Ultima modifica 27 Giugno 2017
Ultimamente ho parlato spesso con madri e padri che si ritrovano a vivere il loro percorso adottivo con fatica, alcuni con moltissima fatica; Mad e Pad cioè mamme e papà adottivi disperati.
Mi sono sempre chiesta però cosa ne pensasse l’altra parte del cielo ovvero i figli.
Sembra che il destino abbia voluto accontentarmi ed ha messo sulla mia strada un meraviglioso uomo che, ho scoperto dopo un bel po’ che chiacchieravo con lui, è un figlio adottivo, niente meno che un Fad cioè un figlio adottivo disperato.
Lì per lì, visto il mio logorroico modo di parlare della mia vita e soprattutto della mia famiglia mi sono pure chiesta se non avessi fatto gaffes ma lui mi ha rassicurata ridendo. Purtroppo per questione di tempo, tutti i discorsi sono rimasti a metà e molte domande sospese, così ho pensato di mettermi in contatto con lui e chiedergli se fosse disposto a raccontarsi. E lui, con mio grande piacere, ha accettato!
Premetto che la sua adozione risale ad un periodo “preistorico” dove il percorso adottivo partiva da punti molto diversi da quelle di oggi nel senso che la preparazione delle coppie era pressoché nulla, il principio su cui si “davano i bambini” era basato più sul fatto di doverli far uscire dagli istituti perché erano un costo per lo stato (e non la grande risorsa economica per coloro che gestiscono le comunità come sono adesso) e perché capitava che la ricerca di genitorialità fosse più una richiesta imprescindibile della società alla coppia affinché fosse riconosciuta come “vera famiglia” che un reale desiderio di accogliere un bambino.
Non c’erano tutte queste valutazioni e contro valutazione che esistono adesso… voglio un figlio, non viene per vie naturali quindi lo adotto.
È un mio desiderio, voglio, desidero quindi ottengo.
Non si filosofeggiava su bisogno dei genitori e bisogno del minore, si andava in istituto, si sceglieva e si portava a casa, punto. Spesso neanche si diceva che il pargolo fosse stato adottato anzi si teneva nascosto l’adozione a tutti, figlio compreso con tutti i macelli che si scatenavano al momento della scoperta di tale dato “sensibile”.
E tutti vissero felici e contenti.
Anche a quei tempi il post adottivo era un concetto astruso, d’altronde lo è anche ora, quindi questo “felici e contenti” poteva veramente essere irreale. Non dico che non esistessero adozioni riuscite, credo che le cose fossero più o meno messe come adesso.
In effetti il muro d’omertà sulle adozioni complicate è caduto recentemente.
Forse il punto di partenza delle adozioni poteva anche essere diverso ma i casini, i dubbi e le domande, quando il percorso si complicava, mi sembrano simili in modo terrificante ad ora.
Per questa volta ve lo presento… anzi lascerò che si presenti lui a voi poi verrà il tempo delle domande e delle sue risposte.
Grazie Elisabetta, per quello che fai 🙂