Ultima modifica 20 Giugno 2019
Il senno di poi (SDP) è molto interessante, quando hai fatto una scelta che si è rivelata giusta.
Non l’avevo considerato… come il triangolo di Renato Zero (le maestre a maggio/giugno possono sbarellare da contratto). Il SDP stavolta è un “te l’avevo detto” simpaticamente accolto.
L’ho sempre odiato, considerandolo come la comodissima filosofia dell’omino che osserva il cantiere… ma a ‘sto giro l’ho rivalutato, perché ha chiuso il cerchio col mio “senno di prima”… quello che, più coraggioso, pur non sapendo, ci ha provato.
Era meno di un anno fa quando, studiando i miei “giganti” D’Amore, Pea, Lucangeli, Bortolato, Vallortigara avevo deciso di modificare la didattica, con tutta la tensione (positiva, ma sempre a corda tesa) di intraprendere una strada diversa dal solito in ogni spazio di insegnamento matematico: calcolo; problemi; geometria; classificazione.
Cioè, non è che quando studi poi sei certa
a) che quello che hai studiato lo sai mettere in pratica come si deve
b) che quello che hai studiato vada bene per i bambini che hai davanti
c) che i genitori non ti prendano per una … un po’ stranadovevaapararechilosa
d) che il tuo entusiasmo non sarà miseramente coperto di sale…
Mi è andata bene e ringrazio calorosamente il SDP …come dicevo.
Il senno di prima, anche se non era così sicuro di sé, mi ha portato il divertimento, che mi ha risollevato da stanchezze e preoccupazioni, e, contemporaneamente, mi ha tolto la fretta, concentrata sulle faccine che avevo davanti e non sui quaderni da riempire di prove schiaccianti.
Ma la cosa più importante che mi torna, proprio in questo ultimo periodo, è che, grazie ai prof prima nominati, ho potuto fare esperienze di matematica e non semplicemente insegnarla.
Ora mi spiego.
Ogni argomento affrontato è stato un caso da risolvere insieme, legato ad una situazione reale: seduti in terra intorno al nostro vecchio tappeto o in palestra o sulle scale o girando per la scuola… ne abbiamo viste parecchie insieme.
Ed ora posso dire che è vero che i bambini imparano meglio in situazione, vivendo il sapere.
Posso dire che la matematica può far sorridere e pure ridere (Un pastore ha 11 pecore bianche e 7 pecore nere. Quanti anni ha il pastore?…. Se io ho 4 penne e tu hai 7 mele, quanti libri ci staranno nel mio forno?)
Ora col mio amico SDP, ricordo, davanti a un bel bicchiere di nuove speranze, manine che contano tappi e blocchetti, piedini che salgono, scendono, saltano nei cerchi blu e rossi.
Ricordo un “Seiiii!” urlato nella palestra dall’acustica terrificante. Bello.
Un lupo che si mangia la quantità maggiore e non se ne importa della minore. Un lupo mangiabiscotti “regalato” da un maestro amico che ha fatto dimenticare quello di Cappuccetto Rosso.
Il piccolo indiano Penna Gialla (che “Maé ma ha due nomi che finiscono per -a…vuoi che non sia una femmina?”) che ne ha combinate di ogni pur di arrivare alla fine dell’arcobaleno facendo 35 passi…
Ma che ne sapete voi che non c’eravate delle nostre storie matematiche?
La cosa meravigliosa è che loro, ad una prima parola, al minimo riferimento, vanno subito con la mente a quell’esperienza e non “a quell’esercizio”.
E per me questa è la più grande soddisfazione che regalo volentieri al SDP, ringraziando i miei maestri – prof e le tante colleghe matematiche su FB che hanno condiviso con me ansie, timori, attività, novità e rischi e che spero continueranno a farmi una piacevole, ricca, stimolante compagnia.