Ultima modifica 18 Giugno 2018

Oggi vorrei parlare del diverso approccio all’infertilità, in altre parole, cosa significa infertilità per Lei e cosa significa per Lui. Per una donna scoprirsi infertile, significa accettare una frattura con l’ordine precostituito, significa accettare il tradimento del patto con Dio, secondo cui siamo state fatte per generare vita. Significa vuoto e assenza e significa molto altro. Ma mi chiedo: per un uomo è lo stesso?

Mi domando come sia il mondo visto con gli occhi di un uomo che vive l’infertilità della propria compagna o la sua. In entrambi i casi credo che il senso di frustrazione e di rabbia abbia a che fare con un sentimento di potenza e di virilità negata. Eppure, quando è Lei nella coppia la più debole, la persona da proteggere da se stessa, dalla collera nei confronti del suo corpo rotto, l’uomo ha un duplice compito che svolge per lo più in maniera magistrale: amare, sostenere e contemporaneamente fare compromessi continui con il vuoto di entrambi e la normalità della vita intorno. Mentre scrivo, penso alla modalità con cui le donne approcciano alle cose e come, tranne rare eccezioni, l’autolesionismo abbia cromosomi femminili.

Mentre noi vogliamo qualcosa e non c’è spazio per il resto, gli uomini calano il loro desiderio dentro il resto cui non rinunciano. Per noi i desideri sono totalizzanti, ci pervadono, ci attraversano, si ficcano sotto ogni poro della pelle, negli angoli del cuore, scorrono con il sangue e nella pancia. Loro non lasciano invece nessun varco tra la propria integrità e la possibilità che un qualunque spiacevole evento li renda vetro. E non perché i desideri e i bisogni non siano i nostri stessi o la solitudine sentita, differente dalla nostra. E’ solo diverso il modo in cui ci si difende dal frantumarsi.

Non so cosa possa sentire un uomo la cui fertilità sia compromessa.  Immagino, ipotizzo che, sentirà la stessa identica frattura con l’ordine della natura e combatterà per ritrovarsi nel caos. Ma non so, non so davvero, senza recriminazioni di genere, se il suo dolore sarà mai lutto, solitudine da se stesso, tomba il suo senso di generazione. Non so se smarrirà il rancore per l’adulterio della natura dentro il barattolo del miele, o se sarà più bravo di una donna diversamente fertile a perdonare l’inganno. Non so se sarà bravo o no a gestire l’assenza di colore, l’assenza forte della proiezione di se nel futuro o semplicemente la mancanza di un figlio cui non potrà dare vita lo renderà meno uomo.

E’ perché gli uomini vengono da Marte mentre noi donne da Venere, che utilizziamo un approccio diverso al problema? Forse sì. Forse noi donne, quando siamo noi la causa del problema, siamo così concentrate dentro il nostro dolore che potremmo benissimo implodere scordando che esiste una vita fuori dal problema. Eppure, esiste l’altro, esiste il nostro compagno, il mutuo da pagare, il tramonto da guardare, siamo noi che non riusciamo più a vedere. Eppure, il nostro compagno continua a vivere, commentare il giornale che lo interessa, divertire la partita della squadra del cuore, amare gli amici che lo coinvolgono come un tempo.

L’incapacità di capire e accettare queste differenze crea nei nostri rapporti tra i sessi delle frizioni, che possono minare seriamente la stabilità del rapporto di coppia. Specialmente quando si sta cercando un bimbo che non arriva. Noi donne ci chiudiamo sempre più in noi stesse concentrandoci  sul nostro problema, mentre loro tendono a convivere con esso. Lui si sente meglio se risolve i problemi, lei se ne parla. Fino allo sfinimento. Io dico sempre che cercare un bambino intraprendendo un percorso di procreazione assistita, mette a dura prova la coppia.  C’è un momento in cui qualcosa si rompe e va ricercato il senso dello stare insieme oltre il progetto figlio. E bisogna reinventarsi, bisogna cercare dove non avresti pensato prima, bisogna credere in qualcosa di diverso.

Ed è difficile, faticoso, il rischio è di perdersi.

Gli uomini e le donne pensano diversamente, vivono diversamente e soprattutto, parlano lingue diverse, per cui comportamenti simili assumono per gli uni e per le altre significati opposti. Ma allora comunicare è impossibile? Assolutamente no, anzi: capirsi può diventare persino un gioco nel momento in cui si è coscienti delle diversità fra uomo e donna.”

John Gray, da “Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere”

Raffaella Clementi

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