Ultima modifica 20 Giugno 2019
Qualche giorno fa questa notizia fa il tam tam della Rete ed arriva anche sul mio schermo. Una bambina della scuola primaria chiede di andare in bagno, una compagnetta apre la porta e la colpisce accidentalmente in volto provocandole un leggero trauma facciale ed un danno dentario. I genitori fanno causa ed ottengono un risarcimento. Il docente dovrà pagare più di 6000 euro tra rimborsi e spese legali.
La notizia ha davvero dell’incredibile. La motivazione del giudice sarebbe infatti l’articolo 2048 del codice civile applicato letteralmente: “ Il padre e la madre, o il tutore, sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei figli minori non emancipati o delle persone soggette alla tutela, che abitano con essi … le stesse persone indicate nei commi precedenti sono liberate dalla responsabilità soltanto se provano di non avere potuto impedire il fatto”.
La scuola doveva dimostrare di aver fatto di tutto per evitare il danno e non la semplice difesa di “imprevedibilità” del fatto. E’ quello che la giurisprudenza chiama la “culpa in vigilando”. Il problema non è di facile risoluzione perché, chi lavora in una scuola primaria lo sa, i bambini sono tanti, l’insegnante uno solo ed i collaboratori scolastici al massimo due per piano.
Pensate al momento della ricreazione: alcuni mangiano, la maggioranza gioca e qualcuno chiede di andare in bagno. L’insegnante vigila in maniera affannosa pregando in tutte le lingue che quei dieci minuti di pausa passino in fretta. Ai bambini spesso viene concesso di fare ricreazione fuori dall’aula visto che hanno proprio bisogno di qualche minuto di sfogo dopo due ore intense passate sopra i quaderni.
Suona la campanella e le richieste di andare in bagno aumentano … uno, due, tutti.
Scelta A: L’insegnante non manda in bagno nessuno perché non concede ad alcun bambino di uscire dalla classe. E’ certamente più sicura in quanto così li vigila senza problema. Il giorno dopo avrà minimo tre genitori in classe a lamentarsi del fatto che il proprio figlio non sia andato in bagno.
Scelta B: L’insegnante chiama un bidello per accompagnare l’alunno in bagno. Nella stragrande maggioranza dei casi il bidello non arriverà perché: impegnato a vigilare il portone di ingresso, impegnato a fare delle fotocopie, impegnato in bidelleria (quando non si rifiuterà del tutto in quanto alcuni bidelli non accompagnano più i bimbi in bagno per evitare alcune accuse di pedofilia che si sentono in tv!)
Scelta C: Ci si mette in fila tutti quanti (anche coloro che in bagno non devono andare!) e attendendo il turno di ciascuno, come in gita, ma perdendo almeno mezzora di lavoro.
Qual è la scelta più sicura? E quella più saggia? Sicuramente le due risposte non coincidono.
Ma quello che mi chiedo io è: se io raccontassi la scena di prima a qualunque genitore, egli mi direbbe che effettivamente è una questione difficile e che neanche lui saprebbe cosa fare ma poi… ma poi ce ne sono tanti, tantissimi (come il caso in questione) sempre in guerra con la scuola, pronti a denunciare, recapitare lettere di avvocati, difendersi da chissà quali soprusi…perché, mi chiedo io? Non voglio dire che un bambino che si fa male a scuola non crei ansie e preoccupazioni tra i genitori, ma se la cosa si risolve in maniera non grave non capisco il perché debba esserci necessità di denunciare scuola ed insegnanti come colpevoli di negligenza.
Proprio noi mamme sappiamo quanto siano imprevedibili i bambini e quanto sia praticamente impossibile rendere una casa (ed un’aula) completamente scevra da pericoli per i bambini. Uno spigolo dei banchi può essere pericolosissimo, ma anche una stessa matita o un temperino e la stessa porta! E quante volte proprio a noi mamme capita che il bambino si faccia male nonostante noi fossimo lì presenti! Dovremmo essere denunciate tutte,allora?! Ho saputo di scuole a cui è stato fatto chiudere il giardino con i giochi perché un bambino è scivolato e si è ferito in maniera lieve adducendo il cavillo dei giochi “non a norma” impedendo a classi intere di far ricreazione di fuori. Mi piacerebbe tanto sapere il perché.