Ultima modifica 20 Giugno 2019
Mentre vago nei gruppi fb di insegnanti, leggo un post in cui si parla di “tenere la classe”.
Se ne parlava in un articolo del giornale on line OrizzonteScuola in merito ad un tristissimo argomento: alla scuola secondaria, con le difficoltà di insegnamento dovute alla maleducazione e al mancato impegno da parte dei ragazzi, spesso proprio quelli ingestibili sono “usati”per dimostrare che un insegnante è incapace nel tenere la classe.
Lascio cadere questo discorso perché, ovunque accada, se realmente accade, le persone coinvolte dovrebbero rivedere il loro codice etico professionale e personale.
Mi sono fermata a riflettere su questo punto: cosa vuol dire tenere la classe?
Parlo di scuola primaria. Noi, intendo noi insegnanti tutti, andiamo in classe passando da un tirocinio troppo minimale per comprendere veramente cosa voglia dire “insegnare”. 60, 120, 180 ore, cosa sono? Niente.
Il tirocinio per chi fa scienze dell’educazione è impegnativo, è un’esperienza sicuramente formante… ma tutti imparano in quelle occasioni come tenere una classe?
Voglio dire che la scuola vera, dove te la giochi pesante ogni giorno, ha a che vedere con la capacità di trasporre le conoscenze in ogni disciplina per un 50%, ma l’altra metà si gioca su come far passare e scoprire concetti e sulla relazione, senza la quale (puoi essere l’insegnante più acculturato del mondo) non avrai mai gli occhi di tutti i tuoi alunni. Quello non è fare scuola.
Quello è semplicemente assistere a ciò che avviene in una classe. Come vedere un film e, se piace, emozionarsi o spaventarsi… Senza , sarebbe sicuramente peggio. Ma no. Tenere la classe è tutta un’altra cosa. “È dura, chi non ci sta non si rende conto.”Non sono parole mie, ma di nuove insegnanti incontrate.
Ed è vero.
Mi domando di chi è la colpa di questa discrepanza tra lo studiare per essere insegnante e l’esserlo veramente.
Sembra una caccia ai fantasmi.
Sembra che ci siano insegnanti in gamba e altri che mollano le cime perché incapaci.
In realtà l’incapacità quando si incontra, viene dalla mancata pretesa di conoscenze serie, imponenti, fondamentali, ma soprattutto pratiche, delle dinamiche che si possono instaurare e distruggere in una classe.
Chi insegna come relazionarsi nell’ambiente scolastico?
Come agire, reagire o non reagire?
Chi insegna come accogliere bambini che sfuggono o attaccano?
Pensiamoci bene, certe situazioni meriterebbero uno psicologo a chiamata per essere risolte.
Ma siii, dai, che ci vorrà mai a trattare con bambini, ragazzini, capirai…
Stare con i bambini ogni giorno stimola il sistema nervoso in modo continuo, chiede un controllo del linguaggio anche in situazioni difficili, chiede alla nostra attenzione una flessibilità che in altre professioni … se la sognano.
Tutto ciò, secondo me, dovrebbe basarsi su un controllo anche psicologico all’ingresso.
Nessuno ti dice che nella scuola le provocazioni sono all’ordine del giorno e che “vinci” quando riesci a farne cadere così tante che il bambino in questione inizia a guardarti storto…ma non ribatte più.
Nessuno ti dice che la velocità con cui due bambini riescono a prendersi a calci è pari a un battito di ciglia.
Nessuno sta lì a dirti che “Dai ragazzi ché è facile” non va mai bene, mentre “È difficile, provateci” è più giusto.
Nessuno ti dice che il bullismo nasce anche tra i banchi della primaria e che è nostro dovere fare 1+1 episodio dopo episodio.
Nessuno ti dice che è tuo dovere abbandonare qualsiasi tipo di pregiudizio e che ti devi mordere la lingua quando esprimi giudizi positivi o negativi.
Cioè, non si può pensare che scuola sia solo “ragazzi aprite il quaderno“.
Che non lo pensino i genitori e neanche gli insegnanti.
Si dovrebbe frequentare veramente una “scuola di relazione” seria , e fare un esame a parte sull’argomento prima di insegnare. Dopodiché ci metterei un anno di affiancamento con insegnanti esperte prima di andare ad insegnare. Il fatto che non ci sia niente di tutto ciò sembra stare lì a giustificare la scuola “giuggiolona” che tutti si permettono di giudicare.
E sarebbe più giusto, prima di tutto, per gli studenti perché la loro complessità di oggi trovi oggi, e non dopodomani, persone psicologicamente strutturate ed equilibrate e capaci di relazionarsi con tutti.
Ma invece di ripensare un sistema adeguato a strutturare insegnanti da tutti i punti di vista, pensiamo a tutt’altro per dare qualità alla scuola… tipo la chiamata diretta del Dirigente.