Ultima modifica 17 Giugno 2023
I bambini di oggi sono “nativi digitali”, ma è una definizione più che altro “cronologica”.
Sì, perché sono nati in un’epoca che dispone di device digitali per la comunicazione, caratterizzati da una facilità d’uso così marcata che anche un ditino messo lì a caso può “scatenare l’inferno”.
Per diventare una definizione qualificante per i nostri figli, deve acquistare maggiore spessore sia tecnico che culturale, nel tempo.
E non parlo di studi specifici, ma di scuola dell’obbligo e di uso domestico.
Leggendo un interessante articolo relativamente recente sul sito dell’Indire emerge che in Europa “Computer e internet sono sempre più alla portata di tutti. Tuttavia l’utilizzo del computer a casa per lo svolgimento dei compiti è ancora relativamente poco diffuso” e inoltre che “Sebbene le TIC quale oggetto o strumento di apprendimento all’interno di altre discipline siano raccomandate in quasi tutti i paesi, dati estratti da indagini internazionali mostrano un quadro assai diverso della pratica adottata in classe.”
Dobbiamo fare di più: dobbiamo fare in modo che i bambini, fin dalla primaria, sfruttino tutte le potenzialità del mondo digitale.
Importante che lo usino, insomma, per attuare i loro piccoli o grandi progetti e che lo considerino al loro servizio, …e non viceversa.
L’importante, in sede scolastica, è far passare ai bambini il concetto di computer-LIM (Lavagna Interattiva Multimediale)-ipad come “occhiali speciali” per trovare ciò che è realmente utile alla loro conoscenza e per scoprire che questa può espandersi sì, ma sempre sotto il loro controllo e dietro ad un’idea.
L’anno scorso, quando ho iniziato a portare i miei alunni regolarmente in aula LIM per fare ricerca o consolidamento, si verificava il fenomeno, più che comprensibile, del “Maestra facci vedere quello! No questo! Sì, la pubblicità del cartone!” che è andata scemando con qualche urlo, con qualche spiegazione, con serie motivazioni.
Quest’anno la LIM è diventata un punto fermo del lavoro interdisciplinare tra scienze, geografia e matematica. E’ uno strumento scolastico che ha pari dignità di un libro, una spiegazione e deve essere preso sul serio.
E’ l’uso che ne facciamo noi insegnanti e la ricaduta che ne provochiamo sugli obiettivi da perseguire, che ne determinano la considerazione degli alunni.
Se non pretendiamo che capiscano la serietà del lavoro, a fronte di un utilizzo che per il 90% si identifica con un gioco, se non insistiamo in modo fermo su un utilizzo più complesso e utile a raggiungere determinati obiettivi e, perché no, valutati con dei giudizi seri, non riusciremo a condurli verso una maturità nell’uso di questi strumenti.
Questo non vuol dire passare ore in aula LIM o ai computer, ma comprendere, in ogni disciplina, un tempo minimo per sviluppare la conoscenza anche con le tecnologie.
La versatilità degli strumenti ce lo consente.
Vedo che iniziano a mettere un piede davanti all’altro, lasciando quasi completamente quell’atteggiamento entusiasticamente svagato e curiosamente scoordinato che avevano.
Ora entusiasmo e curiosità hanno acquistato un’adeguata maturità.
Sono lì che osservano. Fanno interventi puntuali e, se chiedono di visionare un documento apparso nella lista, ha sempre un titolo coerente con l’argomento che si sta affrontando.
Se c’è ancora chi si fa una risatina e si distrae, convinto che possa fare a meno di ricordare approfondimenti e sfumature scoperti in aula LIM, piano piano cambierà idea. Questo perchè le domande dei test di geografia riguardano e riguarderanno tutto ciò che scopriamo insieme (dal web, al libro, alle conoscenze personali).
Se le nuove tecnologie sono così importanti per i nostri figli, allora facciamo che lo siano davvero per la parte più importante della loro vita: crescere nella conoscenza.
Questa metodologia “multicanale”, poi, favorisce in modo amplificato
i bambini in difficoltà.
In essa trovano moltissime occasioni per comprendere e memorizzare non solo concetti, ma anche collegamenti, senza leggere e scrivere.
Si parla di carte geografiche, di planisferi, di carte tematiche, di fasce climatiche e di biomi scivolando tra scienze e geografia. Però VEDERE su Google Maps l’immagine satellitare del planisfero e visualizzare che la zona vicino all’Equatore, in tutto il mondo, ha un deserto più o meno grande… non ha prezzo.
Piazzare poi “l’omino” su quelle zone e scoprire che, anche nelle foto relative a quelle località, cresce al massimo un arbusto rinsecchito, conferma una conoscenza che non se ne va dalla mente!
I loro occhi sgranati al visualizzare ciò che leggono o che gli viene riferito, i loro “E’ VERO!!!! GUARDA E’ VEROOOO!!!!” mi confermano che la strada non è sbagliata.
Va sicuramente perfezionata, aggiustata. Però va.
Durante le prime interrogazioni sentire “…Perché come abbiamo visto alla LIM, Cristoforo Colombo era vissuto nel 1490. Un po’ prima e un po’ dopo, ed era esperto del mare e conosceva benissimo la Rosa dei venti. Non aveva soldi ma voleva scoprire l’Asia per cui andò a chiederli alla regina di Spagna.
Era convinto che la Terra fosse tonda quando non ci credeva quasi nessuno.
Ah…e ci credeva anche Eratostene un sacco di tempo prima, quello dei Greci, sì, quello che aveva misurato il meridiano terrestre e aveva sbagliato di pochissimo.
Perché lui era anche un matematico e aveva costruito il crivello per i numeri primi!”
Dalla bocca di un bambino di 8 anni mi emoziona… fate come volete ma mi emoziona.
Con una bella mappa concettuale aggiusteremo il tiro.
Non vi racconto di com’è qui. Ma l’altro giorno ero a casa di una mia amica per aiutarla ad inscatolare roba. Per tenere tranquilla la bambina di 2 anni, le aveva messo davanti l’ipad e questa bambina passava da un gioco all’altro, da una canzoncina all’altra, come niente fosse. Quando penso che i miei genitori faticano ad usare il televideo per vedere i programmi TV, e usano ancora il giornale… Li ammiro e li invidio: quanto vorrei andare a scuola ora!
Eh, Renata, lo sai che li invidio pure io? Ho un ricordo bellissimo della scuola elementare, ma non posso dire che mi abbiano stimolato il senso critico della ricerca del sapere attraverso diverse fonti. Ma forse a quei tempi non era un obiettivo primario. Però devo ammettere che sapevo la grammatica come un dio…ahaha.