Ultima modifica 4 Gennaio 2016
Ieri sera con Brasile-Croazia c’è stato il fischio d’inizio ufficiale di questi mondiali, ed è stata subito, ovunque, febbre da calcio. In questa frenesia brasiliana anche Milano fa la sua parte per supportare gli azzurri: tantissime le iniziative, dalla notte bianca in Corso Buenos Aires di ieri sera, ai villaggi permanenti in piazza Castello e alla Fabbrica del Vapore e molto altro ancora. D’accordo divertirsi e fare festa insieme con la scusa dei mondiali, riscoprendo un cuore che unisce non solo la nostra città ma l’Italia intera, però, in mezzo a tutte queste manifestazioni, sono comparse delle luminarie in via Visconti di Modrone con le parole dell’inno d’Italia.
Ora, sicuramente il Comune è stato spinto da uno spirito nazionalistico forse un po’ troppo encomiabile, ma c’era davvero bisogno che anche le luci della città omaggiassero la nostra Nazione, e nazionale (o viceversa?!) ?
Va bene che spesso i nostri calciatori (e non solo loro, purtroppo) dimenticano le parole dell’Inno di Mameli, ma i soldi che sono stati impiegati nella spesa delle luci non avrebbero potuto essere adoperati per qualche altra iniziativa forse più utile e duratura?
In fondo, il nostro inno, anche se ottocentesco, non è poi così complesso… Un paio di letture veloci su un foglio o sull’ipad per i meno “antichi” e anche i più smemorati possono cantarlo a squarciagola, senza dover alzare lo sguardo per cercare la scritta in cielo.
Sicuramente a qualcuno piacerà l’idea che le parole di questo canto svettino magiche a illuminare Milano, ma ce n’era proprio bisogno?
Monica Volta