L’Italia è il Paese dei nonni.
Il nostro è uno dei Paesi col più alto numero di pensionati al mondo (grazie anche alla scellerata legge sulle baby pensioni, ma questo è un altro discorso).
Perché stupirsi, dunque, se il Presidente della Repubblica ha 87 anni, quasi 88?
L’eccezione, in questo caso, è che pur augurandogli una vita lunga e sana gli toccherà lavorare fino alla morte. Ma anche questo è un altro discorso.
Il punto è che aveva chiaramente espresso il desiderio di non ricandidarsi.
Di andare finalmente in pensione.
Io mi immagino la scena: “Clio, cara, disfa le valigie. Ci tocca star qui ancora un po’.”
“Ma come, Giorgio? I soldi della crociera intorno al mondo mica ce li rendono! Ma digli che si arrangino, a quei quattro cialtroni”.
I quattro (e più) cialtroni non si sono arrangiati affatto: tutti lì a tirare per la giacchetta quel povero vecchio (si può dire ancora, vecchio, di un uomo di quasi novant’anni, o è politicallyincorrect?), “dai, ancora un pochino, ancora un pochino…”
Il discorso di insediamento mi ha commosso, e non perché sia stato il discorso di un uomo stanco e rassegnato, bensì di un uomo ancora vigoroso che –si spera- dia una lezione, ancora una volta, a quel branco di rammolliti dei politici di professione.
Io ci spero ancora, che qualcosa cambi.
Ma forse Tomasi di Lampedusa aveva ragione.