Ultima modifica 21 Aprile 2021
Da quando ho prole (ossia da quasi 4 anni) una delle cose più importanti che ho imparato è: mai litigare davanti ai figli.
E per litigare non intendo solo discutere, ma anche contraddirsi o ancora di più trattarsi male o insultarsi quando i toni si accendono.
Siamo liberi di farlo, questo è ovvio, ma meglio evitare davanti a loro.
Io e mio marito abbiamo certamente molte cose in comune, ma tantissime sono quelle su cui la pensiamo diversamente. Nulla di male finché eravamo solo una coppia, ma da quando abbiamo due figli è importante che ci accordiamo sulla gestione familiare e soprattutto sulla loro educazione.
E vi assicuro che spesso dobbiamo sederci a tavolino perché non la vediamo quasi mai allo stesso modo.
Io sono attenta e cauta, lui spericolato e avventuriero.
Io oculata, lui spendaccione.
Io eviterei qualsiasi sport/attività pericolosa per me e soprattutto per i miei figli, lui vuole mettere Matteo a 5 anni su una moto da cross (vera!).
Io adoro la spiaggia e stare rilassata al sole, lui ama la barca e non starebbe fermo un attimo.
Io avrei scelto scuola statale italiana per i bambini, lui ha insistito per scuola inglese privata.
Io sono la classica mamma che interviene se mio figlio litiga con un altro bimbo, lui è dell’idea che devono vedersela da soli, anche a costo di menarsi.
E potrei andare avanti ancora per molto. Ma mi fermo qui, giusto per farvi capire che terreno fertile su cui discutere ci sarebbe eccome. E spesso c’è… eccome.
Qualche volta è capitato che io lo guardassi male e mi scappasse un “ma cosa stai dicendo/facendo?” con tono minaccioso, perché magari non ero d’accordo su cosa stava dicendo o facendo fare a mio figlio.
Da lì magari è partita una discussione o un semplice scambio di opinioni diverse, che però hanno lasciato intendere a Matteo che il papà era permissivo su qualcosa che la mamma non approvava.
Ecco qua: non eravamo più una sola voce.
La famiglia del Mulino Bianco non esiste ed anche le coppie più affiatate possono litigare, quindi non preoccupatevi né colpevolizzatevi, ma provate a seguire queste semplici regole:
Parlatene dopo.
Se in quel momento siete in disaccordo col vostro partner, lasciatelo fare e poi parlatene in separata sede, lontano dalle orecchie e dagli occhi dei bimbi. Affrontando l’argomento a freddo, saprete anche essere più amorevoli e magari eviterete le sfuriate.
Trovate un accordo, una via di mezzo. Ricordatevi che i vostri figli hanno bisogno di sentirsi al sicuro e l’alleanza genitoriale è alla base di questa sicurezza.
Siate un unica voce. Davanti ai figli dite sempre “sono d’accordo con papà” oppure “papà in questo caso ha ragione” perché in quel momento è più importante che i bambini percepiscano la vostra unione.
Poi potrete anche dire al vostro compagno che non eravate totalmente d’accordo, ma fatelo quando i vostri figli non vi sentono.
Rassicurate i bambini. E se proprio non siete riusciti ad evitare una discussione davanti a loro, quando tutto è finito spiegategli che “mamma e papà hanno solo discusso più animatamente, che può succedere ma che tutto passa.
Si litiga ma poi si fa la pace”.
E soprattutto che l’amore per loro non è assolutamente messo in discussione. Se i bambini vengono consolati, una lite non è la fine del mondo.
Concordo sul fatto di non contraddirsi e di non litigare ma sul fatto di non discutere non saprei. Per me la cosa importante è che i toni siano pacati e che si impari a comunicare. Se facciamo questo, il bambino imparerà che si può anche essere in disaccordo (cosa assolutamente realistica) ma che con una sana e costruttiva discussione si può arrivare ad un compromesso e ci può essere ancora intesa.
Sono assolutamente d’accordo. Forse nel post non è venuto fuori chiaramente, ma ciò che consiglio è evitare i contrasti accesi, le sfuriate e le urla…che fanno non solo paura al bambino perchè lo fanno sentire meno “al sicuro”, ma gli danno anche un cattivo esempio. Diverse sono le discussioni costrutive, gli scambi di opinioni…anche se mamma e papà dovrebbero sempre dargli un’unica informazione anche quando la vedono in modo diverso.