Ultima modifica 22 Aprile 2015
Oggi è il 14 maggio.
Il 14 maggio di un anno fa il dolore mi spezzava il fiato e il mio corpo si chiudeva in una morsa, incapace di reagire, mentre una salpingectomia d’urgenza interrompeva la vita del mio bambino e mi toglieva un pezzo della mia femminilità e del mio sentirmi madre e donna.Da quel giorno tutto è cambiato.
Non è stato il momento più difficile per me.
L’incoscienza fa fare cose folli.
Il bisogno di guardare avanti non ti dà il tempo di leccarti le ferite.
Il peggio è arrivato a dicembre dello stesso anno, quando per la seconda volta entravo in sala operatoria per porre fine all’ennesima gravidanza conclusasi con l’ennesimo aborto. Quello è stato il momento peggiore della mia vita. Più dell’aver rischiato di morire.
Forse perché un dolore così non pensavo si potesse provare.
Forse perché in quel momento hanno tentato di uccidere la mia speranza, dicendomi che non sarei mai stata madre, affermando che i miei piccoli sarebbero nati sempre e comunque “sbagliati”.
Guardo questa foto.
Sono dei semi di fiori piantati il giorno del mio ultimo transfer, transfer che ha prodotto beta positive, beta che si sono trasformate subito dopo in negative, negativi che hanno detto addio al mio ultimo angelo in ordine di apparizione.
Stamattina la situazione era quella della foto.
Piantati tutti nello stesso giorno, con le stesse cure, in numero uguale per ogni vasetto.
Eppure, uno di loro è cresciuto talmente tanto da superare del doppio gli altri.
Sorrido.
Come posso non prendere in considerazione questo?
Oggi è un bel giorno.
Oggi, 365 giorni fa, rischiavo di morire.
Oggi potevo non essere qui.
Invece ci sono.
Non ho voglia di stare male. Non ho voglia di provare ancora dolore. Non ho voglia di versare ancora lacrime.
Ma il benessere non si decide a tavolino perché lo si vuole.
La felicità, o si prova o non si prova.
Ieri sera, al tramonto, mentre tornavamo a casa dopo l’ennesima visita da un dottore che ci ha fatto un po’ di chiarezza sulla nostra situazione, l’unica cosa che riuscivo a pensare era che, una volta a casa, aprendo la porta, ci avrebbe accolto il nostro cagnolino Hope con la sua voglia di vita. Allora ho detto a mio marito che la nostra casa è piena di vita, perché qualcuno ci aspetta sempre quando apriamo quella porta, e non lo dicevo e pensavo così per consolarmi, lo dicevo perché la capacità di vedere e cercare la vita intorno a noi, è il frutto di una faticosa e laboriosa ricerca verso se stessi e verso noi due, come coppia.
Non posso non considerare che uno dei semini di fiori piantati, sta crescendo il doppio degli altri.
Non posso non considerare che uno dei miei bambini un giorno, crescerà il doppio degli altri.
E questo vale, al di là del mio desiderio di diventare genitore.
Per quello, ci sono altre strade, che magari un giorno percorreremo.
Ogni medico, ogni amico, ogni persona a cui è a cuore la nostra storia, sente di doverci suggerire, che ci sono altre strade per diventare genitori. Io sorrido.
Una volta mi arrabbiavo, a torto.
Mi arrabbiavo e non capivo perché.
Lo facevo perché istintivamente sentivo che il mio desiderio di diventare madre non era prioritario, ma non lo sapevo.
Oggi lo so.
Oggi lo so che vuol dire dare la possibilità a quel semino di crescere più degli altri.
Mi sto interrogando in questi giorni se tutto questo non sia egoista da parte nostra. Se questo voler continuare ad andare avanti nonostante tutto, non sia un sentimento egoista mascherato da altro.
Credo che il voler diventare genitore sia da egoisti, ma di quell’egoismo buono, fatto di amore.
Mi ritrovo a leggere parole e pagine sull’eventualità o meno di considerare l’embrione una persona-non persona.
Di fatto, questo è un concetto all’origine dell’Uomo. Lo spartiacque che divide. Il volersi considerare procreanti e moltiplicatori della specie e il sentirsi il mezzo per portare qui un’anima e trasformarla in materia.
Io non ho la verità in mano.
Da sempre seguo un istinto.
Il mio.
E ho imparato che il mio istinto è la mia verità. Non assoluta. La mia.
Per questo combatto.
Oggi, più di ieri, perché oggi è un bel giorno, perché oggi sono qui.
Anna
Anna, che gran donna sei!
Leggendo questa pagina provo una rabbia enorme al pensiero che un altro angelo sia volato via! E tu? tu riesci a guardare il bicchiere mezzo pieno?
Ma come fai!!?
Ti sono vicina, faccio il tifo per te, ovunque il tuo istinto ti porterà perché penso di avere molto da imparare da te!
Ti sono vicina, anche qui.
Non so dove tu possa trovare questa forza. Ma è un fatto che tu ce l’abbia. E la tua forza può creare tanta emozione negli altri attraverso le parole. Un saluto pieno di stima
Anche qui per provare a seguire il vostro sguardo che và alto come la piantina..e ci fa sognare
Ti sono vicina come donna. Spero solo che tu decida per il meglio. Sì, ci sono altre strade per diventare genitori e a volte occorre capire quando fermarsi per non mettere a rischio la propria vita e quella dei futuri nascituri, che non sono semplicemente embrioni come molti affermano. Ti abbraccio forte. Scegli l’amore. Quello vero.
Che strano mi chiamo come te e più o meno mi sono successe le tue stesse cose. il 20 /7/2013 sarà un anno e la 5^ volta che è andata male..ogni volta diverso ogni volta più difficile da superare..però sono ancora qui e qualcosa vorrà dire …anche se i miei angioletti mi guardano dal cielo.
E’ difficile ogni giorno trovare la forza per andare avanti senza perdere l’entusiasmo per la vita e cercando di ricucire ferite insanabili ma ce la possiamo fare!
Ti mando un grande abbraccio