle donne italiane sta ancora cercando di capire cosa vorrà fare da grande. Nonostante questo l’età in cui avere un bambino non sembra preoccupare perché si ritiene di avere ancora tempo davanti a se. Il tempo” invece, ” è inesorabile, spietato, crudele, nonostante lo specchio rimandi l’immagine di donne ancora giovani e belle”. Le donne si trovano, spesso, a dover posticipare la scelta di avere un figlio, di anno in anno, fino a quando raggiungono il momento giusto per posizione, status e professione, ma sbagliato per il corpo perché ormai è tardi.

Nella mia esperienza, quello che mi ha lasciato più scossa è stata la scoperta che il patrimonio ovarico, presente in ogni donna già dalla nascita, inizia a decrescere verso i 35 anni. Non avevo mai pensato a questa cosa, in modo cosciente, prima di intraprendere il mio cammino.  E purtroppo, non c’è nessuna spia sentinella che ci sussurri che la fertilità è seriamente compromessa già prima della comparsa delle irregolarità mestruali che precedono la menopausa.  Io ricorro spesso alla metafora dell’auto: funzioni ancora ma vai spesso vai in riserva e non puoi inserire altra benzina perché hai terminato quella in dotazione dalla nascita.

E’ per questo che le donne con più di 35 anni che vogliono avere un figlio, dovrebbero disporre di un’analisi tempestiva e dopo 6 mesi di infruttuosa ricerca ricorrere a un trattamento specifico.Sì perché, se per le coppie più giovani l’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di infertilità dopo 24 mesi di rapporti non protetti, se si hanno intorno ai 35-37 anni l’infertilità è quasi certa.

Dall’Istituto Superiore della Sanità:
Il declino della fertilità femminile dipende dalla riduzione irreversibile della quantità e della qualità degli ovociti presenti nelle nostre ovaie. La quantità di ovociti è presente nel nostro bagaglio sin dalla nascita ma decresce inesorabilmente con il passare degli anni.
32 e 37 anni, sono i due momenti in cui si riscontrano cambiamenti significativi nella fertilità.
La possibilità di concepire secondo il proprio ciclo mestruale subisce un primo calo verso i 32 anni e un secondo verso i 37, diminuendo anche la qualità degli ovociti.
L’infertilità è legata all’età indipendentemente da fattori economico-sociali.

E aggiungo che l’infertilità oggi non è più solo un problema individuale ma sociale. Trasversale, bipartisan. Parlerò in un secondo momento delle politiche sociali o degli interventi necessari in materia di diritto alla famiglia o al lavoro o della precarietà degli aspetti della nostra vita che ci obbligano a posticipare la decisione di avere un figlio.

Tutto questo per dire che:
Anche il risultato delle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita è penalizzato dall’età della donna.
I dati ottenuti da diversi studi su cicli di pma registrano che, i risultati positivi decrescono con il crescere dell’età della donna.

In conclusione, il declino della fertilità comincia molto prima della menopausa e con esso l’aumento di aborti spontanei come forma di selezione naturale. Quindi, se cerchi un bambino che non arriva da circa sei mesi, se hai più o meno l’età indicata, se non hai la fortuna sfacciata di Cenerentola o di una delle principesse della Disney che vengono baciate dalla fortuna in modo improbabile, acido folico, frutta e verdura, e rapporti mirati non hanno prodotto nessun risultato, sbrigati, vai da uno specialista.

Non è la strega cattiva il tuo nemico, bensì il tempo. Non credere che basterà amarsi per concepire, non sarà sufficiente una spintarella da parte dei signori Ogino Knaus (quelli che hanno studiato il metodo che calcola il periodo di fertilità più alta, per intenderci).

Se ti senti persa, vuota, arrabbiata, confusa.

Se ti sembra che l’attività di cercare tuo figlio sia un’attività h24 che ti occupa tutta, ti invade, ti toglie il respiro. Se ti senti morire mentre le altre rimangono incinte solo guardandosi con i rispettivi compagni e tu declini inviti a feste con mamme e bambini, e ricacci indietro quei due o tre litri di lacrime che ti rimangono appiccicate agli occhi, impastoiate insieme all’eye-liner, e combatti contro l’istinto di barricarti in casa per non vedere più le pance delle altre, sentendoti, inadeguata, vuota e sterile, sappi che la strega la puoi combattere.

Raffaella Clementi

5 COMMENTS

  1. Ciao, Raffaella.Concordo su tutto quanto hai scritto, visto che mi trovo in mezzo. Abbiamo iniziato a cercare un figlio tardi, tardissimo. Sono consapevole di questo e la nostra ricerca è limitatata nel tempo e nello spazio. Ma non scrivo per questo, scrivo perché nonostante la mia età, 46 anni, ci sono persone, anche medici e addetti ai lavori che dicono che sono giovane! Col cavolo. Bugiardi, non è vero. Quest’atteggiamento non aiuta le donne ad essere consapevoli e a trasmettere la verità. Pure io non sapevo che abbiamo dalla nascita una riserva di ovociti che ogni ciclo fa ridurre. E’ giusto trasmettere la verità alle nuove generazioni di donne. E’ giusto far sapere l’istinto primordiale della maternità prima o poi viene fuori. E’ giusto cercare far sapere alle donne che la procreazione dei figli va affrontata nei tempi giusti. L’intera società italiana deve esserne consapevole.
    Per me è tardi e io mi gioco le mie poche carte ora, non potrei fare altrimenti. Può andar bene, ma anche male. Spero che questo post e il mio commento possano servire ad altre donne a prendere consapevolezza.

  2. Grazie Speranza. La prevenzione e la diagnosi sono fondamentali. Bisogna parlarne con serietà e serenità. Tui auguro di coronare il tuo sogno.
    Raffaella

  3. CIAO MI CHIAMO CHIARA HO 42 ANNI NOI ABBIAMO FATTO TUTTI GLI ESAMI CHE BISOGNAVA FARE SIAMO ENTRAMBI A POSTO E NON RIESCO A CAPIRE PERCHE’ LA CICOGNA NON ARRIVI DATEMI UN CONSIGLIO SI SOFFRE PERO’ VERO CHI HA PROVATO QUESTA SITUAZIONE UN BACIO E SE MI DATE UNA DRITTA GRAZIE.

  4. Ciao Chiara, leggo solo ora e capisco perfettaemnte il tuo senso di frustrazione. Il consiglio che posso darti è quello di non perdere altro tempo. A 42 anni, nonostante le buone analisi non bisogna aspettare invano. Affidati ad un bravo medico, esperto in feritlità lui saprà consigliarti se farvi aiutare in un centro o no. Il tuo ginecologo ti avrà parlato delle difficoltà legate all’età. Se non lo ha fatto, cambia medico. In rete ci sono moltissime informazioni sui centri in Italia,se vai sul sito dell’istituto superiore della sanità http://www.iss.it/rpma/ troverai molte informazioni. Per qualunque informazione sai dove trovarmi.
    Un abbraccio e buona fortuna.
    Raffaella

  5. dal blog di ninacerca, sono capitata qui.. in una giornata per me molto buia.. seconda icsi, e ciclo arrivato all’11° giorno di post transfer.
    ci siamo sposati a 30 anni, e per due anni hanno continuato a dirci di non pensarci e di fare delle belle e rilassanti vacanze..
    poi finalmente il test dell’ormone antimulleriano ( quello che serve a capire la tua riserva ovarica) e si scopre che sono ben al di sotto della media.. quindi ridotta riserva ovarica..
    ora ho 35 anni e mi sento ancora dire che sono giovane, quando so che in realtà è come se avessi 10 anni di più.
    se mi avessero fatto fare quell’analisi prima forse non avrei perso tempo.. 3 anni non sono tanti, ma in questi casi forse fanno la differenza….

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