Ultima modifica 20 Giugno 2019
Quante volte mia nonna diceva questa frase. Magari qualcuno di voi non l’ha mai sentita o non sa cosa significa. Si tratta della vecchia leva militare obbligatoria. Chi non é valido per la leva, non è valido neppure per le donne, era questo il significato.
Fino a qualche decennio fa (e facciamo finta non siano tanti) i ragazzi, compiuti i 18 anni, liberi da impegni scolastici, erano chiamati ad un anno di servizio militare o, in alternativa, un anno o poco più di servizio civile.
Un anno più o meno lontani da casa, vita da caserma o collegio per i servizi socialmente utili, imparare a gestirsi, mantenersi insomma una finestra sul mondo fuori casa.
All’epoca già c’era chi pensava fosse un anno “buttato”, uno spreco di tempo, un anno di sospensione dagli studi, magari un posto di lavoro da dover lasciare per assolvere all’obbligo verso lo stato.
Ma ora, col senno di poi (e peccato sto senno venga sempre poi), era davvero un buttato alle rose?
Insomma, a parte i vari fiumi di lacrime versate per il taglio delle folte e lunghe chiome, le ragazze lasciate in attesa, che magari trovavano presto consolazione e le mamme che vedevano partire i loro cuccioletti…
Un anno al servizio dello stato come militare o “volontario” era davvero una cosa così brutta?
Oggi, con tanti ragazzi senza aspirazioni, voglie e volontà non sarebbe una buona cosa fargli capire cosa significa non arrivare ad un diploma e dire sempre “sì signore” a chicchessia, oppure fare servizio in un centro per disabili o anziani e capire quanto siamo fortunati ad essere nati abili a qualcosa o ad avere un nonno brontolone che ti allunga la mancetta e ti vuole un bene dell’anima anche se ti tedia con storie di gioventù?
Non sarebbe alquanto educativo imparare a gestire i pochi soldi ricevuti, non avere la mammina che ti lava e stira ma avere la necessità di farlo da se, capire che non sei il centro dell’universo ma una sua parte e contribuire al movimento cosmico dello stesso con la propria fatica?
Certo, si potrebbe pensare che siano cose che si possono imparare anche a casa, ma… Lontano dagli occhi, lontano dal cuore di mamma e papá che pensano di dover sempre rendere meno difficile la vita di questi giovani uomini che però così rischiano di non spiccare il volo, potrebbe essere la chiave di volta, uno stimolo in più per diventare persone migliori, la scintilla che accende il fuoco della grinta, in una società dove stimoli del genere sembrano spariti.
Bah…. considerazioni molto retoriche. Nella pratica: rispondo da “boomer” che quegli anni li ha vissuti e la mia opinione è che: sì, era letteralmente un anno buttato. Chi aveva le conoscenze giuste su cui fare leva se la cavava dopo il “CAR” facendosi spostare vicino casetta dove, licenze permettendo, c’era sempre il cordone ombelicale attaccato a “mammina”. Di quelli della mia età che hanno fatto la “naia” che si rispetti, un anno intero veramente lontano da casa, ne conosco pochissimi, si contano letteralmente sulle punte delle dita. Per gli altri si trattava più o meno di un anno sabatico.