Ultima modifica 6 Novembre 2015
Ricordo che quando sono diventata mamma uno degli oggetti che mi era stato consigliato di avere era lo sterilizzatore perché, dicevano, ne avrei fatto un grande uso.
Così quando è stato il momento di dare un suggerimento ad amiche che desideravano farmi un regalo per la nascita della mia bimba ho subito chiesto averne uno.
Quello che mi è stato regalato ha la caratteristica di poter andare nel microonde ed è molto semplice e veloce da usare: basta mettere nel contenitore grande due dita di acqua, mettere sulla griglia biberon, ciucci e tettarelle, mettere il coperchio e in pochi minuti il gioco è fatto. Anche se poi a pensarci bene sarebbe sufficiente mettere gli oggetti da sterilizzare nel microonde e “farli cuocere” e già così si sarebbe certi di aver eliminato tutti i germi.
Ad essere sincera io però non ho usato moltissimo questo oggetto perché avendo avuto la fortuna di allattare il mio uso si è limitato a quando sono stata “costretta” a dare un’aggiunta di latte artificiale alla mia bambina e siccome per farlo un po’ usavo il biberon e un po’ la siringa (ma questa é un’altra storia) usavo lo sterilizzatore proprio per sterilizzare siringa e biberon.
Io mi sono trovata bene con il modello in mio possesso e quello che ho trovato molto comodo è stata proprio la possibilità di usarlo nel microonde.
Ma chi il microonde non lo possiede?
Ho dato un’occhiata in rete e ho visto che di sterilizzatori c’è ne sono un sacco e che si differenziano non solo per la capacità (intesa come grandezza) ma anche per le diverse modalità di sterilizzazione.
Il mio sterilizzatore funziona a caldo così come gli sterilizzatori elettrici a vapore che hanno bisogno di una presa di corrente per funzionare, sono un po’ ingombranti e sono utili soprattuto quando la sterilizzazione avviene sempre nello stesso luogo e cioè la propria casa.
In realtà non fanno altro che riprendere i “vecchi metodi” perché la sterilizzazione avviene a caldo tramite vapore esattamente come si faceva anni fa quando per sterilizzare bastava far bollire dell’acqua nella quale venivano immersi gli oggetti che si facevano bollire per circa 15 minuti.
Così grazie al vapore bollente si eliminano tutti i germi, poi però si deve avere l’accortezza di prelevare gli oggetti tramite l’uso di una pinza (per evitare di contaminarli nuovamente). Il vantaggio di questi sistemi, che usano la sterilizzazione a caldo è che non serve l’uso di sostanze chimiche per arrivare al risultato.
Esiste poi la sterilizzazione a freddo che agisce immergendo gli oggetti in acqua dove si è fatto sciogliere in precedenza delle compresse sterilizzanti. Anche in questo caso bastano pochi minuti e tutto il contenuto è sterilizzato, però si sono utilizzate sostanze chimiche per arrivare al risultato.
Questo tipo di sterilizzatori sono utili soprattutto quando si sta spesso fuori casa perché sono facili da trasportare e sono poco ingombranti.
Ho scoperto poi che a queste due modalità se me è aggiunta una terza che agisce tramite i raggi UV.
Della sterilizzazione a raggi UV mi ha colpito l’esistenza di un oggetto specifico per i ciucci che ha il vantaggio di essere portatile infatti la dimensione ridotta permette di tenerlo in borsa in modo da averlo a disposizione quando si va in giro con il proprio bambino per poi utilizzarlo le innumerevoli volte che il ciuccio cade per terra. Funziona con le pile (e quando si è a casa anche con la corrente) e in pochi minuti sterilizza il ciuccio e a sterilizzazione avvenuta emette un suono che avvisa la mamma che il ciuccio è pronto per l’uso.
Io non ho mai avuto il “problema ciuccio” perché entrambe le mie figlie non lo hanno mai usato ma mi sembra un valido oggetto.
Da mamma bis ho capito però che, qualunque sistema si scelga, quando arriva un secondo figlio ci si dimentica di tante cose e una di queste è proprio la sterilizzazione e vi assicuro che non succede assolutamente niente se anche il bambino mette in bocca un gioco o una tettarella non sterilizzata, certo sarebbe buona norma preservarlo dai germi almeno fino a quando non effettua la prima vaccinazione, ma è anche vero che nei primi tre mesi, soprattuto se il bambino è allattato al seno, sono pochi gli oggetti che lui porta alla bocca e così anche il rischio si riduce.
Laura Zampella